Il KLENTAPE è la risposta alla quarantena targata KLEN SHEET

Con il KLENTAPE del KLEN SHEET a vincere è la spontaneità.

Più di un mese chiusi in casa, senza la possibilità di uscire e di fare qualsiasi cosa richieda contatto umano: una sorta di incubo se ce l’avessero anticipato tempo fa, la triste realtà alla quale ci stiamo rassegnando in questo periodo. Il segreto per resistere non c’è e gli slogan ottimistici durano quanto uno starnuto. Ognuno vive questo momento come può e come si sente di fare, senza ricette segrete, affidandosi a volte alla creatività come unico mezzo per allargare le pareti di casa.

È questo, infatti, lo spirito del KLENTAPE VOL.0 pubblicato alla fine di marzo, il primo progetto di KLEN SHEET, la crew romana con all’interno, tra gli altri, Maggio e Tanca (che avevamo intervistato a dicembre), Ngawa e Giumo.

Il progetto, in realtà, si può dire sia cresciuto via via già dalle prime fasi dell’emergenza, con i pezzi pubblicati a cadenza quasi giornaliera su Instagram, già da prima che il lockdown si abbattesse su tutta l’Italia. A quarantena inoltrata, poi, sono arrivate Tosse Track – la posse track quantomai a tema – e le due bonus track Tanuki Cassetti. La forza del KLENTAPE, il suo dato più interessante, probabilmente, sta proprio in questo. Una volta finita la quarantena, infatti, verremo probabilmente assaliti da ondate di materiale di qualsiasi tipo – canzoni, serie tv, film, libri – che rifletteranno a posteriori su questo periodo, analizzandolo, com’è normale che sia, e interpretandolo.

Il KLENTAPE, invece, è nato e cresciuto assieme al lockdown, è stato pensato addirittura quando l’emergenza era circoscritta a Codogno, sviluppandosi giorno per giorno quando ancora non si era compresa in pieno la gravità della situazione, arrivando all’uscita al momento che invece ha segnato forse l’apice della “reclusione”. Suonerà quindi come una foto dall’interno di questo periodo e delle camere dei membri di KLEN SHEET.

In questo periodo molti, moltissimi artisti stanno interagendo col proprio pubblico tramite dirette e concerti improvvisati direttamente dalle proprie abitazioni. La musica così è tornata in casa, in un ambiente più intimo, con quello che può sembrare un passo indietro, quantomeno da un punto di vista economico. D’altra parte sembra aver riacquisito un’autenticità che lega maggiormente artista e ascoltatore.

Il KLENTAPE è d’impatto proprio grazie a questa sua immediatezza, all’essere un lavoro che ora parla dell’ora. Non prova a dare soluzioni per risolvere i problemi, ricette generali e trucchi per superare il periodo, ma nasce dalla reazione a un periodo oggettivamente complicato da parte di una crew di ragazzi. E la risposta è la più naturale possibile: mettersi a fare musica nella propria camera. La sua capacità comunicativa sta proprio nella sua immediatezza.

Membri della KLEN SHEET, fuori ora col KLENTAPE - Rapologia.it

Quando ho chiesto a Maggio come fosse nato il progetto, la prima cosa che mi ha detto riguardava la volontà di sfogarsi in primis lui, e poi coinvolgendo tutta la crew. E, in fondo, sono questi i due bisogni e gli stimoli che probabilmente assillano tanti di noi: scaricare la pressione di questo periodo e recuperare, per quanto possibile, quella socialità che ora ci è negata.

Il risultato è il KLENTAPE, un mixtape – il primo di una serie di lavori targati KLEN SHEET – senza retorica, senza nessuna volontà di ergersi a portavoce di chicchessia, in cui si alternano momenti spensierati e ironici ad altri più riflessivi, senza il bisogno di separare in maniera definita le due cose.

La spontaneità si traduce in un’estetica diretta, volutamente sporca e non limata, che spicca in un’epoca in cui anche il rap – pur sventolando rivendicazioni di essere il nuovo punk – cura sempre l’immagine nella maniera più pulita possibile. Le grafiche, tutte di Ratematica e Pepp.irl, così come i brani del KLENTAPE, riflettono la stessa immediatezza e gli stessi riferimenti a volte sognanti e a volte quotidiani.

KLEN SHEET fuori con il KLENTAPE vol. 0 - Rapologia.it

Il primo KLENTAPE targato KLEN SHEET esce così in un momento delicato e lo affronta con una leggerezza non vuota che ha la propria ragione d’essere nel bisogno d’esprimersi.

È un ritorno alla musica fatta in cameretta, sporca, che lascia tracce sulle mani dopo averla maneggiata; è una raccolta di polaroid sfocate con le ditate sopra, che però ricordano l’esatto momento di quando le si è scattate; è rap fatto in tuta e non con l’oro addosso; è una delle risposte più naturali a un periodo simile.