Faccia a faccia con Chicoria, rapper e autore senza filtri

Chicoria

Abbiamo avuto il piacere di parlare con Chicoria in occasione dell’uscita del libro “Dura Lex 2”

Con l’uscita del suo secondo libro “Dura Lex 2“, Armando Chicoria è tornato a parlare della sua vita, delle scelte sbagliate e di tutta una serie di situazioni che lo hanno segnato, nel bene e nel male. Abbiamo avuto occasione di metterci in contatto con lui, per parlare del libro, di musica, della sua vita e di come vede Roma da un punto di vista sia musicale che politico.

“Dura Lex 2”, come è già evidente dal titolo, è il secondo capitolo di un percorso iniziato due anni fa. Da dove deriva lʼesigenza di scriverlo? 

“Dura Lex” è uscito a novembre del 2014. Dall’uscita insieme ai collaboratori di Smugglers Bazaar ho scritto un progetto di incontri sulle tematiche del libro che mi ha permesso di accedere a più di 70 scuole in tutta Italia. “Dura Lex 2”, non è il continuo, piuttosto sono altre storie che mi sono capitate, che magari possono aggiungere un’ulteriore connotazione temporale a quelle già trattate nel primo. Sicuramente non era un mio intento voluto quello di riuscire a creare una sorta di tour per le scuole, ma visto le richieste e il largo consenso ricevuto anche da operatori del settore, presidi e professori, ho voluto continuare.

Scrivere questi libri è stato semplicemente cercare di rimettere insieme dei pezzi della mia precedente vita, più per ricordarmeli e non per altro. La prima volta che ho provato a scrivere un libro ero detenuto da oltre sei mesi nel carcere di Regina Coeli in attesa di giudizio, ho ancora le bozze in due quaderni scritti fitti fitti a penna, ma ero troppo prolisso all’epoca, divagavo e non riuscivo a focalizzare i punti importanti.

Rispetto al primo volume, quali differenze ci sono?

Il primo “Dura Lex” è stato scritto trascrivendo delle registrazioni di miei racconti e di questa trascrizione se ne è occupata una editor. Il successivo, invece, ha un modus scripti totalmente diverso. Intanto l’ho scritto interamente io a penna e su due taccuini, poi l’ho ricorretto e trascritto su un pc dell’epoca antidiluviana e, infine, una nostra amica editor ha fatto le ultime correzioni e impaginato; tra l’altro è lei che scrive una breve introduzione all’inizio. Anche l’impostazione dei capitoli è diversa: in quest’ultimo libro ho cercato di spiegare attraverso delle storie il perché di mie determinate rime e appunto sono quest’ultime a essere le note introduttive del capitolo.

Le storie che racconti sono molto crude e dirette, come dʼaltra parte è la tua musica: la tua musica, appunto, ha influenzato in qualche modo la stesura del libro? Il tuo approccio alla scrittura rimane il medesimo sia che tu debba scrivere una canzone o una pagina di un libro?

A me piace parlare in modo diretto e lampante, se devo fare un esempio voglio che sia più che calzante, voglio che tolga ogni dubbio e, ugualmente, tento di rivolgermi così al mio pubblico, che sia in una canzone o in un testo scritto. È chiaro che hanno degli spazi temporali di stesura diversi, sul beat sei costretto a limitarti per essere sul tempo, invece con un testo scritto o anche in un incontro hai il tempo di essere molto più connotativo.

Spesso le storie scritte vengono romanzate, partono magari da un fondo di verità per poi essere “modificate” e diventare più adeguate alla stesura di un testo. In “Dura Lex 2” quanto cʼè di reale e quanto di romanzato? 

Se leggi il libro ti accorgi che in tante situazioni non sono solo – e sono citate anche altre persone che cantavano o che sono amici miei tuttora – potete chiedere a loro se io abbia mai inventato qualcosa nella mia carriera.

Il mondo delle feste e dei centri sociali viene descritto come luogo di aggregazione e di distruzione. Pensi sia ancora attuale come discorso? 

No, ti sbagli non è quello il mio pensiero, ci sono tante persone che credono in ideali seri e veramente si sbattono per una collettività migliore e hanno tutto il mio rispetto e appoggio. Non è per forza vera l’equazione che hai scritto, aggregano è vero ma non per forza distruggono, anzi. Cerca di capire, comunque, che io venivo da determinate dinamiche di strada e quindi era ovvio che ero circondato da tanta gente che gli interessava solo il lato della “distruzione”.

Quello della droga, invece, viene presentato come una condizione mentale, un dato di fatto da cui non si scappa. Ora che sei fuori da un certo ambiente, pensi che le cose sian cambiate, oppure, rivedi ancora le medesime dinamiche? 

Scusa, a me sembra che le droghe vengano definite legalmente sostanze psicotrope, perché ovviamente influiscono per prima cosa sul tuo apparato cerebrale. Allora ovviamente cambiare la tua condizione mentale è un dato di fatto. Quante persone vedi per terra che magari bivaccano in posti che fanno schifo, ma nella loro condizione mentale è come se sono sdraiati sul tappeto persiano della suite imperiale del Krasnapolsky Hotel. E quelli stanno bene, che gli frega, sono fatti! Ma è un illusione, prima o poi ti svegli e sei nella merda peggio di prima.

No, non cambierà mai nulla nella vita di strada. Vedo le stesse dinamiche solo peggiorate e saranno sempre peggio, sempre più circoscritte e isolate, come le periferie romane e così uscire dalla propria condizione, cambiare ceto sociale, diventerà sempre più difficile.

Armando Chicoria

Come è cambiata la tua visione della realtà dopo il carcere? Cosa ti ha tolto e cosa ti ha lasciato questʼesperienza?

E’ impossibile spiegare a parole o con un video o con una canzone cosa sia l’esperienza della privazione della libertà. Per quanto mi posso sforzare, niente è come viverla. Aggiungi a questo altre problematiche come sovraffollamento e condizioni igieniche che rasentano il lager e tutta una serie di imposizioni che sono alla base della convivenza con tante realtà diverse dalla tua. Quest’ultima magari è la cosa più importante e utile che mi ha lasciato l’esperienza carceraria: convivenza, per il resto non lo auguro a nessuno come esperienza, è solamente una perdita di tempo. Se metti un cane in gabbia perché ha sbagliato, ma non gli dai nessun nuovo imprinting per modificare il proprio comportamento, quando uscirà sarà solo più arrabbiato e disperato.

Hai mai pensato di trasferirti e ricominciare tutto da un’altra parte?

Precedentemente è capitato, ho vissuto 4 anni a Amsterdam quando ero più piccolo. Adesso è impossibile, ho tutt’ora problemi con la giustizia e non posso lasciare il Paese.

Roma, invece, rimane la tua città, oltre che il contesto all’interno del quale si svolge tutto: come vedi oggi la tua città?

Divorata e depredata da amministrazioni politiche che si ergevano a protettori del popolo, quando invece hanno solo pensato a mangiarci sopra e a far mangiare amici e parenti. Il problema è che l’opinione pubblica neanche se ne accorge più, perché spingono le persone in un meccanismo di odio e di guerre tra poveri e quello oscura tutto il resto.

Leggendo queste pagine, si nota il tuo intento di istruire i giovani verso la legalità: come mai questa decisione? Senti su di te un qualche tipo di responsabilità?

Io non ho nessuna responsabilità su come si comporta un pinco pallino X che mi ascolta o mi legge, il libero arbitrio che brutta bestia…

Credo che comunque, in televisione o anche in politica, ce ne sono di esempi peggiori di quello che sono stato io e sicuramente sono più sotto i riflettori di me. Io, come nella vita reale e davanti la legge, rispondo solo per me stesso. Io ti racconto una storia, magari c’è pure sotto una morale, ma sei tu che devi capirla e tenertela come bagaglio. Se non capisci… ci sono elencate nel libro tante persone che non hanno capito e purtroppo non ci sono più e non hanno fatto neanche una vita felice.

Tornando alla musica: la scena romana sta vivendo un grande fermento e, nel libro, parli molto bene dei 126: cosa ne pensi della scena e delle nuove leve?

Per quanto riguarda la scena di Roma, noto che c è un certo consolidamento del lavoro di persone che gravitano in questo gioco da un po’. Seppure c’è tanto clamore mediatico per la nuova scuola, certi veterani rimangono ancora i punti fermi dell’underground romano, parlo di gente come il Turco o Gast che tra poco tirerà fuori un nuovo EP e anche Aban che anche se non è di Roma ci si è trasferito da un po’ ormai.

Hai detto bene, i 126 sono i miei preferiti della nuova scuola, a parte perché vengono dalla mia stessa culla culturale e musicale che è Trastevere, ma perché sono veramente talentuosi e hanno portato un vento di freschezza nelle sonorità, a livello lirico e stilistico.

Hai già in cantiere qualche nuovo progetto? Secondo te, ci potrà mai essere un nuovo disco del Truceklan?

Vediamo quello che sarà. Non lo so, non posso rispondere….

Curiosità personale. È evidente la tua passione per i cani, condivisa anche dal sottoscritto: ce ne hai ancora? di che razza? 

Prima ne avevo di più, ne ho avuti fino a sei tutti insieme, ma vivevo in una casa occupata e lavoravo al canile all’epoca. Ora ne ho solo una è una mezza pitbull mezza boxer di cinque anni, ho avuto comunque sempre molossoidi…

ChicoriaQuesto libro è vivamente consigliato a tutti gli appassionati del genere e non, rimane senza dubbio un punto di vista fresco e nuovo su una realtà che ai più sfugge, perchè mai approfondita veramente dai media tradizionali.

Solo attraverso uno sguardo sincero e tagliente, come quello di Chicoria, si possono far emergere tematiche come queste che devono essere lette dal maggior numero di persone possibili, in modo che tutti abbiano una maggiore consapevolezza di ciò che accade nelle zone grigie della propria città.