The Weeknd viaggia verso l’ignoto in Dawn FM – Recensione dell’album

The Weeknd

Il nuovo album di The WeekndDawn FM, apre le porte alle uscite musicali di questo 2022; un progetto in cui l’artista si mette sotto analisi.

Dawn FM racconta il trapasso di The Weeknd

All’inizio della nuova era delle nostre vite, Abel Tesfaye era stato uno dei primi a proporci una scappatoia artistica. La testimonianza di After Hours pesa ancora oggi con vertiginosi numeri, lussureggiante fama e controverso percorso. The Weeknd ha saputo non solo competere, ma trionfare in un mondo rallentato per la prima volta così drasticamente.

La notte di follia scritta nelle precedenti sedici tracce finiva sotto diverse prospettive negli ultimi video musicali rilasciati. Un raggio di luce in fondo a tutto, un corpo di una celebre pop star martoriato e privo di vita e infine, un Abel che mostrava i primi segni di autocoscienza disperata e che in Until I Bleed It Out cantava I don’t wanna touch the sky no more.

Qualcosa stava cambiando.

La copertina di Dawn FM rischia di confondere, prenderci in giro o addirittura nasconderci qualcosa; le sue interpretazioni fanno parte dell’entertainment che offre l’esperienza sonora. Ma cosa si nasconde dietro questo Abel drammaticamente invecchiato?

C’è una luce celata dalla triste figura del cantante; un accenno a qualcosa di maestoso rappresentato in maniera giocosa dalla stazione radio alba FM.

L’alba è simbolo di ciò che si innalza nel cielo melodico post-After Hours; l’artista e la persona sono usciti sconfitti dagli eventi narrati e armonizzati nel 2020 e questa perdita è rappresentata da una morte metafisica.

L’attesa e il trapasso di ciò che verrà dopo è la Las Vegas di questo progetto. Abel non descrive l’aspetto di questo purgatorio, ma solo ciò che sente: una radio con un Jim Carrey dalla voce saggia e calma. La partecipazione del celebre attore è un segno da non sottovalutare; il suo percorso in termini lavorativi e personali offre una coerente profondità interpretativa alle parole che recita in Dawn FM .

Il contrasto tra la calda voce di Carrey e Abel esplode già nell’accattivante Gasoline.

It’s 5 AM, I’m nihilist, I know there’s nothing after this

Mentre Jim Carrey descrive un lato positivo e purificativo di questo percorso post-mortem, Abel esteriorizza la negatività che ha afflitto la sua vita e compromesso le sue relazioni. Il cantante esplode in un susseguirsi di brani dalla profonda coesione musicale, figlia di un team di produttori maestri del panorama Pop ma capitanati da chi del Pop ha una visione tutta sua: Weeknd e OPN.

Il risultato è un progetto che racconta la stessa storia, ma da due punti di vista diversi; un dualismo tra liriche e strumentali capaci di andare parallelamente in una maniera che neanche il sottovalutato KissLand riusciva.

Brani come How Do I Make You Love Me? e Take My Breath offrono le prime, più offuscate, visioni di un Abel che si concede al più nobile dei sentimenti e il più travolgente dei sound. Il solo singolo che ha anticipato Dawn FM oggi gode di nuova energia e, nel quadro di quest’alba, suona come il più classico dei soffi di vento mattutini.

Non passa molto tempo prima che, in Sacrifice, i desideri di The Weeknd vadano in conflitto ancora una volta con ciò che lui è. Il racconto di Quincy Jones prova a dare una risposta all’eterno dilemma del cantante, offrendoci una chiave di lettura in cui il passato influenza il presente anche quando le prove non sono percepite dai nostri sensi.

Looking back is a bitch, isn’t it?

La presa di coscienza arriva sempre troppo tardi: in Out of Time, Weeknd ammette di guardare ciò che di sbagliato c’è in lui solo quando tutto è perso.

Il senso di autoconsapevolezza pervade l’intero aspetto tematico di Dawn FM ed è il primo vero indizio di una direzione tematica diversa. Come annunciato da Carrey, la parte più lenta del disco non abbandona lo spirito degli anni d’oro della dance music. Il lavoro dei vocals di Abel e Tyler, the Creator in Here We Go…Again ha richiesto l’intervento di Bruce Johnston, dimostrazione che le influenze del passato non sono qui unicamente per fare spettacolo o per appagare, ma per lasciare un segno di continuazione.

È col ternario Best FriendsIs There Something Else? e Starry Eyes che Dawn FM raggiunge il suo climax musicale.

Nonostante il team di produttori scelti da The Weeknd sia numeroso come ci si possa aspettare da una traccia Pop, ognuno dei nomi coinvolti percepisce la visione artistica di questo progetto in modo omogeneo, lasciandoci quasi sorpresi di leggere una lista così ampia dietro questo lavoro. Dawn FM è chiaramente il manifesto artistico di Abel in cui l’autoconsapevolezza arrivata dopo il vertiginoso successo di After Hours gli ha permesso di personificare e poetizzare il sound di hit come Blinding Lights e In Your Eyes.

C’è un altro segno del nichilismo di Abel in Every Angel Is Terrifyin, questa volta tanto forte da finire in uno skit ironico. La vittima siamo noi come società; il messaggio pubblicitario radiofonico offre un afterlife al solo prezzo di 4,95 dollari con iscrizione. Uno specchio chiaro posto dinanzi ad un mondo che è finito col prezzare anche la nostra personale strada verso l’autogratificazione spirituale.

Gli angeli descritti da Abel sono gli stessi dei poemi di Rainer Maria Rilke, talmente aldilà di ciò che i nostri occhi possono sopportare da intimorire come l’abisso. The Weeknd è nato come prodotto della ricerca edonistica; la materialità di tutto ciò che questo mondo ha da offrire offusca la sua mente anche in questa onirica dimensione.

In un primo momento la parte finale di Dawn FM se ne frega di darci delle risposte, una conclusione o un indizio di dove Abel finirà dopo questo purgatorio. È qui che entra in gioco Less Than Zero in cui l’autocommiserazione dell’autore lo porta con i piedi per terra, andando oltre l’egoismo del suo dolore per guardare negli occhi di chi ha colpito. L’ultimo brano di Dawn FM mostra un Abel consapevole della sua indole autodistruttiva e di tutti i conflitti che da mixtape a mixtape, album dopo album, ha continuato a provocare.

Il ragazzo nella casa di palloncini che sognava la ragazza del giovedì solo per cadere nuovamente negli echi del suo silenzio autoinflitto. L’uscita da quella casa per girare il mondo e rendersi conto che la solitudine può abbracciarci anche nelle più affollate piazze di Tokyo. La ricerca della bellezza anche nella follia della fama, la convinzione di essere diventato qualcosa che va oltre l’essere umano solo per essere riportato con i piedi per terra dalla cara malinconia. Infine un ultimo viaggio nelle più profonde ore della notte per cadere nelle vecchie abitudini, scendere a patti con esse e finire nell’obblio al sorgere del sole.

Per ora rimane ignota la destinazione di Abel dopo Dawn FM sia tematicamente che musicalmente; come già confermato da lui siamo nel bel mezzo della sua seconda trilogia.

C’è qualcosa però che questo disco fa e che lo eleva ancora una volta dal sempre affollatissimo panorama di progetti pop che invadono il mainstream.

Phantom Regret è il portabandiera di questa qualità unica; Abel è ormai alle porte della sua destinazione mentre Jim Carrey ancora una volta ci parla con la calma di chi è già passato da lì e ci argomenta la più essenziale delle rivelazioni.

Per vedere il paradiso, bisogna prima diventare il proprio paradiso.

Dawn FM potrebbe non essere il miglior album di The Weeknd, ma è sicuramente il suo miglior progetto. Un lavoro che sa dove vuole arrivare sin dalla prima traccia e mantiene il percorso delineato dalla sua visione a tal punto da farci sentire dalla parte del torto ad ascoltarlo in playlist o skippando alcuni brani.

Costruire un album così nell’era dello streaming è un lavoro difficile, ed è ancora più difficile farlo nel genere pop.

Abel ci è riuscito e noi ne siamo grati.