«Un disco da produttore? Ci penso spesso» – Intervista a Ketama126

ketama 126

Il nuovo disco di Ketama126, Armageddon, ha abbastanza stupito, in positivo, ascoltatori e critica. In molti aspettavano una sorta di continuo di Kety, mentre il rapper della Love Gang, pur non rinnegando la sua identità musicale, ha toccato in molti brani sonorità latine e ospitato artisti che nessuno si sarebbe aspettato di ascoltare in Italia, come RAF Camora o Yung Beef.

A un mese dall’uscita del disco le prime impressioni possono dirsi confermate e i live di quest’estate stanno ulteriormente ribadendo la buona riuscita del disco, oltre alla capacità di stare sul palco dell’artista romano. Abbiamo approfittato di questo momento per fare qualche domanda a Ketama: qui sotto trovate la nostra chiacchierata, buona lettura!

La nostra intervista a Ketama126

Il tuo disco Armageddon è uscito ormai da un mese: sei soddisfatto di come sta andando?

«Sì, sono soddisfatto. I live stanno andando bene, non mi aspettavo di fare numeri enormi negli stream ma per quelli che erano i miei obiettivi sono molto contento».

Hai ripetuto in più occasioni quanto i tuoi viaggi in Africa – in Kenya e Marocco – abbiano influenzato tutto il processo creativo del disco. Lì hai avuto modo anche di conoscere qualche artista locale o è stato più un viaggio spirituale?

«Non ho avuto molto a che fare con artisti della zona, però ne ho comunque conosciuto qualcuno visto che lì fanno musica tutti, ma principalmente è stato un viaggio per me. Non potevo suonare in giro per via delle restrizioni e non riuscivo a scrivere nulla chiuso in casa quindi ho deciso di spostarmi per vedere cose nuove, molto distanti dalla mia quotidianità che potessero ispirarmi. Tra l’altro a breve uscirà il video di Benedizione, girato in Marocco, sarà una figata».

In Ragazzi Fuori citi un pezzo di Chicoria (Se tornerai), che rapporto hai con lui?

«Tutti noi della Love Gang siamo cresciuti ascoltando il Truceklan e quindi anche Chicoria, che sicuramente era uno dei miei preferiti. Musicalmente ci ha formato, ha sempre raccontato la strada in modo unico e possiamo dire che abbia fatto la storia del rap di strada in Italia».

Ketama126 ragazzi fuori

Nel disco hai diversi ospiti, tra cui i due spagnoli Kaydy Cain e Yung Beef. Rispetto alla trap francese quella spagnola non ha mai preso molto piede in Italia, a differenza del reggaeton. Come te lo spieghi?

«Effettivamente è così. Credo che sia “colpa” del reggaeton, che ha preso il sopravvento su tutto non dando spazio alla trap. C’è poi da dire che gli spagnoli fanno una trap molto americana, mentre i francesi per certi versi sono più originali. Io comunque ho sempre ascoltato più rap spagnolo che francese».

 

In alcuni pezzi del disco, come Stop, ho percepito una nuova maturità da parte tua e una voglia di essere davvero sereno. È effettivamente così? Hanno influito la pandemia e i viaggi?

«Sì, è così. Sicuramente la pandemia e i viaggi mi hanno aiutato a capire certe cose, ma comunque ho 30 anni e credo sia normale evolversi nella vita come nella musica. Nella musica ho sempre cercato di fotografare quella che è la mia persona in un determinato periodo, la mia musica quindi si è evoluta con me in maniera naturale, sarebbe stato innaturale parlare sempre delle stesse cose».

Come è cambiato il rapporto con la Love Gang nel corso degli anni?

«I rapporti sono cambiati per forza di cose, ma il rispetto è rimasto lo stesso. Non ci vediamo tutti i giorni come anni fa avendo mille cose da fare nelle nostre carriere, ma il rapporto di base è rimasto forte».

In una recente intervista hai detto che non c’è cosa più brutta di quando un artista limita la propria arte per paura di perdere ascoltatori. Oggi le major non limitano gli artisti, ma ti piacerebbe comunque in futuro produrre qualcosa da indipendente?

«Sicuramente non mi hanno mai dato paletti, ma forse per il genere di musica che faccio e che vorrò fare non so quanto una major potrà darmi effettivamente quell’aiuto in più. Non ambisco a entrare in tutte le radio, la mia forza è la mia fan base. Il mio obiettivo è mantenere e rispettare chi mi ascolta e suonare in giro, non ho mai voluto avere ascoltatori passeggeri. Quindi sì, ci penso, in futuro mi piacerebbe anche creare un’etichetta mia».

Pensi mai a realizzare invece un disco da produttore?

«Sì, ci penso spesso ultimamente. Probabilmente però non farei il classico disco da produttore con tutti i rapper dentro ma più qualcosa di elettronico e strumentale».

 

Con quale formazione stai portando Armageddon live? Avendo un budget illimitato c’è qualcosa che ti piacerebbe fare?

«Adesso sto suonando in giro con Nino Brown, per una questione di budget e per cercare quindi di arrivare in più città possibili. In inverno invece faremo sicuramente delle date con la band. Con un budget illimitato sarebbe bello avere i migliori musicisti possibili e investirei molto nella scenografia. Purtroppo, il budget illimitato non c’è ma vi posso garantire che ai live facciamo il fuoco».

Spesso si parla di come Instagram e TikTok stiano influenzando la musica portandola in una direzione distante dalla musica stessa. Tu non hai mai dato molta attenzione a certe dinamiche, ma hai mai avuto paura che questo potesse penalizzare la promozione dei tuoi brani?

«Sicuramente non abbracciare certe strategie ti rende tutto più difficile, ce la fa prima chi fa l’influencer di chi fa musica in un certo modo. Ma c’è da vedere quanto dureranno le due carriere: tu quando apri il telefono stai cercando l’influencer o il musicista? L’importante è essere consapevoli sia da una parte che dall’altra, ma soprattutto gli ascoltatori dovrebbero fare caso a chi ascoltano, poi ognuno è libero di fare ciò che vuole. Per risponderti, non ho mai avuto paura, sinceramente… non me ne frega un cazzo (ride, ndr). Piuttosto che fare certe cose farei altro oltre la musica per guadagnare, non mi vedrete mai in certi panni».