Drimer ci ha raccontato Scrivo Ancora 2

Drimer

Scrivo Ancora 2 è il nuovo progetto di Drimer in uscita proprio oggi, venerdì 24 febbraio.

Abbiamo avuto l’opportunità di fare quattro chiacchiere con lui riguardo a questo nuovo mixtape e più in generale al momento che il rapper trentino sta vivendo.

Drimer in Scrivo Ancora 2: raccontando sé stessi per arrivare a tutti

Se ricordate qualche settimana fa avevamo presentato il primo singolo del nuovo progetto di Drimer, si trattava in quel caso del brano di apertura: Carattereche ci aveva ben impressionato, facendo salire l’interesse intorno a questa nuova uscita.

La serie Scrivo Ancora era iniziata circa sei anni fa col primo capitolo e ora Drimer, da poco entrato in Gold Leaves Academy, è pronto a rientrare su quel tracciato.

In Carattere avevamo alle macchine Ric de Large e questi si è confermato come nume tutelare alle produzioni del disco, apparendo in quesi tutte le tracce, sia solo che accompagnato, di volta in volta da Marza, Big House, Essa.one, Ikb. Mentre CRVEL SuperApe hanno firmato un brano ciascuno.

Abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo e come sempre lui si è dimostrato più che disponibile a rispondere alle nostre domande ad approfondire il suo pensiero. Fatto che ovviamente ci ha fatto grandemente piacere e che ha reso l’intervista molto interessante.

Innanzitutto, ciao Drimer e grazie per la possibilità!

«Ciao Rapologia, e innanzitutto grazie a voi per lo spazio e l’interesse! Non è mai scontato e lo apprezzo sempre moltissimo».

Partendo dal titolo, Scrivo Ancora 2 è ovviamente un riferimento a un tuo vecchio disco ma è anche una dichiarazione di intenti. C’è stato qualche momento in cui hai pensato che forse non avresti più scritto? Per mancanza di idee o per una delusione oppure per la pressione? C’è mai stato questo “rischio”?

«Sinceramente, no. Ci sono stati ovviamente molti momenti negativi, che però almeno per quanto mi riguarda coincidono più con la mancata pubblicazione di nuova musica. Paradossalmente, nei momenti peggiori scrivo anche di più. Passano quando scrivo un brano che mi convince, pubblicando il quale è un po’ come se esorcizzassi quella negatività. Carattere è stato uno di questi brani».

Nel primo brano, Carattere appunto, ribadisci che il successo (immaginiamo quello commerciale da classifica) non è per te il focus del tuo lavoro. Ma, ecco, qual è il TUO ideale di successo, per dirla un po’ diversamente: cosa ti dà realmente soddisfazione (musicalmente parlando ma non solo)

«Tutti puntano ad affermarsi, per me non è diverso e sarò sempre al lavoro con l’ambizione di raggiungere il successo commerciale, quello da classifica. Ciononostante, crescendo, sto imparando quanto più importante possano essere altre cose, come soprattutto l’impatto positivo delle tue canzoni nella vita delle altre persone. Sto iniziando a spostare il focus da me stesso agli altri, e in un certo senso vorrei che Scrivo Ancora 2 fosse un po’ il canto del cigno del Drimer totalmente concentrato su sé stesso. Ecco, quindi, che il successo diventa qualcosa di molto più grande, che soldi e fama per quanto possa volerli non esauriscono».

Rimanendo più o meno in tema, ascoltandoti sembra che tu sia consapevole che ti manchi poco, un click, un piccolo step per mettere tutto a posto e per raggiungere effettivamente ciò che vuoi, è effettivamente così? Hai questo tipo di sensazione?

«Direi di sì. Mi sento sulla linea di galleggiamento da ormai molti anni: con Real Talk nel 2017 è partito un percorso importante, che un po’ per degli errori di valutazione miei e un po’ per circostanze esterne (penso anche al CoVid) a un certo punto si è fermato. Ciononostante, sono molto contento di dove sono ora e della musica a cui sto lavorando, e rimango convinto che basti ancora un piccolo sforzo per arrivare dove intendo arrivare. Conscio che, non appena l’avrò fatto, la mia testa setterà un altro traguardo ancora più in là, e così via per sempre».

Per riassumere queste due domande, il ragazzino di Oro Nelle Mani è/sarebbe orgoglioso del percorso fatto e di quanto comunque hai già ottenuto? Mi rendo conto che stiamo più o meno sullo stesso discorso ma sembra davvero uno dei temi fondanti di questo disco.

«Credo proprio di sì. Per come sono, tendo sempre a guardare avanti a me, e ciò non è un male ma spesso ti porta a dimenticare quanto di importante hai già fatto. Se penso che, partendo da un piccolo paesino di 400 abitanti sperduto tra le montagne del Trentino-Alto Adige, sono arrivato fino a Milano e soprattutto a togliermi così tante soddisfazioni, mi rendo conto di quanta meravigliosa strada ci sia alle mie spalle. Il ragazzino che a 13 anni rappava Lose Yourself durante le ore di inglese a scuola sarebbe senz’altro orgoglioso di dove sono ora e delle tante cose ho fatto e che sto facendo».

Mosche Bianche è un pezzo abbastanza classico nell’immaginario Rap, la tua storia partendo dai tuoi luoghi di origine, volevo chiederti ma quanto era scomodo essere testa Hip Hop a Trento, quanto ti è pesato?

«Mosche Bianche è un brano che sicuramente parte da questa mia esperienza, ma il cui concept in realtà si allarga a tutte quelle persone che hanno lavorato per portare in alto qualcosa quando ancora non era scontato farlo. In particolare, scrivendolo, ho pensato al mondo del freestyle, di cui ancora faccio felicemente parte: io come tanti altri abbiamo iniziato quando non c’erano nemmeno soldi in palio, e abbiamo contribuito a creare un ambiente ad oggi in grande espansione e nel quale per la prima volta inizia a sembrare possibile affermarsi anche lavorativamente. La mia storia di testa Hip Hop a Trento non è dissimile: come dicevo sopra, partire da lì è stato senz’altro difficile, ma non direi mi ha pesato. Tutte le difficoltà, quel dover lavorare il doppio per avere la metà degli altri classico della provincia mi ha formato come artista e come uomo, e sarò sempre grato a Trento e a ogni membro della sua scena per questo».

Secondo te, ad oggi dove il genere ormai è in testa alle classifiche e si può dire tranquillamente sdoganato, questo aiuta i ragazzi che si approcciano a sentirsi più liberi rispetto ad una volta?

«Quando un genere di nicchia si afferma a livello nazionale, ovviamente, c’è sempre un lato positivo ed uno negativo. Sicuramente si è perso per strada un po’ di quell’amore per la cultura che in me rimane forte e che continuo a trovare necessario, ma detto questo non farei mai a cambio. Come mi piace spesso dire per riassumere il mio pensiero a riguardo, se oggi Drimer può lavorare con la musica è perché Sfera Ebbasta fa milioni di streaming ad ogni strofa di 8 barre che droppa. Iniziare ora è più facile e intrigante, e permette ai nuovi ragazzi di alzare immediatamente l’asticella e mettersi subito in mostra e nelle condizioni di farne un lavoro. Credo che in questo ci sia solo del bello; dobbiamo solo stare attenti a non diluire troppo quella cultura che sempre vive dietro questa musica, perché solo difendendola potremo far sì che il rap si affermi come genere popolare per sempre, scongiurando il rischio che vada a scomparire quando, come inevitabilmente accadrà, sarà un’altra musica a salire alla ribalta».

Interessante per me Ricky Gervais. Ad oggi esprimersi francamente e in maniera cruda può portare al rischio di essere tacciato con un qualsiasi ista (scegli tu maschilista, paternalista, stronzista). Quanto pesa questo tipo di atteggiamento del pubblico (e della cultura in generale) nella tua scrittura?

«Sono un grandissimo fan della Stand Up Comedy, e di Ricky Gervais in particolare. Oscar Wilde diceva: la vita è una cosa troppo seria per essere presa sul serio. Sono totalmente d’accordo, e per questo apprezzo chi riesce a scherzare su ogni cosa risultando dissacrante ma, allo stesso tempo, intelligente. È giusto, man mano che il genere umano evolve, tenere conto di ogni posizione e rispettarla, ma anche includerle tutte nel nostro umorismo credo sia a sua volta sintomo di progresso. Ecco perché, per quanto mi riguarda, credo che questa nuova sensibilità del pubblico pesi sulla mia musica nella maniera corretta: ne tengo conto e cerco di rispettarla, ma non rinuncio mai a dire la mia e a farlo nella maniera che ritengo più adatta».

Ti è mai successo di doverti autocensurare per dire, magari togliere una rima non perché pensi sia sbagliata ma sai che potrebbe accendere una miccia?

«Se ho tolto una rima da un mio brano, è solo perché ho pensato che non sapesse esprimere a pieno quanto volevo. Dopo di che, bisogna anche avere l’intelligenza di capire che determinate rime o canzoni possono venire fraintese, o non essere adatte alla posizione in cui ti trovi in un determinato momento della tua stessa carriera. La domanda, infatti, mi diverte molto in quanto proprio da Scrivo Ancora 2 ho scartato un brano che avrebbe sicuramente fatto un bel casino. Magari più avanti lo pubblicherò». 

Nei tuoi dischi si percepisce anche l’urgenza di scrivere per te più che per gli altri. Si sente dire spesso che scrivere, anche musica, sia un momento di autoanalisi, ti trovi d’accordo con questa visione del processo creativo?

«La musica, anche per chi la crea, è una delle valvole di sfogo più importanti. In questo senso, nella mia ci sarà sempre spazio per brani più introspettivi, perché è grazie ad essi che ho trovato spesso la forza di superare momenti difficili e continuare sulla mia strada. Come dicevo sopra, tuttavia, il mio obbiettivo per i prossimi lavori e far venire maggiormente fuori quell’attenzione per gli altri e per il mondo che mi circonda che da sempre sento forte in me. Non cesserò mai di scrivere della mia vita, ma voglio trovare un punto di equilibrio tra le mie esigenze (fino ad oggi in primo piano) e il bene che posso fare agli altri. Un bene il quale, in fin dei conti, è tale anche per te stesso e nella migliore delle maniere».

Un’ultima domanda su te e sul disco. Nell’ultimo pezzo spieghi come sia per te più importante la serenità che la felicità, (io mi trovo molto d’accordo). Ti senti sereno al momento?

«Sto attraverso un bel periodo. Denso, ma bello. Ho scelto (e la parola scelta non a caso ricorre spesso nel disco) di concentrarmi su ciò che mi fa sentire meglio, che è prima di tutto la musica ma anche tante altre cose tra cui ad esempio il freestyle, le persone che mi circondano da sempre e il lavoro che svolgo quando non sono in studio o sul palco ma che comunque mi dà tante soddisfazioni. Sicuramente tutte queste cose pesano, e spesso devo trovare il modo di staccare, ma quando arrivo a fine giornata sono veramente rasserenato dall’averla spesa inseguendo le mie passioni e cercando di portare avanti al meglio ognuna di queste. La serenità, per come la vedo io, è più difficile da raggiungere rispetto alla felicità, ma al contrario dura maggiormente e può sempre essere recuperata. La felicità è momentanea, e passa perché le persone o le situazioni che la scatenano inevitabilmente finiscono o si perdono. La serenità non è eterna, ma costante, e ti mette nella condizione di esprimerti al meglio come artista e soprattutto essere umano».

Dai basta con l’analisi. Sei pronto per portate l’album in tour? Hai già qualche data? Che show sarà puoi anticipare qualcosa?

«Prontissimo! Spero di poter suonare questi nuovi brani il più possibile, e sto lavorando non solo dal punto di vista musicale ma anche, ad esempio, dal punto di vista fisico per farlo nella maniera migliore possibile. Dopo l’inizio della collaborazione con Gold Leaves Academy, peraltro, avrò la chance di performare dal vivo con uno dei dj migliori in Italia, Dj Ms. Sicuramente, per quanto i brani resteranno il focus, mi piacerebbe anche inserire del freestyle in ogni mio show in maniera innovativa e accattivante. Stiamo già chiudendo alcune date – soprattutto nel Nord Italia – e spero di aggiungerne tante altre ancora alla lista». 

Come avete intuito c’è molto Drimer in Scrivo Ancora 2, un mixtape che merita più ascolti per coglierne ogni sfumatura.

Se siete suoi fan o se ancora non lo conoscete ecco per voi il disco.