«Voglio essere un buon esempio di come vanno fatte le cose» – Intervista a Nex Cassel

NEX CASSEL
Foto di ᴇᴅo ᴘʜᴏᴛᴏɢʀᴀᴘʜᴇʀ

Abbiamo avuto la fortuna di poter ascoltare in anteprima Mercato Nero, il nuovo album di Nex Cassel, nel quale è sia rapper che producer.

Il disco ci è piaciuto tanto e abbiamo avuto modo di approfondirlo direttamente con Nex che ci ha parlato del disco, delle sue produzioni, della scena e di molto altro ancora.

Di seguito trovate l’intervista che ci ha concesso.

Nex Cassel ci racconta Mercato Nero in una lunga intervista

Innanzitutto grazie mille per la disponibilità. Ho avuto la fortuna di poter ascoltare il disco in anteprima e devo dire che mi è piaciuto davvero molto.

«Cosa ti è piaciuto? Forse i tanti ospiti, non so se definirlo quasi una compilation…»

Personalmente la cosa che mi è piaciuta di più è proprio il suono. Il fatto che sia prodotto da te, si sente. Ha un suono abbastanza diverso rispetto al tuo ultimo album, Vera Pelle, prodotto da St. Luca Spanish. Chiaramente è un prodotto di tipo diverso ed è anche una questione di gusti. I featuring che ci sono dentro comunque sono una figata, tutti belli e tutti hanno aggiunto qualcosa al disco. Complimenti davvero!

«Grazie! Mi fa doppiamente piacere, avendolo prodotto, oltre che rappato. Io dopo aver fatto Sardinia Assassins, che è l’album di Lil Pin per MRGA, volevo fare un producer album. Ma ho pensato: alla gente interessa un producer album di Nex Cassel? Perché effettivamente la gente mi vede più come un rapper che come un producer, anche se io ho sempre prodotto parecchia roba. Quindi ho pensato: faccio un producer album in cui rappo in tutte le tracce»

Volevo proprio parlarti di questo. Ero a conoscenza delle tue doti da producer, ma col fatto che nei tuoi dischi ufficiali ti sei sempre affidato ad altri produttori, diciamo che nella tua carriera, la produzione è passata in secondo piano. Produci da sempre?

«Io produco da sempre. Già nei miei primi lavori, con il mio primo gruppo, Micromala con Gionni Gioielli e Gionni Grano, se vai a vedere sono prodotti da me e Gioielli principalmente. Poi abbiamo sempre avuto dei guest producer come Shocca o altri. Però il grosso delle produzioni erano mie e di Gioielli. Ma non solo: quella è tutta roba che già all’epoca era mixata da me. Solamente che a un certo punto della mia carriera, essendo diventato più conosciuto, ho avuto la possibilità di poter lavorare con tanti producer. E mi piaceva questo fatto di lavorare con altri, ed ho messo effettivamente in secondo piano la produzione. Però fino a Tristemente Noto 3 ci sono parecchie robe prodotte da me, per dire… Dopo Tristemente Noto 3 c’è stato un periodo in cui non ho più prodotto niente. O meglio, producevo delle cose per altri ma molto meno: mi sono dedicato di più a fare rap. Però recentemente ho ricominciato. Tra le ultime cose che ho prodotto, ci sono Cipiriani per Gionni Grano, che è metà prodotto da me e metà da Gioielli. Per me è stato divertente perché è stata un reunion Micromala anche se il disco era di Gionni Grano, dato che lo abbiamo fatto noi tre. E poi ho fatto Sardinia Assassins di Lil Pin. Ce ne sono stati anche alti (Zamparini, di Bras, MRGA 2020, ndr.), ma questi sono gli ultimi»

È una figata che tu abbia deciso di tornare a produrre, anche per te stesso, per i tuoi album ufficiali.

«Diciamo che a me non piace fare musica da solo. Mi piace fare musica assieme ad altre persone, o con un producer o io che produco per un rapper. In questo caso ho prodotto tutto io, però ci sono molti rapper. Anche in questo caso non ho fatto musica da solo!»

Riguardo a Mercato Nero, quanto è durata la sua gestazione? Noi che ti conosciamo, sappiamo che lavori su più fronti. Ad esempio il progetto Fratelli Freschi, i progetti per MRGA, ora un disco solista… Tu come li gestisci? Fai un progetto per volta o li porti avanti in contemporanea?

«Ho sempre generato un po’ di confusione per questa cosa. Nella mia testa non c’è mai stata confusione, ma visto da fuori forse c’era. Adesso magari chiarisco un po’ tutte le cose che faccio. Con Gionni Grano abbiamo fatto il progetto per la musica dell’estate ed abbiamo fatto una trilogia, coerente con sé stessa. Siamo sempre noi, ma magari sotto una luce diversa. I miei dischi solisti ufficiali li ho fatti con le produzioni di Spenish (il primo in realtà solo parzialmente) e questi li vedo come un altro filone. Precedentemente avevo fatto itre dischi con Micormala. Anche quelli sono 3 perché sono Malaeducazione, Bong Beach e il disco ufficiale, Colpo Grosso. Inoltre avevo fatto la trilogia di mixtape Tristemente Noto. Quindi sto andando avanti di tre in tre. Chissà se Mercato Nero sarà una trilogia…»

Ah, quindi potrebbe essere il primo capitolo di una nuova trilogia?

«Non lo so, potrebbe… Guardandomi indietro ho sempre fatto così. Però ecco, non è che siano stati fatti in periodi separati, prima una cosa poi l’altra. Si sono intrecciati i vari progetti a livello di timeline. Nella mia testa era tutto molto chiaro. Quando lavoravo a un progetto, stavo lavorando esattamente a quello. Io di solito faccio così: butto giù idee per un anno, magari anche due o tre. Poi quando ho un po’ di materiale comincia la fase intensiva di lavoro al disco. Lì prendo tutto in mano e lo porto fino alla forma finale. Ho fatto così anche con Mercato Nero»

Evidentemente hai trovato la tua tecnica di lavorazione, perché i progetti vengono sempre bene… 

«Spero che la gente riesca a capire. Io mi sento molto coerente con il mio percorso però ogni filone ha appunto delle sfaccettature un po’ diverse. Mi sento di aver variato abbastanza, ma allo stesso tempo di essere stato sempre più o meno uguale nell’attitudine. Spero di riuscire a comunicare questa cosa»

Sono convinto che chi ti segue attivamente questa cosa la capisca. Ad esempio, le canzoni dei Fratelli Freschi sono una roba diversa e non vanno mischiate con quelle degli album ufficiali, tanto per dire. Però magari l’ascoltatore random, pesca tracce qua e là e può essere un po’ disorientato.

«Pensa che sia un po’ schizofrenico io! Però effettivamente vedo che per i miei fan, quelli che mi seguono veramente e magari da tanto, è tutto molto chiaro. Spesso mi fermo dopo il live a fare due chiacchiere…»

Anzi, secondo me proprio tramite i concerti mischiando tracce di filoni diversi e generi diversi si riesce a creare un live eterogeneo e non ripetitivo

«Esatto, anche perché io ho questo mio “problema” o meglio “visione delle cose” per cui il live voglio sempre che sia una festa. Anche se faccio parecchia musica “cattiva” o “dura”, non so come definirla, non voglio che ci sia la presa male durante i live. Voglio fare i pezzi potenti, incazzati, che però devono comunque dare energia alle persone. Allo stesso tempo devo anche avere qualche pezzo da festa da fare durante i live perché penso che la gente esca di casa anche per divertirsi. Ok, faccio rap hardcore, ci sono, ci sto dentro a questa cosa, però allo stesso tempo voglio far divertire le persone. Infatti spesso ci sono anche ragazze che ballano durante i miei live…»

Sì, confermo, ero al tuo ultimo live, un martedì sera, ed è stato un gran bel concerto, mi sono divertito molto!

«Ti ringrazio, perché è proprio quello che voglio fare. Ok che faccio musica hardcore, però voglio trasmettere alle persone potenza, energia e carica. Voglio caricare le persone. Hardcore sì, ma non a presa a male totale»

Tornando al concetto di producer album, poco fa mi dicevi: “chissà se la gente vuole sentire un producer album di Nex Cassel?” A tal proposito ti chiedo, cosa ne pensi dei producer album che sono usciti recentemente? Spesso si crea molto hype quando vengono annunciati i nomi, poi in realtà dopo l’uscita deludono un po’ le aspettative. Questo accade sia in Italia che all’estero. Ad esempio, anche l’ultimo disco di DJ Khaled: è un bell’album ma, a parte qualche traccia, dopo un paio di ascolti stufa…

«Eh, DJ Khaled vuole fare le hit. Se nei primi dischi, nonostante fosse tamarro, era all’avanguardia, in questo momento lo vedo un pochino alla ricerca dello steso livello di hit, però si è dovuto spostare un po’ più sul pop. Questa è la mia idea. Invece all’epoca, era molto commerciale, ma era proprio come sound quello che andava nell’hip-hop dell’epoca. Lo vedo un po’ più sul pop negli ultimi dischi. Ti dico, l’ultimo non l’ho neanche ascoltato bene, sinceramente. Sono stato un po’ abituato dagli ultimi che erano un po’ così. Però ti dico, alla fine qualche pezzo figo c’è sempre»

E tra gli italiani?

«Dipende sempre con che intento una persona fa musica. Perché se una persona fa musica perché deve streammare a manetta, perché deve vendere a manetta, perché deve andare in radio… allora fa un disco di quel tipo lì e basta. Altrimenti si usa un approccio diverso. Penso ad esempio a quando Fritz da Cat ha fatto Novecinquanta, che sarà vecchio, ma credo sia considerato da tutti il miglior producer album della scena italiana. Non so se è ancora ritenuto così dopo tutti questi anni, comunque per tanti anni lo è stato. Quel disco con che finalità era stato concepito? Non era stato fatto per streammare, che neanche esistevano gli stream. Neanche per andare in radio. Neanche per vendere tanto, probabilmente (o forse sì perché quando hanno registrato quel disco erano pazzi). Secondo me era fatto per fare proprio un bel disco! Era fatto con la volontà di fare un disco che fosse una pietra miliare del rap italiano. Secondo me la volontà era quella. Tante volte c’è questa volontà e i dischi vengono fatti male lo stesso. Quello è un disco riuscito, avendo quella mentalità. Poi ci sono altri dischi, che sono ugualmente riusciti, ma fatti con altre mentalità, magari più incentrata sulla vendita»

Quindi il progetto di fare un producer album, in cui tu produci i beat e strofe solo di altri rapper, lo hai accantonato per sempre o magari in un futuro non si sa mai?

«No, accantonato no. Sinceramente io non ho mai accantonato niente. Dipende molto da quanta voglia ho di correre dietro alle persone. Poi anche queste persone, i rapper, con un producer (non per forza con me, dico in generale) si impegnano al 100%? Tirano fuori veramente il pezzo migliore della loro carriera? Perché nel disco di Fritz da Cat, alcuni hanno fatto davvero il pezzo migliore della loro carriera. E glielo hanno dato. Ci vuole anche questa volontà da parte degli artisti. Perché devo dare al producer il mio pezzo migliore? È un po’ una magia che si deve creare»

Tornando a Mercato Nero, una delle tracce che mi è piaciuta di più è Working Class che apre il disco. Questa traccia ha un tema di fondo: il concetto di fare soldi, guadagnare e investirli. Tu provieni da una generazione di rapper dove l’attitudine era quella: lavorare, guadagnare e investire i soldi per fare musica. Invece adesso le generazioni successive hanno il meccanismo opposto: fanno rap con l’idea di guadagnare. Volevo sapere cosa ne pensi di questo approccio nuovo, che è cambiato e quanti soldi possono girare effettivamente, secondo te. È una mentalità che ha senso, che un ragazzino si approcci al rap per fare soldi o ha sbagliato tutto e deve ricominciare da capo?

«Secondo me, ha senso in questo momento storico. Non so se in futuro sarà ancora così. Adesso questo pseudo-rap-pop va di moda e penso che ci siano tanti soldi da fare per chi riesce a funzionare bene all’interno di quel mercato. Era invece una cosa molto difficile negli anni passati. Nella mia generazione ci sono alcuni che sono riusciti a guadagnare molti soldi. Ma sono molto pochi e comunque ci hanno messo tantissimi anni di gavetta (pluridecennale, mi verrebbe da dire). Quindi era molto diverso. In questo momento penso che realisticamente uno possa pensare di fare rap perché si fanno tanti soldi, sì»

E tu quando hai capito di poter fare il rap come lavoro?

«Io non faccio tanti soldi con il rap»

Non voglio farti i conti in tasca chiaramente…

«No no, ma lo dico tranquillamente. In Working Class in realtà dico una cosa che ha a che fare con questo, ma da una angolazione un po’ diversa. Tantissimi rapper parlano di essere stra ricchi. Però in realtà il loro ascoltatore medio alla mattina si alza e va a lavorare. Ma anche se uno deve prendere e andare a rubare, anche quello, alla fine, per quanto disonesto è un lavoro. Non sei ricco, se vai a rubare. O qualsiasi altra cosa che devi fare per portare a casa dei soldi in qualche maniera: non sei ricco, dunque sei working class, nel senso un po’ ampio. Ho pensato a tutta questa gente. È bello sognare, ma realisticamente alla fine non rispecchia la tua vita, la vita di un ricco, di uno che gira in Lamborghini (al di là che l’abbia affittata oppure no…). Ho pensato molto banalmente di fare un pezzo dedicato a chi si sbatte per portare i soldi a casa, cioè la maggior parte delle persone!»

Infatti io l’ho apprezzato molto, perché sono tra questi…

(Ride, ndr)

Per quanto riguarda l’etichetta, Mercato Nero esce in maniera totalmente indipendente, vero? Perché Vera Pelle usciva per RP Entertainment, confermi?

«Eh, già dal titolo: Mercato Nero

È più di un titolo!

«Esatto! Questo disco qui è puramente nel mercato nero. Ho fatto tutto io: ho fatto le foto della copertina, l’ho mixato, editato, prodotto. Tutto quanto mercato nero. In realtà viene distribuito digitalmente da Believe»

Invece ho visto che per quanto riguarda la copia fisica è già uscito il preorder del CD e credo che sia anche già sold-out!

«È sold-out la versione Deluxe che ha due bonus track e una strumentale in aggiunta. C’è comunque la versione standard che ha comunque una bonus track. Invito tutti a comprarla e a supportare il Mercato Nero!»

Hai in progetto anche il vinile per caso?

«Io lo voglio fare. Abbiamo fatto tanti vinili, come quello di Sardinia Assassins, di Cipriani e anche altri vinili che al momento non voglio dire, che usciranno a breve. Però il mondo del vinile è un po’ un casino. I tempi sono lunghi, perché adesso va molto di moda… Insomma lo voglio fare, ma voglio vedere come va il disco. Se vende il CD che mi fa capire che ha senso fare il vinile lo faccio, se no, ne faccio anche a meno»

Un’altra domanda sul disco. Tra i vari featuring, quello che a me è piaciuto di più è quello con Noyz. Con Noyz avete già creato diverse tracce insieme, nei dischi di uno o dell’altro…

«Quante canzoni abbiamo fatto? 6-7-8 pezzi insieme…»

Tante e, siccome ti ho visto particolarmente ferrato nei dischi di coppia, come quello che hai fatto con Egreen o con Er Costa, possiamo mai sperare in un disco in coppia con Noyz?

«Secondo me sarebbe una figata! Però lo vedo un po’ di difficile realizzazione, perché comunque lui ha i suoi progetti da portare avanti. Come tu dici, sono portato a fare queste cose, a me non piace fare la musica da solo. Sicuramente con Noyz sarebbe una roba molto figa. Purtroppo non è semplice»

Quindi la tua prossima uscita quale potrebbe essere, se possiamo svelare qualcosa? Un altro disco di coppia? un progetto per MRGA?

«Potrebbe essere un disco con un producer molto figo…»

Ok, stai parlando di St. Luca Spenish? O un producer diverso?

«No, St. Luca Spenish è un produttore della Madonna, ma parlo di un producer diverso, un produttore molto forte, però non posso dire…»

Ok, ok, non sveliamo niente! Un’ultima domanda in generale sulla scena: tu come ti senti piazzato nella scena? Tu davvero hai “rappato insieme a tutti i meglio” e mi risulta che tu sia anche molto rispettato, perché non hai mai ricevuto attacchi, dissing o cose del genere. La tua posizione nella scena come la valuti?

«Non saprei come valutarla. Se vuoi ti dico quello che vorrei fare io. Anzi, quello che vorrei fare ed essere. Che ci riesca o no, non lo so, ma vorrei semplicemente cercare di essere un buon esempio di come vanno fatte le cose. Quello voglio fare io e basta»

Per me ci stai riuscendo alla grande! Solo una curiosità per chiudere l’intervista: come mai il disco Come Dio Comanda non c’è su Spotify?

«Il disco Come Dio Comanda c’è stato per un periodo. Era uscito per Unlimited Struggle, poi loro hanno cambiato i contratti con gli aggregatori. Io ormai non faccio neanche più parte dell’etichetta, poi loro hanno spostato tutti i dischi con un altro distributore e quello non l’hanno ricaricato. Mi hanno detto che potevo disporne, quindi a breve lo caricherò io di nuovo. Ho caricato anche Tristemente Noto 2, che invitiamo tutti ad andare ad ascoltare, adesso che è disponibile su Spotify. Più avanti arriverà anche Come Dio Comanda