Esplorazione musicale e crescita personale: intervista agli Studio Murena sul nuovo album WadiruM

Studio-Murena (1)

Gli Studio Murena sono tornati sulle scene con un nuovo album, WadiruM, pubblicato per Virgin Music LAS Italia/RDR MGMT oggi 12 maggio 2023.

L’album vuole rappresentare un’esperienza visiva e uditiva senza precedenti, portando l’ascoltatore a vivere nuove realtà e percezioni come un’oasi nel deserto.

Intervista agli Studio Murena sul loro nuovo album WadiruM: la musica come esperienza condivisa

Abbiamo avuto il piacere di intervistare la band per saperne di più sul loro nuovo lavoro e sul loro processo creativo. Gli Studio Murena ci hanno raccontato la genesi di WadiruM: un’opera concettuale che emerge da un periodo di crescita e coesione per la band.

“WadiruM è un’istantanea, un fermo immagine concettuale che emerge da un periodo concentrato e bellissimo in cui siamo cresciuti assieme e abbiamo cementificato il nostro essere gruppo” hanno dichiarato i ragazzi. “Ogni elemento dell’album rappresenta un pezzo di memoria di questo periodo, e insieme rappresentano la memoria condivisa della band”.

WadiruM è stato registrato ai Laboratori Testoni di Milano, con la produzione artistica affidata a Tommaso Colliva. L’album vanta la partecipazione di ospiti provenienti da sfondi diversi, come Ghemon, Danno e Paolo Fresu.

Questo progetto rappresenta la creatività e l’evoluzione degli Studio Murena. La band ci ha invitato a esplorare le nuove realtà e percezioni che l’album offre, in un viaggio misterioso e affascinante.

Di seguito trovate la nostra chiacchierata, buona lettura!

Se doveste raccontare a vostra nonna il tipo di musica che fate, cosa rispondereste?

«Se dovessimo spiegare alla nostra nonna che musica facciamo io le direi che si tratta di una musica strumentale, molto cupa, tesa, spinta, nervosa che si alterna tra momenti di grande distensione e forte riflessività.»

In che modo WadiruM si differenzia dal vostro lavoro precedente?

«In primis per quanto riguarda la produzione, abbiamo avuto al nostro fianco Tommaso Colliva che non è poco! Ci ha dato una grossa mano a rendere più complesso il nostro suono e soprattutto a diversificarlo, che era una delle premesse che ci siamo dati all’inizio del lavoro. Poi la presenza di diverse collaborazioni che hanno dato nuovo spazio e nuovi colori al nostro sound, non soltanto come avevamo fatto con il sax di Riccardo Sala nel primo disco a livello strumentale ma anche a livello vocale con il rap e il canto di Danno, Ghemon, Laila Al Habash e Arya. Sicuramente rispetto al primo disco questo inquadra un momento diverso, prima eravamo noi da soli chiusi in saletta, “Wadirum” fotografa anche il periodo del primo tour grosso del 2021 durante il quale abbiamo potuto conoscere le persone che poi avrebbero fatto parte di questo progetto, c’è un legame emotivo e visivo forte per noi.»

Il deserto è spesso associato all’idea di vuoto e di solitudine, come avete trasformato questa immagine in una fonte di ispirazione per il vostro nuovo album?

«Siamo partiti da questa visione del deserto: aridità e solitudine. I primi brani sono usciti durante il COVID e quindi questi temi erano molto sentiti. Alcuni testi sono stati scritti in totale solitudine, tutto per arrivare ad un concetto più ampio di aridità, solitudine e desertificazione mentale che vediamo rispecchiarsi nella città.»

Avete descritto il vostro nuovo disco come “difficilmente definibile ed etichettabile”, quali sono secondo voi le caratteristiche che lo rendono così sfuggente? Come avete lavorato per creare un’esperienza musicale unica?

«È naturalmente sfuggente, non l’abbiamo ricercata come cosa ma è venuta fuori perché siamo sei teste differenti con ascolti e idee differenti. Anzi, stiamo cercando anche con un po’ di provocazione di dare un’etichetta al nostro sound che è “jazzcore”, un contrasto tra due realtà che ci rappresentano molto: il jazz e la sua anima riflessiva e l’hardcore, nel senso della vena un po’ spinta, tesa a livello testuale e strumentale. Forse è difficilmente definibile perché a volte in un solo pezzo puoi trovare praticamente quattro brani diversi.»

WadiruM nasce anche grazie alla vostra esperienza in tour dell’anno passato, in che modo il vostro lavoro dal vivo ha influenzato la creazione di questo album? C’è qualche aneddoto che avete vissuto durante la creazione che riflette lo spirito con cui avete realizzato l’album?

«A Locorotondo siamo stati vittime di una tempesta di sabbia (ridono ndr.). Durante il tour c’è stata sicuramente la voglia di convalidare la nostra cosa in un panorama italiano e darle una forma. In dinamiche di festival e concerti è capitato che ci trovassimo in difficoltà nel cercare di capire dove la nostra musica si potesse collocare.»

Premesso che parlare di successo vuol dire tutto e niente, è innegabile che nel recente passato vi siete tolti qualche soddisfazione. Considerando la direzione della musica urban e non italiana, ve lo sareste mai aspettato? C’è stato un momento preciso in cui avete realizzato che la vostra musica stava diventando qualcosa di grande e che il vostro nome stava acquisendo un peso specifico?

«Un momento importante è stato il concerto della Notte della Taranta l’anno scorso e prima ancora la possibilità di andare in studio con Tommaso Colliva e con artisti immensi come Ghemon, Paolo Fresu ecc. Questo ci ha fato capire che questo progetto avrebbe potuto avere una direzione ed espandersi in una maniera molto più consistente ma graduale. È stata la costruzione di un racconto del nostro crescere.»

Avete poche collaborazioni nel progetto ma di assoluto livello, come le avete scelte?

«Ci sono featuring vocali e strumentali. I fiati servivano assolutamente per dare quel sound in più che avevamo già cercato nel primo album, Fresu è un nostro idolo e aver avuto l’ok da lui è stato un sogno. Abbiamo conosciuto Gabrielli durante un live del 2021 e la collaborazione è nata in quel frangente. Riguardo i featuring vocali, Ghemon è stato forse il primo artista a supportarci, ci scrisse già all’epoca del nostro primo singolo mentre Laila e Arya le abbiano conosciute in tour e siamo molto contenti che abbiano voluto collaborare con noi. Sono featuring che “si sono scelti da soli”, nati dalla volontà di lavorare insieme.»

Parte del mondo della musica più tradizionalmente intesa fino a qualche anno fa guardava storto tutto quello cha aveva a che fare con il rap, credo che finalmente questa dinamica sia cambiata ma vi è mai capitato di sentirvi in difetto rispetto ad altri mondi con più storia alle spalle?

«Ci è successo una volta di suonare in un teatro in cui il pubblico era formato per 3/4 da signori abbonati alla rassegna annuale ed effettivamente qualcuno ha storto il naso. In realtà però la forza del progetto sta nel fatto che è veramente molto sfaccettato e stratificato, può toccare le corde di qualsiasi genere di ascoltatore.»

Quali sono le vostre aspettative per il futuro della musica in Italia? Come vedete il ruolo della vostra band in questo contesto?

«All’inizio facevamo musica più per noi, poi abbiamo iniziato a crederci di più anche perché ci sono state delle ottime risposte. Vogliamo continuare a crescere e speriamo che altri come noi che magari fanno un genere considerato un po’ più “di nicchia” riescano ad uscire e a diversificare la scena italiana. Anzi, speriamo proprio nella creazione di una scena italiana, di spazi dove nascono le collaborazioni e la gente va a sentire concerti di un certo livello, non solo per artisti italiani ma anche internazionali.»

Indubbiamente all’estero, penso agli USA soprattutto, il vostro approccio alla musica trova diversi punti di contatto, avete mai pensato di allargare i vostri orizzonti?

«Ci speriamo un sacco, sicuramente la nostra musica guarda molto alle vibrazioni e costruzioni artistiche che vengono da fuori, da paesi come l’UK, America e Francia. Ci piacerebbe molto fare un tour e collaborare con artisti internazionali.»

Progetti per il futuro? Potremmo trovarvi sul palco quest’estate?

«Sicuramente! Abbiamo un po’ di date annunciate tra cui il MI AMI a Milano e l’apertura per i Jamiroquai a La Prima Estate al Lido di Camaiore.»