«Abbiamo l’obiettivo di riportare il groove nel suono hip-hop» – Intervista a Kaso

Kaso

Sulla scena rap dagli anni ’90, Kaso ha in serbo qualche sorpresa, cominciando dai due nuovi singoli, abbiamo avuto l’occasione di realizzare con lui un’intervista al Bisboccia Fest di Varese.

Prima della serata al Bisboccia Fest, abbiamo avuto il piacere di poter fare due chiacchiere con Kaso, storico rapper di Varese che ha partecipato al festival in questione in veste di presentatore alla battle freestyle.

Si è dimostrato da subito molto disponibile e interessato: abbiamo parlato di lui, dei suoi progetti passati e futuri, della scena rap e di molto altro ancora:

Prima domanda che vorrei farti è come è andato il nuovo singolo? Raccontaci anche il video che è abbastanza goliardico.
«Molto easy è andato bene, io e Mauro Banfi (co-produttore), dopo molti anni che non si sentiva il mio nome in giro, siamo rimasti contenti dall’affetto della gente di Varese e del nord Italia in generale. Il singolo preso in considerazione è uscito dopo Niente da Dire che invece è una canzone molto più personale e intima. È stato certamente un feedback positivo e ne siamo felici.

Il video di Molto Easy come dici tu è in effetti piuttosto goliardico che però combacia col messaggio che vogliamo dare, il messaggio di viversela easy, un’ideale positivo in mezzo a un clima di ostilità. Ricordarsi di chi sei, da dove vieni: c’è un messaggio vagamente politico. Vuole un po’ rappresentare il vivere spensierati, che è anche una mia attitudine, viversela col sorriso. Nel video c’è questo personaggio anni settanta catapultato nei giorni d’oggi e che cerca il tubo – metafora del prendersela bene – di fine video che fa parte dello strumento che si chiama talk box che utilizzo nel ritornello. Il video è stato girato dai ragazzi di Lab Zero: abbiamo coinvolto tante persone avendo a cuore il concetto di crew e l’hip-hop non deve essere visto come qualcosa di ristretto, ma dovrebbe essere una comunità, mi piace riportare questo concetto. Poi c’è la partecipazione di Massimo Pericolo…»

…Esatto, lui è un po’ il rapper del momento e come te ha radici varesine: che rapporto hai?
«Allora, Massimo Pericolo per noi che lo conosciamo è Alessandro. Io ho fatto gli ultimi anni dietro le quinte, collaborando con un associazione che già anni fa avevamo aperto al mondo rap, lì abbiamo conosciuto ragazzi che ora si stanno facendo strada, tra cui lui, da subito molto bravo a livello di rap e attitudine. Ho cercato nel mio piccolo di dargli una mano verso questa strada. Quest’anno fortunatamente ha trovato qualcuno che ha creduto in lui in modo molto spontaneo: Crookers. Io sono felice quando un ragazzo ha successo e vuole raccontare la sua storia, attraverso questa forma di espressione è riuscito a dire la sua, questa è la forza del rap.»

Il suono hip-hop è cambiato molto negli ultimi anni, possiamo quasi parlare di rivoluzione a livello musicale per questo mondo. Ti trovi in linea o pensi che in passato c’era una sonorità più “giusta”?
«No beh, l’evoluzione del suono come anche quella lirica e tecnica è inevitabile col passare del tempo. Noi abbiamo l’obiettivo di riportare il groove all’interno del suono hip-hop, non per scontrarci con le cose di adesso solo perché non è la nostra attitudine. A me piace ad esempio il giro di basso, il suono funk anni ’70; invece per l’altro singolo Niente Da Dire ci siamo avvicinati più a un suono Jazz se vogliamo.

Il rap ha sempre avuto influenze, a noi piacciono e vogliamo riportarle, rifarsi proprio a una certa cultura che si sta un po’ smarrendo. Il rap è da sempre contaminato da altri generi e sarà per sempre una caratteristica intrinseca alla realtà hip hop. Ora ti senti molto libero nello scegliere la tua direzione, negli anni della “vecchia scuola” c’era più difficoltà nel muoversi in direzioni atipiche. Quindi non definirei il suono di adesso giusto o sbagliato, bello o brutto, è semplicemente una normale trasformazione.»

Hai mai prodotto, o produrrai artisti?
«Mi è capitata qualche proposta negli anni, anche in modo molto amichevole. A me piace se c’è un feeling di suono. Ad esempio io sono contento per Massimo Pericolo perché ha trovato un produttore in linea con la sua roba…

… Anche perché, oggi più che mai, produttore e rapper sono messi sullo stesso piano ed è fondamentale la presenza del primo per il secondo..
«Lavorando con tanti ragazzi negli ultimi anni, anche in Svizzera in un talent show, la cosa che mancava era proprio un produttore che non si limita a fare la strumentale ma cerca di andare nel profondo, capire e intendersi col rapper. Molti ragazzi invece, anche per necessità, lavorano senza neanche vedere a tu per tu il produttore e non è la stessa cosa.»

Cosa ne pensi della scena underground italiana? Inoltre, pensi che la scena varesina sia in evoluzione?
«La scena varesina è un po’ in difficoltà poiché il rap si concentra sulle grosse città come Milano. Ma poi vedi, basta che ne esce uno come Massimo Pericolo che può risollevare e smuovere tutto l’ambiente circostante. Questa è una cosa f*ga del rap, che è imprevedibile, senza vincoli, il bello è che dà un’opportunità a tutti anche con pochi mezzi e pochi investimenti.

Invece, riguardo la prima parte della domanda, io sono cresciuto con l’underground nudo e crudo e quindi penso che la sua genuinità abbia molto valore, l’importante è fare le cose fatte bene, cioè il discorso underground dell’essere il portatore di una bandiera secondo me…»

Alcuni lo estremizzano un po’ il concetto di underground, ottenendo però un effetto negativo sul pubblico generale..
«Il rischio è questo. Io posso anche criticare qualcuno, però questo deve portare a qualcosa di positivo e costruttivo, non distruttivo e fine a se stesso. L’underground è per me ad esempio qualcosa di sperimentale che può portare a cose che prima non c’erano e che poi diventano una novità.»

Per concludere, siccome uscirà il tuo album ufficiale, vuoi spoilerare qualcosa al riguardo?
«L’album uscirà in autunno, ora vogliamo concentrarci ancora su un paio di singoli per introdurre gli ascoltatori bene nel mio mood e nel mio mondo. Secondo me la f*gata del rap di oggi è che è un genere affermato come gli altri e anche io che ho quarant’anni posso tranquillamente continuare a farlo senza problemi, senza sentirmi a disagio. Per questo nuovo progetto ho cercato di dare centralità a me stesso ma non mancheranno collaborazioni con alcuni amici, come Maxi B ad esempio.»