The Game cavalca le polemiche con Drillmatic

The Game

A seguito di un’attesa lunghissima e continui rimandi, è arrivato il ritorno di The Game, col disco Drillmatic, che sta cavalcando l’internet con polemiche, che partono da un dissing di 10 minuti ad Eminem, fino ad una semi-conferma che 50 Cent faceva da ghostwriter nei ritornelli del primo disco del rapper, The Documentary.

Con Drillmatic The Game vuole farsi sentire

Con trenta tracce, usando la tattica degli album lunghi, Drillmatic arriva dopo una serie di continui rimandi ed anticipazioni. Per non parlare delle polemiche incendiate dall’autore del disco durante la stagione di lavorazione del disco, con dichiarazioni aggressive dirette a pilastri dell’hip hop come Dr. Dre, 50 Cent ed Eminem.

Nonostante l’ultimo disco di Game Born 2 Rap fu un’uscita fortunata qualitativamente, segnò una visibile calata di vendite per il rapper. The Game vuole restare e continuare a farsi sentire, e con qualche tatuaggio in faccia in più, ha creato un’hype che non si vedeva da parecchi anni per una sua nuova uscita.

Il titolo dell’album che riprende il classico Illmatic di Nas, marca un’ambizione del progetto che è palpabile da tutti i pori, con Drillmatic ha creato l’opportunità di farsi riascoltare da un larghissimo bacino di ascoltatori.

Drillmatic ha una lista di featuring interminabile, che farebbe sembrare un disco di DJ Khaled un progetto solista. Gli ospiti sono Chris BrownIce-TFivio ForeignRoddy RicchYoungBoy Never Broke AgainYGTy Dolla $ignMoneybagg YoASAP RockyJeremihPusha TLil Wayne2 ChainzMeek MillDreezyG HerboBlxstBig SeanFrench MontanaTory LanezRick RossDrakeBluefaceTwistaCam’ronChlöe e Cassie.

Tutti questi nomi mostrano il rispetto ed il supporto che l’artista ha dal panorama hip hop, ma sinceramente molte apparizioni di questi artisti (soprattutto i più big) traspaiono abbastanza disinteressate. Lil Wayne, fresco dall’annuncio di Tha Carter VI, appare in Chrome Slugs & Harmony per un ritornello abominevole che abbassa notevolmente il livello della traccia. Chris Brown nella lodevole traccia di chiusura Universal Love appare in un post-ritornello eseguendo una performance vocale disimpegnata.

Ma a prendersi la corona del disinteresse è Drake, che appare nell’interludio Drake with the Braids, un interludio che consiste letteralmente nel pop-rapper spiegare a The Game quanto sia troppo impegnato per poter apparire come featuring nel suo disco. Non so quanto questo sia materiale da vanto, insomma…. pubblicare una roba del genere nel proprio disco ti farà avere qualche streaming in più, ma ne vale la pena? Soprattutto se hai intenzione di entrare in una guerra di rime con Eminem, ma a questo ci arriveremo.

Le produzioni sono ad alto budget, con beat fatti da nomi del calibro di Kanye West, Mike Dean, Timbaland, Mike Zombie, J Dilla, DJ Premier, Swizz Beatz e altri che perlopiù fanno il loro lavoro in modo ammirevole, con qualche scivolone qua e là.

The Game è in forma, rappa con un’innegabile fotta e carica: l’apice di Drillmatic è toccato da tracce come Change the Game, Heart vs. Mind, Rubi’s Rose ed il singolo già pubblicato Eazy con Kanye. Il disco è però troppo, troppo, troppo lungo. Si potrebbe tranquillamente tagliare metà del disco e salvare il suo lato migliore: così facendo ci si troverebbe di fronte ad un gran bel prodotto, una delle migliori uscite di Game. Tracce come Home Invasion e What We Not Gon Do dimostrano l’innegabile talento da MC di Game, che è un enorme piacere sentire.

Il punto è che tanti sono i godimenti, tante sono le tracce che ti fanno pensare “c’era veramente bisogno di aggiungere anche questo?“, come la goffa seconda collaborazione con Kanye Fortunate, lo sgraziato pezzo dancehall Nikki Beach completamente fuori contesto dal disco, oppure l’imbarazzante drill-ata Killas. Ma è ora di affrontare l’elefante nella stanza.

The Black Slim Shady

Drillmatic è indubbiamente confusionario, è un disco fin troppo prolisso, a tratti meraviglioso, a tratti imbarazzante, che ricorda il massiccio talento nel rappare di The Game come nessuna uscita recente dell’artista, e allo stesso tempo evidenzia l’ego spropositato e testa calda dell’MC che gli hanno reso impossibile elevarsi al livello di un 50 Cent durante la sua carriera.

Ma il momento più confusionario è senza dubbio The Black Slim Shady, un dissing di 10 minuti rivolto ad Eminem. La domanda sorge spontanea: cosa cazzo gli è saltato in mente? Perché?

Il paragone sorge spontaneo. No, in ben dieci minuti non è chiaramente riuscito ad ammontare al livello del dissing di Machine Gun Kelly. Parliamoci chiaro, MGK aveva risposto ad una provocazione di Eminem, non ha retto il livello della sfida, ma la storia a lui ha chiaramente fruttato. L’obbiettivo di The Game è palesemente di ottenere il bottino di MGK, con un’aggiunta di arroganza nel pretendere di essere un rapper migliore di Eminem.

L’autore di The Marshall Mathers LP 2  non lo ha minimamente provocato per ricevere dieci minuti di dissing come risposta, questo attacco immotivato fa apparire tutto quanto come una rosicata assurda. A favore di Game possiamo dire che siamo eccitati nel vedersi aprire una sfida del genere tra due nomi del genere, e che giova allo spirito di competizione dell’hip hop. Il problema è il contenuto di The Black Slim Shady.

Questa traccia è marcatamente razzista. Le accuse fatte ad Eminem nella traccia di “appropriazione culturale” perché quest’ultimo si sia “circondato di artisti neri” è un po’ come dire che un bianco non può lavorare coi neri. Si tratta di razzismo, bello e buono. L’hip hop è musica nera senza dubbi, ma l’hip hop di Eminem è bianco. I suoi beat non sono influenzati da musica black come soul e funk, sono principalmente dominate da influssi rock. Le tematiche che rappresenta nelle sue liriche non sono le problematiche della black culture, bensì tutt’altro. In ogni caso Eminem non ha mai smesso di creditare la gratificazione che ha riguardo l'”america nera” e la cultura hip hop derivatone. Le accuse di appropriazione culturale nel brano rimangono quindi infondate, e supportate solo da una sorta di astio razzista.

La tecnica di Game non è al massimo delle sue capacità, le punchline sono troppo flosce per una rappata così aggressiva. Altre chicche completamente fuori luogo come il dissing random alla cantante pop Lizzo non abbelliscono il tutto di certo. Eminem ha i suoi talloni d’Achille, e per esempio il dissing di MGK ha fatto centro su svariati di essi, segnando un rimarco culturale della strafottenza trap, che, stufa del nonnismo, rifiuta categoricamente i valori old school. Poi il fatto che tecnicamente ci sia una notevole differenza tra MGK ed Eminem rende la partita a senso unico, ma sicuramente nessuno di entrambi ne è uscito con una figuraccia, e a guadagnarci di più tra i due per la loro carriera non è stato di certo Eminem. Qui The Game sta cercando di abbellirsi il nome con una competizione pericolosa ed ambiziosa in cui si è lanciato di pancia, ma in modo fin troppo goffo per partire avvantaggiato.

Questa attitudine testarda e discutibile di Game, che ha sempre svalorizzato il suo considerevole talento, con questa mossa si solidifica e rischia di diventare un tratto caratterizzante della sua artisticità nell’immaginario pubblico per sempre.

In ogni caso Drillmatic risulta un disco, che privato dall’eccessività e dall’opulenza, conterrebbe dentro di sé uno dei dischi rap migliori dell’ultimo periodo.