Planet Rock: la storia del rivoluzionario brano di Afrika Bambaataa

Afrika Bambaataa

Planet Rock: di Afrika Bambaataa & The Soulsonic Force è uno dei brani che ha contribuito a fare la storia dell’hip hop.

Un’intervista del produttore Arthur Baker che ci è capitata sottomano, ci ha fatto venire voglia di ripercorrerne gli avvenimenti che l’hanno fatta nascere.

Planet Rock, il più grande successo di Afrika Bambaataa

Mettercela tutta per raggiungere l’obbiettivo che ci si è fissati in testa. Potrebbe essere riassunta così la storia che vi raccontiamo oggi e che vede protagonisti quattro uomini: il Dj Afrika Bambaataa, il produttore Arthur Baker, il musicista John Robie e uno sconosciuto ma decisivo uomo di New York.

Se avete già ben fissi in mente chi siano questi appena nominati, avrete già capito che stiamo per raccontarvi la nascita di Planet Rock, il brano definito dal produttore e co-fondatore della Def Jam Records, Rick Rubin, come “la canzone più influente di tutte, quella che cambiò il mondo”.

Per tutti gli altri, invece, è meglio partire dalle presentazioni.

Afrika Bambaataa è uno dei padri fondatori dell’hip-hop, ideatore di quella Zulu Nation nata con lo scopo di diffondere e preservare i valori di questa cultura e che con la sua musica ha fortemente influenzato un genere nato da poco come era ai tempi il rap. Se volete saperne di più, potete leggere l’intervista esclusiva che abbiamo realizzato assieme a lui.

Gran parte dei suoi dischi sono stati pubblicati per la Tommy Boy, etichetta che gli permise di iniziare a lavorare con Arthur Baker e John Robie, due figure che divennero fondamentale per il proseguo della sua carriera.

Con Barker aveva già avuto modo di collaborare in Jazzy Sensation, un brano di ben nove minuti realizzato assieme a un gruppo rap del South Bronx: i The Jazzy 5. Ora però c’era voglia di fare qualcosa di diverso, qualcosa di più elettronico come tanto piaceva ad entrambi.

La miccia che fece scaturire l’ispirazione per il brano fu per merito dei Kraftwerk, un gruppo tedesco di musica elettronica che Baker stava ascoltando parecchio in quel periodo.

L’idea alla base era quindi quella di emulare il loro suono, ossia quello della batteria elettronica. Ascoltando di continuo la loro musica e differenti tipologie di drum machine, Bambaataa e Baker arrivarono a una conclusione: “abbiamo bisogno della Roland 808!

Siamo all’inizio degli anni Ottanta e gli e-commerce e i negozi di elettronica che tutti conosciamo non esistevano affatto. I tre iniziarono così a cercare ovunque questa batteria, quando per loro fortuna videro un annuncio sul Village Voice – un settimanale distribuito gratuitamente a New York – con scritto “Uomo con una batteria elettronica, 20 dollari a sessione”.

L’hanno immediatamente chiamato e invitato nel loro studio, ingaggiandolo per questo lavoro. “Cosa volete che faccia?” chiese in maniera innocente. Bambaataa, Baker e Robie misero in play i Kraftwerk per fargli capire ciò che avevano in mente ormai da giorni e, poco dopo, ecco che grazie a questo sconosciuto appassionato di batteria elettronica e al rap dei Soulsonic Force, la tanto bramata Planet Rock diventò realtà.

Quell’uomo non volle nulla, solo i dollari per la sua sessione, probabilmente ignaro del successo mastodontico che aveva contribuito a forgiare grazie al suo annuncio pubblicato su un semplice tabloid. Certificato d’oro negli Stati Uniti e con un videoclip che è pura festa, questo brano del 1982 cambiò letteralmente il mondo della musica e non per niente lo troviamo ancora fisso nella pregiata classifica dei 500 brani migliori di sempre stilata dalla nota rivista Rolling Stone.

A volte per mutare la storia basta solo avere l’idea giusta in testa e darsi da fare per renderla realtà, magari leggendo qualche annuncio qua e là…

Testo inizialmente scritto per la Storify di BSMNT 105 e poi rivisto.