Nel 2021, senza rapper italiano non c’è radio italiana

pop rap

Tutti gli artisti li vogliono, tutti li cercano. I numeri? Sì. I dischi di platino? Ovvio. I rapper per il feat? D’obbligo. Chiaramoci: il pop rimarrà sempre il caro vecchio pop (soprattutto in un paese come l’Italia, legato come forse nessun altro alla sua secolare tradizione nazionalpopolare), ma se in passato il rap aveva bisogno di un bel ritornello fatto da una cantante italiana per finire in radio, negli ultimi anni è il pop che pare aver bisogno di un aiutino. E di una rinfrescata.

Nel 2021 il pop per entrare in classifica ha bisogno (anche) del rap.

Sempre di più infatti sono gli artisti di estrazione pop che nei propri singoli si avvalgono della collaborazione (sia come autori, sia come interpreti) dei rapper, a dimostrazione di quanto ormai il rap sia a mani basse il genere più in voga del momento, in grado di macinare numeri da capogiro.

Classifiche alla mano, nella Top 50 Italia di Spotify, a una settimana dalla sua pubblicazione ben 13 posizioni sono occupate dall’intero Fastlife 4 di Gue Pequeno, così come nella top 10 della classifica settimanale (aggiornata all’8 aprile) degli album più venduti stilata dalla Fimi non vi è praticamente traccia – ad eccezione dei Maneskin e di Justin Bieber – di dischi pop (con Marracash che anzi mantiene ancora saldamente la decima posizione a ormai un anno e mezzo dall’uscita di Persona).

Sdoganatissimo negli Stati Uniti sin da tempi immemori (tanto da poterlo catalogare come un genere a sé stante, il pop rap (o fresh rap), di cui LL Cool J è considerato da qualcuno tra i pionieri), il connubio tra rap e pop non è cosa inusitata nemmeno in Italia.

Solo per citarne alcuni, nel 2002 gli Articolo 31 collaboravano con Paola Turci in Fuck You, nel 2007 Fabri Fibra chiamava Gianna Nannini per il ritornello di In Italia, nel 2012 i Club Dogo spopolavano in radio con P.E.S. insieme a Giuliano Palma, nel 2015 Marracash e Tiziano Ferro duettavano in Senza un posto nel mondo e, solo qualche giorno fa, Rkomi ha pubblicato insieme a Tommaso Paradiso Ho spento il cielo, primo singolo estratto da Taxi Driver, il suo nuovo disco in uscita il 30 aprile (un progetto che con ogni probabilità sancirà l’allontanamento dal rap e la definitiva svolta verso il pop del rapper (?) milanese, come lui stesso ha lasciato intendere in un’intervista recentemente rilasciata a Rolling Stone).

Se prima però erano i rapper a chiamare artisti pop nei propri dischi, negli ultimi anni la tendenza si è decisamente invertita: per fare la hit ormai non bastano più un bel ritornello e una melodia catchy, ma servono le barre. Lo sanno bene Elodie e Anna Tatangelo (no ragazzi, non avete letto male, proprio quella Anna Tatangelo), due artiste che – seppur con risultati diversi – possono essere assunte come esempi lampanti di questo cambio di rotta.

Entrambe infatti hanno alle spalle un background decisamente nazionalpopolare: la prima con un passato da concorrente di Amici, la macchina da popstar per eccellenza e fucina delle varie Emma Marrone e Alessandra Amoroso, la seconda fortemente influenzata dallo stile Gigidalessiano. Le ragazze di periferia però, anche grazie al rap, nell’ultimo anno si sono rilanciate nel mercato discografico con un rebranding totale, uno forse più riuscito dell’altro.

Dopo un silenzio di due anni (rotto solo da qualche singolo con Guè Pequeno e Ghemon che già lasciava intravedere il punto di arrivo del suo glow up artistico), nel 2019 Elodie torna sulle scene con Margarita, una hit estiva clamorosa che vede la partecipazione di Marracash, un brano che non solo sarà il trampolino di lancio per togliersi definitivamente di dosso l’etichetta di cantante uscita da un talent show, ma che riporta Elodie alla ribalta e aggiunge un altro tassello a quello che poi l’anno successivo sarà This is Elodie, forse il suo primo vero album.

Qui l’abbondanza di rapper (i già citati Guè Pequeno, Marracash e Ghemon, a cui si aggiungono Gemitaiz, Fabri Fibra – in un brano prodotto da NeffaLazza e Ernia) rende quello di Elodie un progetto accostabile alle artiste R&B d’Oltreoceano, un qualcosa che nel panorama mainstream italiano ancora mancava.

Chiaramente, il successo di questo album si deve all’incredibile talento della cantante romana, ma è innegabile che la componente rap abbia comunque giocato un ruolo importante, attirando un bacino di pubblico – quello dell’hip hop – che diversamente non avrebbe raggiunto.

Il tutto però non risulta un’operazione di marketing, ma un percorso studiato e allo stesso tempo naturale, estremamente autentico e soprattutto credibile.

A poco meno di un anno di distanza, le orme di Elodie sono state seguite da Anna Tatangelo. Durante un’intervista a Rolling Stone, la cantante aveva annunciato di voler dirottare la propria carriera (anche se forse più che di dirottamento sarebbe più giusto parlare di rilancio) verso atmosfere (t)rap e R&B, spoilerando anche un’ingente presenza di rapper nel suo prossimo disco.

Due di questi sono Geolier e Gemitaiz, con cui nel 2020 esce rispettivamente con Guapo e Fra me e te. Nonostante Anna ci abbia tenuto a specificare che non si tratta di un cambiamento fatto a tavolino o dettato dal voler cavalcare l’onda del momento, diciamo che comunque non me la sento di pensare che questo improvviso avvicinamento al rap sia del tutto casuale. Scusa Anna.

Quelli di Elodie e Anna Tatangelo sono solo due degli innumerevoli esempi di esponenti del pop che “contaminano” i loro pezzi con il rap, ma nel tempo l’elenco si è decisamente allungato, e se da un lato questa operazione fa storcere il naso agli ascoltatori più puristi, dall’altro – in termini di mercato e bacino di utenza – questa cosa può giovare su alcuni fronti ad entrambi i mondi, con il rap che avvicina al pop la propria fetta di ascoltatori (una fetta consistente) e il pop che rende più edulcorato e rassicurante il rap agli occhi di quel pubblico che lo ha sempre guardato con diffidenza. Tipo vostra mamma, per intenderci.

Senza cantante italiana non c’è radio italiana”, dicevano Guè e Marra nel 2016 in Santeria, quando ancora le radio, le classifiche e gli streaming erano monopolizzati dalle popstar nostrane. Oggi invece, cinque anni dopo, possiamo finalmente dirlo: senza rapper italiano non c’è radio italiana.