Lil Uzi Vert, un’attesa eterna per niente

Eternale Atake di Lil Uzi Vert è la prima grande delusione di quest’anno?

È passato quasi un mese dall’uscita di uno dei dischi più attesi di quest’anno: Eternal Atake di Lil Uzi Vert, ed è giunto il momento di tirare le somme di questo progetto, che per diverse ragioni era circondato da un hype gigantesco. E a circa un mese dalla sua release, si può affermare senza problemi che si tratta del primo grande flop di questo inizio del 2020.

Prima di iniziare con l’analisi del disco vero e proprio, è però necessario fare un breve incipit per inquadrare correttamente il lavoro. Bisogna quindi iniziare col dire che Eternal Atake arrivava con un carico di aspettative enormi, nate dai continui ritardi che ne hanno caratterizzato la genesi, spostando in là la release di oltre due anni.  L’ultimo disco di Uzi prima di questo era Luv is Rage 2, datato 2017.

Tre anni nell’era dello streaming equivalgono più o meno a un’era geologica e si può capire, quindi, come mai ci fosse così tanta attesa attorno a questo lavoro. Ma non solo questo. Al di là del tempo passato, dei ritardi, dei problemi con la casa discografica e con il management, del ritiro annunciato poi ritrattato etc., il momento in cui Lil Uzi Vert aveva deciso di sparire era coinciso più o meno con il successo clamoroso di XO Tour Life, la sua hit per eccellenza. Un banger clamoroso che aveva fatto innamorare anche i più scettici di lui, o se non innamorare, quanto meno incuriosire rispetto a quelle che sarebbero state le sue prossime mosse. Questo rese la sua sparizione ancor più rilevante, perchè avvenuta nel suo momento di massima esposizione.

Da XO Tour Life ad oggi ci sono stati alcuni featuring e qualche singolo (New Patek, Sanguine Paradise, That’s a Rack e Watch con Travis Scott e Kanye) più il freestyle su messo su YouTube, Free Uzi. Tutti lavori sicuramente ben fatti ma che non allargavano il confine di quanto già ascoltato. Si poteva forse notare una maggiore consapevolezza rispetto alle proprie capacità, una maggiore maestria ecco, ma la sensazione era di avere comunque più a che fare con la coda del vecchio disco, piuttosto che con l’incipit di un nuovo percorso.

E da qui si arriva direttamente all’album.

Il problema più grosso di Eternal Atake è che si tratta disco che non ha senso di esistere adesso nel 2020, perché mentre Lil Uzi è rimasto fermo, il mercato è cambiato profondamente e quelli che qualche anno fa avevano iniziato a cavalcare la cresta dell’onda ora sono vere e proprie star mondiali. Inoltre, sono usciti nuovi esordienti che hanno modificato ulteriormente il rap game.

Da Luv is Rage 2 ci sono stati, in ordine sparso, Die Lit di Playboi Carti, Astroworld di Travis Scott, sono usciti Gunna e Lil Baby, è uscito Da Baby che ha riempito il mondo di banger, Young Thug è maturato con So Much Fun e la lista può andare avanti. Tutti questi lavori e artisti hanno cambiato le carte in tavola. La sensazione generale è di avere a che fare con un lavoro che sarebbe potuto uscire tranquillamente tre anni fa cavalcando l’uscita di Luv Is Rage vol.2.

Non ci sono miglioramenti, non c’è evoluzione, non c’è niente che faccia intendere che Lil Uzi sia diverso da quello che i fan avevano lasciato nel 2017.

Eternal Atake è un’ora dritta di canzoni, con quasi venti beat che suonano tutti uguali. Il disco potrebbe essere quasi un’unica traccia, in diciotto canzoni ci sono infatti solo due movimenti significativi a livello di ritmo: il primo è la doppietta di canzoni Pop e You Better Move, due pezzi trap generici e ripetitivi; il secondo è la traccia 13 con il cantato di Syd dopo oltre quaranta minuti di ascolto. You Better Move è un esempio interessante per parlare di Eternal Atake come anche di un’occasione sprecata. Nel  senso che viene campionato Space Cadet Pinball, un sample molto in linea con l’immaginario cartoon e futuristico di Uzi, ma la canzone diventa poi un pezzo trap senza spessore, con ritornello a una frase e strofa che ripete il medesimo andamento. Tutte cose già usate e abusate.

Chiude il disco P2, che sarebbe dovuta essere la continuazione di XO Tour Life, un brano che ricorda al pubblico le aspettative che si aveva per questa pubblicazione e che serve solo ad aumentare i rimpianti.

Lil Uzi Vert

Continuando sui testi e sul flow, diventa abbastanza difficile dare un giudizio positivo anche su questo aspetto, nel senso che Lil Uzi ha scelto un flow e una tematica (che poi sono le solite tematiche, le 3 D di Gue Pequeno: donne, droga, denaro). Una volta fatta questa scelta, non ci sono variazioni, le modulazioni sulla voce si alternano in maniera costante e ripetitiva per tutto il disco, e il livello dei testi rimane basso per tutta l’ora d’ascolto.

È anche vero che Lil Uzi non ha fatto un disco da zero in pagella, perché Eternal Atake ha dei momenti buoni: è piacevole per esempio vederlo flirtare con il pop in pezzi come That Way (dove tra l’altro campiona i Backstreet Boys), oppure nella smielata I’m Sorry. Ma anche vedere come è effettivamente in grado di migliorare e potenziare il suo immaginario come in Futsal 2020 o in Celebration Station. Allo stesso modo in cui dimostra di essere un buon “direttore creativo”, sfruttando in modo brillante il campione di Way Back di Travis Scott in Princes – senza dubbio uno dei momenti migliori del disco. Ma sono purtroppo casi isolati, immersi all’interno di un contesto che non li valorizza, mischiati a pezzi filler e brani stantii che ripropongono formule già abbondantemente sfruttate da lui stesso in passato.

Lil Uzi ha voluto utilizzare una formula che andasse sul sicuro, che non lo muovesse di un centimetro dalla sua zona di confort, un prodotto pieno di fan service con pochi guizzi interessati. E a questo punto non si capisce il motivo di quest’attesa sfibrante, che sicuramente è stata un’ottima mossa di mercato, perché tirare la corda in questo modo ha reso questo nuovo album un lavoro da non poter non ascoltare. Ma questa stessa attenzione ha rivelato in modo ancora più evidente l’inconsistenza di Eternal Atake.

Alla luce di queste considerazioni, la stessa figura dell’artista di Philadelphia ne esce molto depotenziata. Lil Uzi ad oggi appare come un artista gonfiato dall’hype, in maniera totalmente sproporzionata rispetto a quanto mostrato fino ad ora. Sicuramente spazio per migliorare ne ha, ma forse è giunto il momento di passare ad una fase successiva della sua carriera, come molti suoi colleghi hanno già fatto, prima che l’hype attorno a lui finisca del tutto.