Intro (The Dynasty) di JAY-Z è il blueprint della sua carriera

Vol 3 Jay-Z

In occasione del compleanno di JAY-Z elaboriamo uno dei passaggi più sottovalutati e intensi della sua lunghissima carriera: l’anno è il 2000 e l’album The Dynasty: Roc La Familia si poneva l’obiettivo di presentare al mondo la prima edizione della Roc-A-Fella Records. Dietro tutto questo però, c’era un iconico MC desideroso ancora una volta di esprimere le sue ambizioni e frustrazioni davanti ad un microfono. Questo è Intro, l’introduzione non solo al quinto progetto in studio di JAY-Z ma alla nuova era di uno degli artisti più importanti della nostra generazione.

JAY-Z naviga tra le sue ambizioni e le sue paranoie in Intro (The Dynasty)

L’inizio del nuovo millennio non portò speranza a JAY-Z ma solo la diretta e inevitabile dimostrazione che l’impero creato con ben già 4 album poteva sgretolarsi al minimo errore. Liricamente e musicalmente Jigga stava vivendo un periodo di scoperta e di crisi, gli eclettici 3 volumi arrivati dopo Reasonable Doubt lo introducevano ad un pubblico pop che rischiava di sminuirli il messaggio dietro il suo distintivo durag. Ad ogni Hard Knock Life così seguiva una So Ghetto, la transizione allo stardom non era delle più fluide.

L’epifania avvenne verso la fine del 1999 in seguito al più celebre degli incidenti nella carriera di Shawn Carter. Durante il release party del debutto solista di Q-Tip, Amplified, JAY-Z aggredì e pugnalò Lance Rivera (regista e produttore discografico) a cui veniva attribuita l’accusa di aver diffuso illegalmente  Vol. 3…Life and Times of S. Carter mesi prima del rilascio originale (28 Dicembre 1999).

Nel ottobre 2001 Hova si dichiara colpevole di aggressione di secondo grado, scontando tre anni di probation.

Le ultime parole di Jigga prima dell’incidente furono

Lance you broke my heart

I mesi seguenti non fermarono il cammino del gigante di Marcy, anzi lo avvicinarono ad una realtà da cui era convinto di poter fuggire. JAY-Z era una superstar, un artista dietro i microfoni di MTV TRL tanto quanto quelli del Tunnel di New York (leggendario club della Grande Mela).

Un gioco della corda nella sua testa che si rispecchiava fino a quel momento solo tra le sue rime, ora lo metteva davanti ad un giudice e al pericolo di perdere ogni cosa. I mesi successivi, i lavori alla Roc-A-Fella Records continuarono, portando avanti le carriere di Memphis Bleek, Beanie Sigel e Amil.

Le frustrazione di JAY-Z lo trascinarono di nuovo in studio e quella concepita come una compilation si trasformò nel quinto atto solista del rapper newyorkese. The Dynasty arrivò il giorno di Halloween del 2000 presentando ad un livello mainstream mai visto prima d’ora un giovanissimo Kanye West (This Can’t Be Life), il freschissimo sound dei Neptunes (I Just Wanna Love U) e un altro giovane talento in procinto di ampliare il suo portfolio, Just Blaze.

Sono numerosi i motivi per cui The Dynasty: Roc La Familia rappresenta un tassello importante nella costruzione non solo di JAY-Z l’artista ma anche del suo brillante futuro imprenditoriale, uno in particolare però fotografa l’irripetibile fusione di successo e tensione, luce e oscurità.

Intro prodotta da Just Blaze con i suoi 3:10 minuti entra nella storia del leggendario rapper con le sue barre dirette e il suo beat oscuro e marcato.

Figlia di un incidente di percorso avvenuto in stato di mixaggio, la traccia è parte della selettiva categoria degli happy incident.

Non ero presente durante il missaggio finale, poco prima della masterizzazione. C’erano due loop che suonavano contemporaneamente e non era assolutamente così che doveva essere, ma Duro (ingegnere del suono) non lo sapeva. Non c’era più tempo per modificare nulla e quel cantato nel sample non doveva essere riprodotto ogni 4 barre. Come se non bastasse, c’erano due campionamenti che suonavano simili ma erano differenti. Questo effetto in tandem creava un suono simile ad un aereo. Un errore enorme.  –  Just Blaze.

L’incidente arrivò ai fan ma la reazione fu talmente positiva che ciò che avvenne quel giorno in studio di registrazione oggi non è altro che un simpatico aneddoto.

La cambierei se potessi? Non so. Vorrei probabilmente trovare un modo per aggiustarla ma ho sentito così tante volte che la gente la ama così com’è. – Just Blaze

Nonostante i precedenti lavori per nomi del calibro di Big Pun e Mase, la firma di Just Blaze quel giorno si incollò nella storia.

Il sample di She Said She Loves Me dei Kneeler riassumeva il suono dei 70s catturando con estrema minuziosità l’oscuro state of mind del rapper di Marcy. Era come una versione rap del tema de L’Esorcista, qualcosa che non fermò Jigga dal presentare e celebrare la sua ampia squadra di talenti ma che inevitabilmente lo portava a parallelizzare la sua vita a quella di uno show come i Soprano.

The theme song to The Sopranos, plays in the key of life on my mental piano

Le rime tagliavano come rasoi passati di nascosto sotto le porte blindate di un carcere, la proposta di una fuga facile ma decisiva. JAY-Z non lasciava spazio alla logica, la creava.

I’m Steve Wonder with beads under the do-rag, intuition is there, even when my vision’s impaired.

La stessa visuale periferica che lo ha tenuto in vita nella sua precedente vita di successo, ora gli faceva da bussola in un mare in tempesta.

Le metafore di Intro (The Dynasty) o rimangono tra le più ispirate dell’intera carriera di JAY-Z ma il percorso che avrebbe preso successivamente sorprendeva ancora di più.

I’m braving temperatures below zero, no hero, no father figure; you gotta pardon a n**** but I’m starving, my n****, and the weight loss in my figure is starting to darken my heart, ‘bout to get to my liver

Un immaginario potentissimo. L’abbandono di un padre considerato eroe, la fame, la perdita di peso e poi l’oscurità che colpisce il cuore e successivamente ogni altro organo. Le rime di JAY-Z iniziavano ad aprire al pubblico un nuovo lato di vulnerabilità della persona, di Shawn Carter. La stessa intima voce che avrebbe diretto The Blueprint qualche mese dopo e che avrebbe offerto la voce della nostalgia con i suoni preferiti della madre Gloria ad un potente artista/imprenditore nei suoi mesi più bui.

Intro continua le rivelazioni con:

I’m trying to be calm but I’m got’ get richer

Se oggi i soldi sono lo strumento del controllo e stabilità per Mr. Carter, in quel momento catturato dalla traccia di Just Blaze rappresentavano l’invitante e letale caos del successo materiale. Chiuso nel suo studio, Jay rispondeva a chi vedeva nel nuovo millennio l’alba di una nuova positiva era.

N*** say it’s the dawn, but I’m superstitious, shit is as dark as it’s been, nothing has gone as you predicted.

Con un piccolo colpetto di spalla a Nastradamus, Hova va dritto al punto, alla visione oscura che lo circondava e alla paranoia del successo che più di ogni altra premonizione positiva lo poneva in guardia, disilluso ma non per questo impossibilitato dal continuare a costruire un impero sempre più grande negli anni a venire.

Intro (The Dynasty) è solo uno degli innumerevoli e significativi momenti della leggendaria carriera di JAY-Z.

In una singola strofa, l’icona della Grande Mela racchiudeva: successo, sofferenza, piacere, paranoia, passato, presente, futuro e molto altro. Un vero e proprio blueprint prima del blueprint, se vi state chiedendo di come si sia potuta creare una carriera leggendaria e longeva come la sua, non avete bisogno di una cena con lui, è tutto qui!

This is food for thought – you do the dishes!