L’artista XXXTentacion è morto e aveva solo 20 anni…
XXXTentacion è morto all’età di 20 anni, assassinato nella sua auto da un motociclista che gli si è affiancato, aprendo il fuoco. Temi così delicati viene difficili accostarli alla musica se non fosse che si tratta della realtà, e la realtà va sempre affrontata e mai evitata. Perché l’Hip-Hop è un’arte infinita, ma il prezzo da pagare a volte è un po’ troppo alto. Alcuni diranno che fa parte del gioco, altri diranno che il suo voler essere a tutti i costi “fuori dagli schemi” lo ha portato a questo. Ma non è così.
Come dimenticare la reunion newyorchese che ha visto insieme i maggiori esponenti della East e della West Coast dichiarare universalmente un contratto di pace, successivo alle orribili vicende accadute a Notorious B.I.G. e Tupac Shakur. Se è vero che la street credibility ha consegnato le chiavi del successo a stelle come 50 Cent o The Game, d’altro canto la violenza di un determinato contesto ha tolto la vita ad altri. Questa volta – apparentemente – le faide tra clan e conseguenti dissapori non c’entrano nulla. Forse è stato una atto di vendetta, forse il malato desiderio di un individuo fuori di sé.
La storia di XXXTentacion è particolare e triste, nonostante l’età anagrafica faccia pensare l’esatto contrario. A soli 18 anni vedeva nel suo “Curriculum Vitae” diversi processi giudiziari sulle spalle, primi dei quali una rapina a mano armata ed una violenza domestica ai danni dell’allora partner. Sia chiaro che non esiste alcuna giustificazione al mondo per efferatezze simili, specialmente in campo privato. Tutto ciò però sarebbe sbagliato etichettarlo come devianze di una vita normale, bensì è giusto ricordare come Jahseh Onfroy – questo il suo vero nome – fosse affetto sin dalla tenera età di disturbi di tipo psichico che lo hanno poi accompagnato anche nelle fasi più mature della sua vita.
E forse proprio da questa difficoltà interiore che il giovane artista della Florida è riuscito a trovare l’ispirazione per descrivere il suo malessere, per trasporlo in versi o in melodie, spaziando di genere in genere. XXXTentacion è riuscito persino ad arrivare nella nostra quotidianità, divenendo un personaggio popolare tra i più. Che sia per il suo effettivo valore artistico o per il suo saper rappresentare una determinata maschera non sta a noi deciderlo. Persino la stampa generalista si è occupato di trattare il tema, ora che questo genere dalle nostre parti sta smettendo di essere un tabù.
La verità è che questa musica ci ricorda ancora una volta come nasca dalle ceneri della sofferenza, del disagio e della violenza e come ci conviva a stretto contatto. Nonostante ormai sia pregna delle più svariate influenze, libera da qualsiasi canone. Come le “ballad” che tanto bene XXX ha saputo realizzare: melodie malinconiche e liriche struggenti con le quali milioni di persone hanno fatto in tempo ad immedesimarsi prima della sua prematura scomparsa.
Prima che un rapper, un artista o un idolo di qualcuno, è morto un ragazzo di 20 anni, “colpevole” di esser stato prigioniero di sé stesso, di non aver avuto il tempo di affrontare la sua stessa vita. Colpevole di una fama che espone così tanto da non lasciare più spazio a nient’altro. Ci piace però pensare che la musica lo abbia salvato da bivi più cattivi e dalle scelte sbagliate.
Che questa triste scomparsa sia da monito per chiunque abbia ancora la voglia e la malsana idea di provocare, di giocare con la violenza, solo perché ben protetto dalla maschera dell’artista in un genere dove la spunta chi è il più forte. La vita è ben altra cosa. XXXTentacion è morto non soltanto all’interno dei suoi incubi più profondi, ma anche nella vita reale.
Che tu possa trovare la pace che tanto stavi cercando.