Il sogno trap di IRBIS 37 – Recensione di Un Altro Cielo

Fuori per Undamento, Un Altro Cielo è il primo album ufficiale di IRBIS 37.

È passato quasi un anno da quando tre ragazzi della Bovisa ci avevano presi a Schicchere con il loro secondo EP (il primo in casa Undamento), e non ci era voluto molto per rendersi conto che quella che stavano portando nella nuova scena Irbis, Logos.Lux e dNoise – sussumibili nel nome di IRBIS 37 – fosse una boccata d’aria fresca di cui la musica aveva bisogno.

Che IRBIS 37 fosse un progetto diverso da tutto quello che ero abituata ad ascoltare l’avevo capito circa due anni fa premendo play su Boccadoro, un gioiellino di sette pezzi in cui si intravedeva già un embrione di quello che sarebbe poi stato Schicchere: la scrittura astratta, stricto e latu sensu, e quasi simbolista di Irbis si intreccia infatti con le produzioni black, psichedeliche e sperimentali di Logos.Lux e dNoise, dando vita a un ibrido di suoni e di significati di difficile catalogazione.

Suggestionata forse dall’assonanza con Irbis, “ibrido” è l’aggettivo che mi passa per la mente ascoltando Un altro cielo, il primo album ufficiale del collettivo milanese, uscito il 20 febbraio per la label di Frah Quintale e Dutch Nazari.

Come era accaduto per Schicchere, in Un altro cielo le sonorità che traspaiono dalle dieci tracce di IRBIS 37 sono tanto coerentemente eterogenee quanto perfettamente calibrate, con la differenza che questa volta, dopo un percorso di ricerca e di evoluzione, sembrano aver trovato una proprio genere “identificativo”, confluendo in una definizione coniata ad hoc e che non potrebbe essere più calzante di così:

“Si scrive 2020 si legge dream trap.”

Un concetto quasi ossimorico se si pensa alle tematiche che oggi dominano i testi trap per antonomasia. E proprio come facevano gli artisti d’avanguardia dei primi decenni del ‘900, IRBIS 37 – progetto dopo progetto – rispolvera e rimaneggia un genere (rap? Trap? Chi può dirlo) che troppo spesso tende a crogiolarsi e ad appiattirsi nella propria comfort zone, riscrivendo le proprie regole del gioco per giungere ad un nuovo modo di concepirlo, rompendo gli schemi e trovando una modalità espressiva assolutamente peculiare e originale.

Ecco infatti che alcuni tra i temi trattati – come la fame di successo e l’idea del do it yourself – sono quelli tipicamente trap, declinati tuttavia con un linguaggio che tralascia il piano materiale per sublimarsi in atmosfere evanescenti e a tratti malinconiche, sempre però con i piedi ben piantati nel cemento del quartiere.

Scomodando piani decisamente più alti, si potrebbe addirittura dire che quello di IRBIS 37 sia una sorta di realismo magico 2.0, in cui dentro a storie di vita quotidiana, fra amicizie fraterne e amori in corsa e al capolinea, si incastonano elementi surreali che non vogliono e non devono trovare spiegazione, ma che contribuiscono a rafforzare quella componente onirica che sin dai tempi di Boccadoro caratterizza la scrittura di IRBIS 37 (“Mi ricordo solo gli incubi peggiori, tu hai ragni dentro il letto mentre dormi”, quasi di kafkiana memoria), e se il sogno è la dimensione dell’immaginario individuale ed esplorativo dell’essere umano, Un altro cielo è la perfetta e personalissima manifestazione di quello di IRBIS 37.

Un Altro Cielo di IRBIS 37 è disponibile al link qui sotto: buon ascolto!