Il ritorno del regionalismo nella musica rap?

«Sento che il regionalismo stia tornando per davvero» sono le parole pronunciate da Kari Faux in riferimento alla scena rap contemporanea. L’intervento dell’artista ci permette di riflettere sullo stato attuale dell’hip-hop che, come ha detto Dr. Dre, sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti.

A partire dal 2016, la trap ha reso il rap il genere più consumato ed ascoltato a livello globale. Nell’ultimo anno, la tendenza sembra essersi invertita e questa fase di relativa calma sta permettendo alle peculiarità regionali di riemergere: un aspetto proprio dell’hip-hop fin dagli inizi.

Alle origini del genere: il regionalismo innato del rap

Il prossimo 11 agosto segnerà il cinquantesimo anniversario della cultura della doppia H e la ricorrenza ci permette di ricordare che il rap è nato proprio come fenomeno localizzato. Agli inizi degli anni Settanta proprio nella Grande Mela Cindy Campbell e DJ Kool Herc avevano gettato i semi di una rivoluzione.

I riflettori erano rimasti accesi su New York City anche durante gli anni Ottanta, mentre – con la decade successiva – si erano affermate le peculiarità di molte altre città. Su tutte, Los Angeles, principale concorrente di Notorious BIG e della Bad Boy Records.

Gli omicidi di 2Pac e Biggie hanno poi obbligato la comunità a riflettere sulla divisione esasperata che era venuta a crearsi. Il clima più disteso ha favorito quindi l’emergere di ulteriori correnti facenti capo a Detroit, alla Virginia e al Dirty South.

Queste nuove famiglie hanno trovato in Eminem, Missy Elliott e gli Outkast – per citarne alcuni – i loro campioni arrivando ad un pubblico sempre più ampio.

Il nuovo millennio

Con l’avvento degli anni Duemila, il rap ha consolidato definitivamente la propria posizione nel mainstream senza particolare focus sulle differenze geografiche. Proprio attorno al biennio 2015-2016 la trap si è invece imposta come la forma più comune di rap.

Per quasi otto anni, questo stile ha dominato le piattaforme di streaming, i palchi dei festival e le classifiche arrivando a contaminare altri generi. Questa sua onnipresenza ha saturato il mercato innescando un declino della musica rap che, a partire dal 2022, ha conosciuto un drastico calo in termini di vendite e presenza mediatica.

La nostra redazione ha avuto modo di parlarne in maniera approfondita in un episodio del podcast No Tellin’, ma qualche dato aiuterà sicuramente a comprendere quanto la situazione sia cambiata. L’ultima canzone rap ad aver raggiunto la #1 nella Billboard Hot 100 è stata Super Freaky Girl di Nicki Minaj: era il 22 agosto del 2022.

Il 10 luglio di quest’anno Pink Tape di Lil Uzi Vert ha debuttato in vetta alla Billboard Hot 200 divenendo così il primo disco rap dell’anno a riuscire in quest’impresa. L’ultimo a riuscirvi era stato Heros & Villains di Metro Boomin a dicembre del 2022.

New York City

Questo periodo di relativa calma sta quindi rappresentando per le differenze regionali la possibilità di emergere: una sorta di ritorno alle origini dell’hip-hop, quando le caratteristiche territoriali erano tutto.

Una delle scene più in fermento è quella newyorkese. La drill potrebbe soppiantare la trap come sottogenere più apprezzato ed artisti del calibro di Ice Spice e Lola Brooke la stanno portando al livello successivo, soprattutto in termini di risultati commerciali.

Princess Diana Remix e Don’t Play With It hanno fino ad ora racimolato grandi numeri in termini di stream e passaggi in radio aprendo alle due rapper non solo la strada verso le principali classifiche americane, ma anche verso una esposizione mediatica di tutto rispetto.

Altra famiglia riconducibile alla Costa Orientale è sicuramente quella della Griselda Records. Il team di Westside Gunn, campione della boom-bap, ha reso Buffalo una delle metropoli più note grazie ad un’estetica inconfondibile e ad una produttività musicale senza eguali.

 

Il riscatto del Dirty South

Anche la tradizionale terza famiglia del rap, quella in origine facente capo a Miami, sta vivendo una nuova primavera: ora, invece il nuovo punto di riferimento è la città di Houston.

Megan Thee Stallion, a partire dal 2017, ha reso nuovamente appetibile per le masse il raunchy sound e le liriche sessualmente spinte del Sud. Altro contributo fondamentale viene anche da Kari Faux che, pur muovendosi da una sonorità essenzialmente meridionale, è solita contaminare le proprie produzioni con stili e generi differenti.

Il Dirty South ha di recente incassato un ulteriore e importante riconoscimento grazie alla firma con la Roc Nation di KenTheMan, divenuta così una delle poche donne ad essere sotto contratto con la celebre etichetta di JAY-Z.

 

La crunk di Memphis e la Golden Coast

Altro territorio in rapida ascesa è quello di Memphis. Protagonista assoluta della scena è Glorilla che, in questi mesi, ha riportato in auge la crunk. Le sue FNF e Tomorrow 2 hanno riproposto al pubblico un sound ed un immaginario propri della scena di venti anni fa, con una veste appetibile anche per le generazioni più giovani.

Guardando invece alla West Coast, le peculiarità della zona sono state dominanti nella produzione musicali di artisti del calibro di Larry June, Jay Rock e Saweetie. Stiamo parlando di rapper che hanno sempre portato in alto la bandiera della Golden Coast, fidelizzando la propria fan base con una discografia prolifica ed un’estetica coerente.

Il rap afferente alla famiglia occidentale era nato per rappresentare lo stile di vita delle strade della Città degli Angeli o San Francisco e la musica di questi rapper l’ha riportato al centro della narrazione e della rappresentazione musicale.

Quali prospettive per il regionalismo nella musica rap?

New York City, Houston e Memphis sono solamente alcune delle nuove capitali musicali della scena contemporanea. Sarà interessante vedere se e come questo regionalismo rap avrà modo di svilupparsi nei prossimi tempi, a fronte di un’industria musicale in continuo cambiamento e di una concorrenza serrata da parte di generi come la dance e la musica country.

Dall’altra parte, artisti come Baby Keem e Doechii, future stelle della cultura hip-hop, ci hanno mostrato che i confini tra i generi potrebbero assottigliarsi sempre di più. Che questo regionalismo rappresenti una fase di transizione verso un panorama privo di distinzioni musicali?