Nitro, essere coerenti nell’anticonformismo

Nitro

Qualche settimana fa è uscita un’interessante intervista di Nitro a TRX Radio, nella quale a un certo punto spiega la frase “quando davo il venti per cento piacevo di più alle persone“, contenuta in OK BOOMER.

La questione risulta molto interessante, poiché rivela esattamente la sensazione che si ha quando si parla di lui, dato che è il classico rapper a cui viene affibbiata la frase “era meglio prima”. Ma per quale motivo? E soprattutto, è vero?

Nitro è un rapper controverso, che spesso divide il pubblico in due: vediamo il perché.

Nitro parte dal freestyle, dove riesce a ritagliarsi il ruolo di protagonista, per poi dedicarsi alla carriera in studio cominciando da Danger, disco diventato cult che negli anni successivi è sempre stato considerato dai fan come album benchmark. Con Suicidol riesce a ottenere ancora più consenso e poi con No Comment e GarbAge ha trovato una direzione certamente fruttifera a conti fatti, ma non sempre graditissima al suo pubblico.

Ecco, sinceramente non si è mai capito con quale oggettività si smuovono certe critiche a Nitro, che in realtà risulta essere uno dei rapper nella scena rimasti sempre fedeli alle proprie origini, nel bene e nel male. Non si è mai piegato a suoni di moda, ha sempre tenuto stretta la sua idea di rap, senza rinunciare a certi principi che ha spesso rivendicato.

Questioni di principio

Forse il discorso si può traslare proprio su questo concetto. La sua incapacità di essere ipocrita l’ha reso un artista spesso controcorrente e, alla vista di un certo tipo di pubblico, questo può far si che non sia appetibile ad alcuni palati.

La sua messa in discussione parte tendenzialmente dal 2016/17, anni nei quali la nuova wave prende totalmente il sopravvento nella scena. Si comincia a etichettarlo come ancorato a un suono vecchio, uno stile passato, un modo di fare arte non più accogliente.

Ed è qui che Nitro dimostra quanto tenga alla sua musica. Infischiandosene di ogni critica continua per la sua strada e sforna due album emblematici del suo stile, nei quali però sono concentrati numerosi episodi originali, specialmente in GarbAge dove trova la sua piena maturità.

Come si fa a non riconoscere a pieno il valore elevatissimo di tracce come Ho Fatto Bene, V!olence, Garbage, Avvoltoi o Libellule, solo per citarne alcune.

Anche la schiettezza che lo caratterizza non aiuta a essere empatico verso chi si approccia alla sua musica. Collegandoci a questo nell’intervista citata prima non manca di tirare una steccata al “politicamente corretto” che sta inondando internet, affermando che di fatto si sta procedendo verso una censura sempre più invasiva.

Nitro non cerca mai troppi compromessi, se uno stile o una moda non gli piace lo dice senza troppi giri di parole e non cerca di avvicinarsi al rapper del momento soltanto per fare la hit. Infatti non ha ancora collaborato con alcuni nomi come Sfera o Plaza, semplicemente perché al momento non ha motivi artistici seri che lo spingono a farlo.

Nella puntata di TRX conferma quanto appena detto:

“Non voglio creare assenso, io voglio creare dissenso. voglio mettere la domanda e creare casino. Non ti dico come vivere, ti faccio chiedere se stai vivendo nel modo giusto”.

Il suo pessimismo radicato è un’altra componente che forse lo rende antipatico agli occhi di chi non sopporta i contenuti seri nella musica, quelli che “chi se ne frega dei contenuti” e poi ascoltano la canzone del momento salvo poi dimenticarsene dopo due settimane all’uscita della nuova hit di turno.

Lui stesso ribadisce spesso questo concetto: la musica spazzatura e le mode musicali passeggere sono da sempre due argomenti contri i quali lotta a viso a aperto, esempio lampante in questo senso è Last Man Standing.

Nitro è anche un rapper che riesce a inserire il tema dell’amore negli album senza risultare forzato, banale o pesante e il motivo risiede nella sincerità con la quale ne parla. Non sacrifica svariate tracce che si concentrano su attitudine e tecnica, dimostrando di saper anche divertire e mostrare i “muscoli”, cosa che esibisce particolarmente bene dal vivo, da sempre ambiente nel quale dà il meglio di se stesso.

Proseguendo in questo senso, nell’intervista per TRX citata all’inizio fa capire lui stesso quanto la prestazione dal vivo sia fondamentale per Nitro, la “vera prova del nove di un artista“.

GarbAge, l’opera della maturità completa di Nitro

Con GarbAge Nitro è riuscito a raggiungere la sua maturità. Per carità, Danger e Suicidol sono due grandi album e nessuno intende metterli in discussione (tracce come The Dark Side of the Mood sono perle rarissime anche considerando l’intero panorama rap), ma si trascinavano dietro un velo di facilità dovuto a un (comprensibile) approccio fin troppo diretto del rapper.

Questo sicuramente aiuta a piacere al grande pubblico, che sappiamo avere in media un’attenzione piuttosto bassa riguardo certi aspetti e a cui piace capire tutto subito, però a livello di completezza GarbAge è superiore, più curato in tutte le sue sfaccettature. In quest’ultimo progetto troviamo una selezione delle produzioni coerente fino in fondo, che suonano compatte anche nel complesso e non solo come episodi singoli.

Arriviamo dunque ad un aspetto importantissimo riguardo l’analisi presa in considerazione, il suo essere ideato proprio come album e non come raccoglitore di tracce singole, una cosa sempre più rara al giorno d’oggi. Ne avevamo già parlato nella recensione. E in questo si differenzia da No Comment, che per quanto anch’esso di ottima fattura soffriva un po’ di altalenanza tra un pezzo e l’altro della tracklist.

Risolti dunque i piccoli problemi che aveva presentato precedentemente, con GarbAge è riuscito a trovare la sua strada più completa possibile, dimostrando una maturità e una crescita sicuramente apprezzabile da chi ama i “concept album” e affini. Sul piano musicale è probabile che la relazione più stretta con Stabber abbia notevolmente influito nell’aiutare l’album a suonare in modo coeso e connesso, senza però mai risultare monotono o ridondante.

È dunque la ricerca di un equilibrio perfetto tra musicalità, contenuti, tecnica e attitudine la base di GarbAge. Il risultato è pienamente riuscito, tolte un paio di tracce come Saturno o Gostoso che sviano fin troppo dal filone principale risultando un po’ filler, il resto si presenta esattamente come quanto appena spiegato.

Proseguendo nell’analisi dell’intervista si presenta anche l’interessante discorso delle “maschere”. Il suo punto di vista si traduce nella necessità di averne una nella musica, che possa permettergli di esporre i suoi lati più nascosti, ed è qui che Nitro aiuta Nicola (il suo vero nome) a esporre ciò che ha dentro di sé. Inoltre espone il fatto che anche nella vita vera ognuno indossa una maschera, collegandosi a discorsi pirandelliani sempre attuali e sempre concreti.

Il rap è l’unica strada

Un po’ come per 17, il joint album di Emis e Jake, Nitro soffre di un attaccamento alle radici che lo penalizzano nei confronti di chi non è radicato al genere ma ascolta questa musica principalmente per moda. Che sono poi gli stessi che appunto etichettano Nitro “vecchio” e 17 “come un album che suona come se fosse del 2015“, e qui si potrebbe citare Boris aggiungendo “a noi la qualità ci ha rotto il c*zzo“.

E invece possiamo garantire che c’è ancora chi apprezza una certa sincerità e onestà nella musica, e prega quotidianamente per avere prodotti veramente rap, senza compromessi e che, magari con influenze esterne anche forti, riescano a regalare opere senza tempo, che non stufano dopo un mese e che si riascolteranno ancora tra anni, regalando le stesse emozioni del giorno d’uscita.

Ogni artista, come giusto che sia sceglie la sua strada. C’è chi sceglie di partire da un genere come il rap, dimostrando magari anche grande talento, per poi però deviare il proprio percorso verso un più proficuo e facile pop. C’è chi sceglie di rimanere radicato alle sue origini, senza snaturarsi e portando avanti una missione ben più complessa e meritevole. Nel rap nostrano abbiamo per fortuna diversi esempi come quest’ultimi – vedi anche Fastlife 4 di Guè – e tra di essi non possiamo che nominare il rapper di casa Machete.