«Voglio arrivare da qualche parte, gradino dopo gradino» – Intervista a Vaz Tè su VT2M

vaz tè

In occasione dell’uscita dell’esordio VT2M, abbiamo avuto modo di realizzare un’intervista a Vaz Tè.

Annunciato più volte, anticipato da diversi singoli, poi scomparso da ogni radar: VT2M di Vaz Tè, dopo una lunga gestazione, è finalmente fuori. L’album, preceduto dai singoli Skillato e Benedetta, segna il debutto ufficiale del rapper genovese. Nei giorni scorsi abbiamo senito per telefono e scambiato quattro chiacchiere sul disco (ma non solo) proprio con Vaz Tè stesso.

A seguire ciò che ci ha raccontato. Buona lettura.

Il titolo VT2M inizia a comparire, sotto video ufficiali e sui social, a partire dal 2016. Da allora sono usciti numerosi singoli (È finita RMX, Questo No, Glory Boy) che però nel disco non compaiono. Le tracce che ascoltiamo oggi all’interno di VT2M coprono questo intero arco di tempo – dal 2016 ad oggi – o sono frutto solamente dell’ultimo periodo?
«Le tracce che senti oggi coprono un periodo di 4 anni. Ci sono tracce di fine 2016 come tracce della quarantena, un tempo ampissimo. Non voglio ancora svelare quali pezzi siano più vecchi degli altri, forse più avanti qualcuno lo capirà, ma dubito. Il fatto di rimandare l’uscita è dovuta ad un miscuglio di esigenze e problemi personali. Pur costretto a rimandare, ho cercato sempre di mantenere l’hype costante nel corso degli anni con dei singoli, anche senza uscire con un disco. Ci sono riuscito ed è già andata bene così.»

Ascoltando il disco però le tracce risultano tutte molto attuali.
«Sì, ascoltandolo non diresti mai che alcuni pezzi sono del 2016.»

Esistono delle versioni precedenti, poi accantonate di VT2M?
«Esistono solo tracce scremate o non finite, idee che non si sono concretizzate. Diciamo che quello che ha un anima, un corpo e un’applicazione dall’inizio alla fine, è tutto nel disco. Non sono uno che fa tracce in più: se una roba non mi va a genio dopo un minuto, allora niente.»

In Giotto dici “rivedo mio frà pieno di dubbi non sa se studio, spaccio, lavoro o faccio l’artista”. La sensazione è che per un lungo periodo tu abbia giocato su più tavoli.
«Ma infatti Giotto è una delle tracce più vecchie che ho registrato. Si riferisce proprio a quel periodo in cui ho cambiato città e molti sono rimasti disorientati. Mi ero appena trasferito a Milano, avevo lasciato l’Università a Genova e in più avevo cominciato a lavorare in un Centro Scommesse. Cambiando città praticamente da una settimana all’altra, senza fare grandi piani e senza avvertire nessuno, per due annetti buoni ho avuto gente che mi cercava e mi chiedeva “Oh ma dove sei? Studi, lavori, cosa fai?”»

C’è stato un momento preciso dove invece hai capito di volerti focalizzare interamente sulla musica?
«È stato graduale, in relazione agli impegni che la musica mi portava e in proporzione alla fama che acquisivo. Comunque sì, volevo arrivare da qualche parte, di gradino in gradino. Diciamo che dal momento che nessuno aveva dubbi sul mio percorso ed io nemmeno, mi sono detto “Perchè non continuare?”»

In Benedetta uno dei tuoi versi più significativi è sicuramente “sono uno dei capi della Bandana, per me la fama non è solo un fatto riflesso”. Come hai vissuto la necessità di doverti smarcare dall’immaginario già forte di altri artisti di Wild Bandana come Izi o Tedua per trovare una via soltanto tua?
«Ho capito cosa si vede da fuori e quella barra gioca molto sulla consapevolezza che le nostre radici (dei rapper Wild Bandana ndr) sono molto più profonde della fama degli ultimi anni. Non era una critica verso nessuno, era una battuta nei confronti di tutti quelli per cui Vaz tè è quello di Wild Bandana o quello di Over 2.5. Io sono Io, punto.»

Il calcio nei tuoi pezzi torna in continuazione con nomi di squadre, calciatori e tecniche. I riferimenti sportivi rimandano a un passato in quel mondo (magari in piccole squadre locali)?
«La mia “carriera” in squadre locali in realtà è stata breve, poi causa infortuni… Ma poi io giocavo al calcio di strada, che è un po’ diverso. Comunque sono sempre stato fissato con il calcio fin da bambino, anche con FIFA. È quindi un immaginario a cui mi appoggio molto. È il mio sport preferito e so che a molti fanno piacere i riferimenti al calcio del periodo 2000-2010.»

 

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BENEDETTA IL VIDEO FUORI ORA ??? -3 a VT2M LA VERITÀ NON È COME SEMBRA

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DrillGod, Benedetta, Dos Santos, “sono fatto d’oro, mi hanno fatto santo”: ricorrono spesso nelle tue rime anche riferimenti sacri o religiosi. E’ un espediente per rafforzare il tuo status nel rap game?
«Sì, diciamo che è un tentativo di esprimere la voglia di arrivare ad una condizione migliore attraverso un mondo simbolico conosciuto, non so come spiegarti. E comunque Dos Santos è un nomignolo che nasce da ragazzino, così come Drillgod. Tutto per caso.»

Com’è nato il feauturing con il rapper inglese Sav12 in Beckham?
«Seguo la scena inglese da qualche anno, e Sav l’ho conosciuto tramite uno dei vari siti inglesi di rap, ed è diventato poi uno dei ragazzi con cui mi sentivo di più sui social. Beckham è nata così e lui era gasatissimo, molto più di quanto si possa pensare.»

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato o che hai ascoltato di più negli ultimi tempi?
«Negli ultimi anni ho ascoltato davvero poco, forse anche perché è mancato proprio il tempo per prendersi due ore e ascoltare solo musica. Ovviamente ascolto tutto ciò che passa dai social, YouTube, dai miei amici: sono aperto a tutto. Certo, non faccio più ricerche spasmodiche come magari qualche anno fa, quando ascoltavo un disco di Chief Keef e poi mi andavo a recuperare tutta la discografia. Per il resto, sto ascoltando molto la scena inglese: a livello di metrica e di approccio aggressivo con le rime sul beat, mi ha fatto tornare indietro di qualche anno.»

Qualche nome in particolare?
«Lì in Inghilterra tra di loro hanno vari scazzi, però sicuramente nomi come Loski, MizOnMac, Harlem Spartans mi piacciono molto. Gente che in Italia non trovo, purtroppo.»

Come nascono effettivamente i tuoi pezzi? Sei molto legato alla scrittura o prediligi l’improvvisazione in studio?
«Sono molto versatile: non ho uno schema fisso. Scrivo appena ho un attimo libero, su un autobus come sdraiato a letto, ma anche sotto pressione in studio. Non ho una preferenza. Basta che abbia un idea, che il beat mi ispiri e intanto nel cervello partono i flow.»

Tornando a Wild Bandana: qualche anno fa avete pubblicato il mixtape collettivo Amici miei, oggi un piccolo culto. Pensi che in futuro potranno uscire altri progetti in gruppo?
«Ma magari. Io me lo auguro. Di ufficiale però non c’è niente. Ora sta uscendo il mio disco e devo capire cosa fare della mia vita, ma dopo sicuramente voglio iniziare nuovi progetti sia miei che in gruppo. Io sono disponibile e loro lo sanno.»

Ultima domanda: questione live. Nonostante la situazione, è in programma qualcosa per il 2021?
«Non so ancora niente, ma mi piacerebbe. Comunque, nell’anno del coronavirus esce finalmente VT2M, mentre i fan pensavano di dover aspettare ancora un altro anno. Diciamo che almeno l’uscita del disco spezza un po’.»

VT2M è fuori ovunque. Puoi ascoltare l’album , se vuoi, anche qui sotto in streaming: