L’hip hop è candidato per diventare patrimonio dell’UNESCO. Oggi 17 ottobre a Roma, nel quartiere di Torpignattara, si è tenuto il primo dei tre workshop a favore di questo importante riconoscimento.
Hip hop come patrimonio culturale: l’Italia spinge per il riconoscimento UNESCO
Il workshop Hip Hop come patrimonio culturale e immateriale ha riunito a Roma artisti, musicisti, ballerini, studiosi e protagonisti di diverse generazioni per discutere il percorso che punta a far riconoscere ufficialmente il movimento come patrimonio dell’UNESCO. È un obiettivo ambizioso ma crediamo fermamente nel valore storico, sociale e artistico dell’Hip Hop. Proprio come sono stati riconosciuti la techno di Berlino e la French Touch, anche l’Hip Hop merita di essere celebrato come parte fondamentale del patrimonio culturale contemporaneo.
L’hip hop nasce negli anni ‘70 tra le comunità afroamericane e latinoamericane di New York come forma di resistenza e voce contro l’emarginazione. Cinquant’anni dopo il suo linguaggio si è esteso a tutte le latitudini e a più generazioni. Il riconoscimento come patrimonio culturale e materiale servirebbe a tutelare non solo il rap ma tutto ciò che fa parte di questa cultura, valorizzandone il potere sociale ed educativo.
Generazioni a confronto
Il Prof. Maurizio Quagliolo del CNR ha spiegato come l’obiettivo sia creare un ponte tra le comunità artistiche, il mondo accademico e le istituzioni. Non si tratta solo di ottenere un titolo simbolico ma anche di aprire un tavolo di confronto che riconosca l’hip hop come fenomeno culturale globale.
Durante il workshop il giornalista Luca Gricinella ha moderato una conversazione intensa tra figure storiche e nuove voci della scena. C’erano MC Shark, Amir Issaa, Rosa White e il collettivo di freestyle romano Ateneo, realtà giovane che tiene viva la tradizione delle battle ogni settimana.
Le parole di Amir hanno riportato al centro uno dei valori fondanti dell’hip hop: l’inclusione. Ha ricordato come l’hip hop sia stato, fin dalle origini, un linguaggio di riscatto. Cresciuto nel V Municipio di Roma da madre italiana e padre egiziano, Amir ha trasformato la propria esperienza personale in una voce per chi non si è mai sentito rappresentato, portando il rap nelle scuole e nelle università come strumento di educazione civica e inclusione.
MC Shark ha invece ricordato l’energia dei primi anni, quando l’hip hop era un codice riconoscibile solo tra pochi, un linguaggio fatto di vinili, break dance, graffiti e serate organizzate con le cartoline stampate a mano. Non c’erano né i telefoni né i social ma solo la voglia di stare insieme e costruire qualcosa di personale in cui ci si identificava.
Anche l’intervento di Rosa White è stato interessante. La rapper ha parlato con una sincerità disarmante e ha raccontato di aver lasciato la scuola dopo la terza media. Si sentiva in imbarazzo per la poca sicurezza nel parlare ma ha detto di aver trovato nel rap una forma di educazione alternativa che le ha permesso di conoscere Orwell, il razzismo, la politica e altri temi che non ha potuto studiare.
Un passo storico per una forma d’arte che vive di libertà e appartenenza.
Il workshop ha reso chiaro come in Italia il rap sia cambiato. Se agli inizi era una musica più legata all’ego e al gioco tecnico delle rime, oggi è diventato anche la voce di chi arriva da contesti difficili. Lo stesso Amir ha ricordato che molti artisti contemporanei, anche in classifica, raccontano storie personali paragonabili a quelle dei rapper americani degli anni Novanta.
Il collettivo Ateneo ha voluto anche fare un omaggio sentito a Problem One, freestyler romano scomparso di recente che ha lasciato il segno nella scena locale. La sua eredità vive negli artisti dell’Ateneo e in chi continua a credere nell’hip hop come spazio di unione, rispetto e crescita.
La candidatura UNESCO è il riconoscimento di una cultura che ha cambiato il modo di esprimersi, di raccontarsi, di educarsi, di sentirsi capiti. L’hip hop è passato, presente e futuro, è musica e cultura, è un linguaggio universale che va al di là delle differenze.
– I workshop continuano domani dalle 10:00 al Giardino Liberato della Certosa e alle 18:00 all’aula studio di Torpignattara.


