Come un fulmine a ciel sereno, e con difficoltà ad accettare la notizia durante le prime ore in cui circolavano i rumor sul web, abbiamo appreso la notizia che Jesto ci ha lasciati all’età di soli 41 anni.
Ricordando Jesto, artista unico
Articoli come questo sono i più difficili da scrivere, soprattutto se prima di essere un editore sei un fan. Le parole in testa sono tante, in particolare se l’artista in questione l’hai ascoltato per ore nel corso degli anni, custodendo gelosamente i suoi dischi e, soprattutto, avendo avuto modo di parlarci di persona più di una volta. Decidendo di dedicargli un pezzo su un sito web o su un social network, bisognerebbe probabilmente lasciar solo spazio al cuore, cercando di tirare fuori memorie e sensazioni legate a un artista come pochi in Italia.
Perciò eccomi qua, ancora incredulo.
Se il primo ricordo che ho di Jesto è difficile da fissare, visto che risale a più di quindici anni fa, quello più recente è di questo febbraio, quando, con un caro amico che vive a Londra, ci siamo ritrovati a parlare di quanto ci fossimo pompati nel 2015 Questa Pioggia: uno di quei suoi classici singoli difficilmente etichettabili, con un mix di malinconia e irriverenza che ti facevano andare in overthinking e gasare nel giro di poche barre.
Ecco, per me pensare a Jesto significa in primis ricordare i momenti in cui lo si ascoltava in compagnia negli anni della saga Supershallo, quando si ordinavano in formato fisico i suoi mixtape e li si pompava in auto o in cameretta, con la consapevolezza di essere una nicchia dentro la nicchia. Jesto non era per tutti ma per noi che in quegli anni vivevamo il rap a 360° era una fonte di ispirazione continua, una certezza in fatto di punchline e, soprattutto, un’inesauribile fonte di novità.
Quelli erano gli anni in cui il rap stava nuovamente per esplodere in Italia, con i primi big della scena in major e le loro comparsate in tv e radio nazionali. C’era molta attenzione verso il genere, però, almeno quello “di un certo tipo”, restava per pochi. Nell’epoca pre-Instagram e pre-Spotify, i social erano meno impattanti e funzionavano benissimo i mixtape in free download. Jesto li sapeva sfruttare al meglio, sia con la musica che con il merchandising: premendo play su quei progetti avevi l’opportunità di scoprire qualcosa di inedito per il nostro Paese, che in pochi avevano fatto — e bene.
Autotune, karate chop flow, trap: sono termini che molti in Italia hanno scoperto o approfondito proprio grazie a Jesto, ben prima del boom della musica trap del 2016. Basti pensare a Mamma Ho Ingoiato L’Autotune (2012) o Trappo Troppo EP (2014). Un artista iperproduttivo, con più di 30 progetti in circa vent’anni di carriera, ognuno diverso dall’altro.
Nonostante ciò, Jesto è sempre rimasto una persona umile, alla mano e profondamente legata alla musica, presente nella sua vita fin da quando era piccolo. Una vita segnata dal “disagio”, parola che usava spesso ma con un significato ben diverso da quello inflazionato dai social. Ascoltando la sua discografia si capisce come questo disagio interiore (ed esteriore) sia stato trasformato in arte, fino agli ultimi anni della sua vita. Dopo una parentesi cantautorale, dal 2022 al 2024 ha infatti pubblicato ben quattro dischi:
- Samsara (2022), seguito l’anno dopo da Samsara Reloaded
- Ricordo Il Futuro (2023)
- Good Vibes (2023)
- L’Asteroide (2024)
Per chi come il sottoscritto ha vissuto gli anni della formazione scolastica con la sua musica — sì, ho 34 anni, fate voi il conto di quanti ne avevo quando uscì Il Mio Primo E Ultimo Disco — questi quattro ultimi dischi (+1) hanno subito fatto rivivere quegli istanti e ricordato quanto fossimo fortunati ad avere in Italia un artista originale, profondo e divertente come Jesto.
Ci sarebbero davvero tante cose da dire: più di 30 progetti pubblicati, musica inedita già pronta per uscire, palchi calcati ovunque, a partire anche dal 2TheBeat. Ma preferisco fermarmi qui, in un’epoca in cui sembra più importante segnalare la morte di qualcuno piuttosto che valorizzarlo quando è in vita. Se non l’avete fatto, lasciate perdere i social e recuperate la sua discografia: per lui la musica era tutto, e grazie ad essa “È Jesto” sarà per sempre.
Rest in power, Supershallo.


