Il rap a Roma: alcuni rapper romani che hanno fatto la storia

Piotta, Squarta, Giaime, Mecs, Turi e Compari (foto Massimiliano Bonanno) rap roma
Foto di Massimiliano Bonanno

Un giro nelle principali città italiano che hanno fatto la storia del rap: dopo BolognaGenovaNapoli, Torino e Milano, arriviamo ora a Roma, la nostra Capitale da cui sono sbocciati fior fiori di talenti, dall’inizio degli anni Novanta ad oggi.

Un po’ di storia del rap a Roma

Per comprendere chi e come ha fatto la storia del rap di Roma, affronteremo di seguito in maniera sintetica i seguenti:

Sfruttate questa serie di articoli come una sorta di bigino, dato che chiaramente la storia non è tutta qui: acquistate i dischi oppure utilizzate Spotify, YouTube e simili per approfondire ancora di più.

Gli inizi della scena rap di Roma

Roma caput mundi, ma anche Roma capitale del rap italiano nel momento in cui ha fatto nascere la Onda Rossa Posse, uno dei primi gruppi rap della nostra storia, fondato da Castro X e Militant A, e dalle cui ceneri nacquero gli AK47 e gli Assalti Frontali, due gruppi fondamentali per lo sviluppo di quel rap a tinte sociali e politiche che dominava nel nostro Paese a cavallo del 1990.

In quegli anni a Roma mosse i primi passi Piotta, una figura attualmente fondamentale per quell’underground locale in cui si è fatto le ossa fondando nei Novanta la sua etichetta personale assieme a Squarta dei Cor Veleno. Robba Coatta, questo era il nome, aiutò molti giovani esponenti del rap capitolino: celebre è il disco rilasciato nel 1997, intitolato La Banda Der Trucido, come il film con protagonista il mitico Er Monnezza.

Questo manifesto del rap romano ci presentava a tutti gli effetti la gente attiva in quegli anni, compreso il compianto MC Giaime, a cui è stato dedicato anche un teatro nella Capitale nel 2017.

Subito dopo quel disco per Piotta però cambiò letteralmente tutto e il merito è del suo primo album ufficiale con all’interno l’intramontabile Supercafone, seguito poi anche dal singolo La mossa del giaguaro, brani che lo fece conoscere per tutto lo Stivale.

Nonostante la notorietà, Piotta ha continuato e continua tutt’ora a portare avanti i valori della cultura da cui proviene e ne è un esempio Il Primo Re(P), il suo recente libro centrato sulle origini del rap italico.

In questa stessa città dove è nato anche colui che per anni in Italia è stato considerato dal grande pubblico il rapper per antonomasia, Jovanotti, nel 1996 nacque Rome Zoo, un collettivo rappresentativo del suono romano di quel periodo e che, tra i tanti, presentava al suo interno i Flaminio Maphia, nome collegato direttamente a Piazzale Flaminio, uno dei principali luoghi di ritrovo per le teste hip hop del tempo.

Dopo i primi consensi e collaborazioni nell’ambiente, che li portarono ad aprire a grandi gruppi rap statunitensi, per G-Max e Rude Mc arrivavano anche i successi su scala nazionale: come dimenticare infatti Ragazze Acidelle e Che Idea, con videoclip divertentissimi e mood molto più leggeri e spensierati.

Ma la Roma di quegli anni è anche e soprattutto Colle Der Fomento. Nati dalla crew FDC (Facce Da Culo), fondata assieme a Grandi Numeri e al compianto Primo Brown, e conosciuti inizialmente come Taverna Ottavo Colle (assieme al Piotta) il gruppo di Danno e Masito rappresenta tutt’ora l’emblema dell’hip-hop italiano. Attraverso le rime serrate dei due MC e i beat iconici di Ice One, il Colle ha forgiato il rap romano dal primo singolo Sopra Il Colle e passando poi per i primi due album ufficiali, Odio pieno e Scienza doppia H, considerati delle vere e proprie pietre miliari del genere.

All’interno di questi progetti si percepisce in tutto e per tutto la città del Colosseo e della Basilica di San Pietro, da “quanto è splendida al tramonto” fino alle sue “fontane per bere in ogni angolo”, come ci hanno rappato questi due MC per antonomasia nella bellissima Il Cielo Su Roma.

Per saperne di più sui CDF leggete Colle der fomento. Solo amore.

Il Turco aka Sparo Manero, i 2 Buoni Motivi con Supremo e Amir Issaa (ai tempi conosciuto come China), Chef Ragoo, le Scimmie Del Deserto, sono solo alcuni dei tanti nomi che hanno contributo a far nascere e crescere la scena hip-hop la scena romana, assieme ovviamente ad eccezionali crew di writer e bboy.

Nomi a cui poco dopo si aggiunse anche quello del Truceklan, ossia l’unione tra Truceboys e In The Panchine che ancora oggi suona forte negli impianti stereo dei fan e nei live di Noyz quando va in tour.

I primi anni Duemila

Noyz Narcos, Gel, Metal Carter, Cole, Gemello, Chicoria, Duke Montana, Benassa, Dj Gengis e tutti gli altri affiliati del Klan con il loro hardcore rap sono riusciti a dar voce a quella grande fetta di pubblico disillusa da società, Stato e da chi lo rappresentava.

Nonostante all’attivo abbiano un solo album, Ministero dell’inferno, tanti sono i brani che questo collettivo ha inciso per sempre nella storia del rap romano e nazionale. Uno su tutti sicuramente è Deadly Combination, l’anthem realizzato dagli In The Panchine assieme Noyz, con tanto di videoclip amatoriale diventato leggenda:

Colui che tutt’ora porta in alto il nome del Truceklan è senza dubbio Noyz Narcos, colui che assieme alla leggenda calcistica Francesco Totti condivide l’appellativo di ottavo re di Roma, a testimonianza di quanto il suo nome sia inciso indelebilmente sull’asfalto della Capitale.

Ogni suo album viene atteso alla grande da fan e addetti al settore, merito della sua veridicità sopra il beat e da quelle due Jordan ben salde nel rap game: mai una canzone o una sola barra fuori posta, tutto sempre e solo rap al 100% realizzato per la sua gente, come ha ribadito a più riprese nella traccia Dope Boy.

Per le strade di Roma hanno mosso i primi passi anche i Cor Veleno, attivi fin dai primi anni Novanta e saliti alla ribalta della scena con il singolone contenuto nel disco manifesto di cui vi abbiamo parlato prima. La Banda Der Trucido. Da quel 21 Tyson incluso poi anche nel loro primo disco Sotto Assedio, Primo, Grandi Numeri e Squarta si sono fatti le ossa sui palchi di tutta Italia: stiamo parlando di tre pesi massimi capaci di incidere tracce memorabili come Le guardie, i pompieri e l’ambulanza, Un mestiere qualunque e Dillo Un’Altra Volta, brani che hanno fatto scorrere per bene la voce forte del Trastevere.

Se sì parla di Cor Veleno, così come se lo si fa della storia del rap italiano, bisogna fermarsi un attimo e rendere omaggio a Primo Brown, uno degli MC più forti a calcare un palco italiano e che purtroppo, da quel tristissimo capodanno 2016, non abbiamo più con noi per colpa di una brutta malattia.

Che ci fossero davanti 10, 100 o 1.000 persone, per Primero non cambiava nulla, il suo obiettivo era quello di suonare sempre grezzo, come ci rappava nella hit di 60 Hz di Dj Shocca, e di dare voce a ognuno di noi, come fatto nella toccante Cantano Tutti dedicata alla memoria di Stefano Cucchi.

Se avete l’occasione, recuperate la sua discografia, perché di rapper come Primo ne abbiamo avuto veramente pochi. Riposa in pace, David!

Negli anni in cui Primo e Squarta pubblicavano album bellissimi come Bomboclat e Leggenda, nell’unica città al mondo ad ospitare al proprio interno un intero Stato, ossia la Città del Vaticano, iniziava a farsi un nome Gemitaiz, uno dei rapper locali più apprezzati al giorno d’oggi.

Assieme a Canesecco, Gem inizialmente si è mosso sotto il nome di Xtream Team, con cui pubblicò i primi due volumi dell’apprezzata saga Affare Romano. Di barra in barra, di extrabeat in extrabeat, ha iniziato a diventare un punto di riferimento per i mixtape italiani grazie agli acclamati Quello Che Vi Consiglio, giunti nel 2020 perfino al capitolo numero 9.

Ci hanno pensato poi i progetti con l’amico MadMan e gli album ufficiali targati Tanta Roba Label a rendere Davide il sempre più prolifico e pluripremiato rapper che è diventato ora.

Considerata da molti la Hollywood sul Tevere, Roma ha fatto da cornice a tantissime pellicole internazionali e nostrane, come ad esempio Suburra, la serie TV di successo tratta dall’omonimo romanzo. Molto apprezzata è stata anche la sua colonna sonora curata dal Piotta, che ha potuto così – come ai tempi di Robba Coatta – far suonare come si deve il sound romano, attraverso brani suoi, di Amir, degli Assalti Frontali oppure dei Brokenspeakers, il collettivo protagonista della sigla della seconda stagione della serie.

Ecco così che il brano Sempre Uguale (Alti e Bassi) in collaborazione con i Colle Der Fomento e incluso nel loro ultimo album ufficiale, Fino Al Collo, diventa in contemporanea l’anthem di Suburra e di tutta la gente come noi che “un giorno va bene, un giorno va male”.

Lucci, Coez, Hube, Nicco, Franz, Ford 78, Sine e Ceffo anche per questo motivo sono figure di spicco della scena rap romana, ma basta solo ascoltare uno dei loro album, così come anche altri loro progetti solisti per capire che la doppia h a Roma fa rima anche con Brokenspeakers.

Brokenspeakers vuol dire quindi Coez, uno dei cantanti italiani più apprezzati degli ultimi anni ma che prima dei successi in radio e delle collaborazioni di prestigio, ha spinto forte il rap a partire dall’album di Mr Phil, Guerra Fra Poveri, all’interno del quale troviamo la sua bellissima Underground Rap Starz, un brano con la formazione primordiale dei Brokenspeakers (i Circolo Vizioso) e tanti pezzi iconici del rap italiano.

Un altro collettivo icona del rap capitolino dei primi anni Duemila è senza dubbio quello che porta il nome di Gente De Borgata.

Supremo73, Il Turco, DJ Fester Tarantino e Simo con il loro boom bap sono riusciti nell’intento di dar voce a tanta gente del borgo come loro, lo stesso fatto anche da altri concittadini come Lord Madness, Hyst, Jesto,  BarraCruda, Romanderground, tutti nomi che vi consigliamo caldamente di recuperare.

Chi ha alzato nuovamente l’asticella

Chi in questa splendida città non è nato ma ci ha mosso i primi passi è Achille Lauro: partito con la Quarto Blocco, ha pubblicato agli inizi della sua carriere brani totalmente diversi da quelli per cui è conosciuto in tutta Italia ora, basti pensare ad esempio alla bellissima Wow, dedicati ai giovanissimi dei suoi palazzoni.

Dopo l’esperienza in Roccia Music, ha però deciso di stravolgere la sua carriera, a partire dalla 69ª edizione del Festival di Sanremo, dove ha stupito tutti con il brano Rolls Royce. Non da meno ha fatto nell’edizione del 2020 e del 2022, diventando il simbolo di quella musica senza etichette, in grado di provocare e sorprendere in ogni esibizione.

Achille non è però l’unico rapper romano ad aver partecipato a queste celebre kermesse, che ha visto negli ultimi anni tra i suoi protagonisti anche Junior Cally e, soprattutto, Rancore, una delle penne più esperte e ricercate della scena italiana. Attivo dai primi Duemila, è con Dj Myke che ottiene i primi consensi su scala nazionale, che lo portarono nel 2018 a firmare per Sony Music e a partecipare poi per due volte al Festival, portandosi a casa per entrambe le edizioni il premio per il miglior testo.

Sul palco dell’Ariston, in maniera differente da quella degli artisti appena citati, hanno conquistato la scena gli esponenti della canzone romana come Claudio Villa, Edoardo Vianello e Franco Califano, grandi artisti al quale si rifà in parte Ketama126, rapper icona di quell’immaginario cupo e crudo che spesso viene arricchito di riferimenti d’autore.

Kety fa parte di uno di quei collettivi che meglio emana l’essenza di Roma nei propri brani, ossia la Lovegang126, formatosi nel 2008 assieme a Franco126, Pretty Solero, Drone126, Asp126 e Ugo Borghetti. Il significato di questo 126 è molto semplice: è il numero dei gradini che compongono la Scalea del Tamburino tra Trastevere e Monteverde, dove tutti loro si trovavano fin da ragazzini.

Son passati tanti anni, ma il loro legame è ancora forte e i singoli pubblicati nel 2022 ne sono una prova:

Col tempo si affermano anche altri collettivi made in Roma.

Ci sono stati gli NSP – LowLow, Sercho e Luca J – i Rapcore – Rasty Killo, Truth, Deal Pacino e DC – e ovviamente la Dark Polo Gang, uno dei gruppi più chiacchierati degli ultimi anni.

Come ormai è risaputo, dal 2016 la storia del rap italiano è cambiata totalmente e il motivo principale porta il nome di musica trap. Grazie a questa nuova wave proveniente dagli Stati Uniti, molti artisti italiani hanno iniziato a riscuotere un successo spropositato tra i più giovani, ribaltando le carte in tavola nel music business nostrano. Tra i più grandi esponenti di questo nuovo genere ci fu senza dubbio la Dark Polo Gang.

Crack Musica di Tony Effe e Side, Succo di zenzero di Wayne e The Dark Album di Pyrex nel 2016 erano sulla bocca di tutti. Usciti a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro hanno fatto sfondare il gruppo in un battibaleno, grazie anche ai beat che gli offriva l’allora poco conosciuto Sick Luke, figlio di un’altra icona del rap romano come Duke Montana. Sopra le sue strumentali, la DPG ha rivoluzionato il game, arrivando a pubblicare veri e propri tormentoni come British e Sportswear:

Oltre alle 777 Entertainment (per la quale ha firmato anche un altro rapper capitolino da non sottovalutare, Gianni Bismark), a Roma hanno sede alcuni tra i più diffusi quotidiani nazionali e dal 2019 sulle loro pagine troviamo spesso e volentieri il nome di un giovane artista di Fiumicino. Quell’anno, infatti, uscì 23 6451, il primo album ufficiale di tha supreme ora conosciuto semplicemente come thasup.

Fratello della talentuosa Mara Sattei, con cui ha collaborato più di una volta, è diventato una delle figure più importanti della scena urban italiana grazie allo stretto legame con la Machete e la 333 Mob, ma soprattutto per merito della sua incredibile originalità portata sopra le strumentali che si autoproduce. Difficilmente troveremo in Italia un artista come lui e, dopo aver scalato la vetta di tutte le classifiche anche con l’ultimo album, Carattere Speciale, sarà ancora più interessante capire come si muoverà nei prossimi anni.

C’è invece chi negli ultimi anni è stato lontano da queste classifiche e luci dei riflettori, forse anche volontariamente: Mezzosangue e Quentin40, due penne apprezzatissime della scena rap di Roma. Mentre il primo è in una sorta di silenzio stampa dall’ultimo doppio album, Tree – Roots & Crown, il secondo sembra essere finalmente pronto a fare il ritorno con un album ufficiale.

Nayt è invece uno che non molla mai un colpo. Nato a Isernia, come Achille Lauro si è trasferito a Roma da giovanissimo, iniziando qui non ancora maggiorenne a pubblicare i suoi primi lavori per la 40 Ladroni Records. Con il passare del tempo solidifica il suo legame con il fedele produttore 3D, padrone di casa di quel Bunker Studio dove gran parte della scena romana è passata a registrare. Assieme a lui pubblica la maggioranza dei suoi lavori, compresi gli ultimi due album ufficiali che lo hanno consacrato come uno dei rapper più forti dello Stivale.

Sarà anche piccolino di statura, ma Nayt è uno che difficilmente si fa mettere i piedi in testa da qualcuno, sempre pronto a rappare sopra il palco con Gli Occhi Della Tigre:

Le nuove leve della scena rap romana

Se si vuole cercare qualche nome nuovo del rap nato a Roma e fatto come si deve, basta semplicemente fare un salto tra le release della Do Your Thang Records, label che da un po’ di tempo ci sta deliziando con le barre e lo stile di MC degni di nota come William Pascal, White Boy, Panz e Pacman XII. Teneteli d’occhio, così come Wiser (sempre accompagnato dal fedele Dj Fastcut) oppure la JSP Crew.

Altri che probabilmente si faranno sempre più sentire nel futuro più prossimo sono i Fuckyourclique, Security First, Kira e Zyrtck, ma se ne avete altri da farci conoscere, segnalateceli pure in DM su Instagram.

Insomma, dalla Taverna VIII Colle alla Do Your Thang Records di acqua sotto i ponti romani ne è passata parecchia, non è però venuta a mancare la forza e l’energia di una scena che, grazie anche al suo accento riconoscibilissimo, è da sempre tra le più rappresentative dell’Italia.

Testo inizialmente scritto per la Storify di BSMNT 105 e poi rivisto