A distanza di 25 anni da uno dei dischi più iconici del rap americano, Ghostface Killah riapre il sipario con Supreme Clientele 2. All’interno della serie Legend Has It di Mass Appeal – pensata per celebrare le leggende viventi dell’hip-hop – Tony Starks firma un’opera densa, visionaria e profondamente radicata nella tradizione Wu-Tang.
Supreme Clientele 2 è un ritorno al futuro per Ghostface Killah
Era uno dei dischi più attesi dell’estate e ora è finalmente realtà: Supreme Clientele 2 è fuori e Ghostface Killah non ha deluso.
A 25 anni esatti dal primo capitolo – un classico intramontabile del rap – Tony Starks firma un sequel che è molto più di un omaggio al passato: è un manifesto di coerenza, stile e visione, radicato in una golden age che non smette di parlare al presente.
Il disco arriva tramite la serie Legend Has It di Mass Appeal Records, già responsabile di alcuni dei ritorni più pesanti del rap newyorkese (Nas, Mobb Deep, Slick Rick). La tracklist è da capogiro: Nas, Raekwon, Method Man, GZA, Redman, Conway The Machine, M.O.P. e Styles P danno il loro contributo a un progetto che sa essere nostalgia e innovazione allo stesso tempo.
Il singolo di lancio, Rap Kingpin, è già un cult: campiona My Melody di Eric B. & Rakim e strizza l’occhio alla storica Mighty Healthy, confermando l’intenzione di Ghost di creare ponti tra epoche, suoni e attitudini. Il tutto senza perdere quell’inconfondibile liricismo visionario che ha reso Ghost uno dei narratori più unici dell’hip hop.
“Supreme Clientele 2 represents originality – ha spiegato lui stesso – It’s a moment in time brought to you by a supreme mind.” Parole che si traducono in un album potente, sporco, elegante e fuori dagli schemi, come solo Ghost sa fare.
Tra i momenti più forti del disco spicca Iron Man, che apre le danze con un’energia soul e una base stordita che sfocia nella malinconia pianistica di Sample 420, richiamo diretto al classico suono Wu-Tang.
Curtis May si distingue per freschezza e impatto moderno – merito anche del contributo di Conway the Machine – mentre Windows è un brano da club dall’efficacia immediata, con ritmi spezzati che sostengono una delle migliori prove vocali recenti di Ghostface.
Break Beats è un viaggio nostalgico nei ’90, tra vinili graffiati e punchline d’altri tempi, mentre Love Me Anymore, in coppia con Nas, raggiunge vette liriche rare, tra introspezione e poesia urbana. Il vertice concettuale dell’album è forse The Trial, una suite drammatica che mette in scena una generazione di voci outsider – Driz, Ice e Reek D – in un dialogo simbolico con il passato del Clan.
Certo, su 22 tracce non tutto fila liscio: gli sketch sono numerosi e non sempre necessari, e alcune produzioni, completate anni fa, tradiscono un certo invecchiamento. Ma anche questo fa parte del fascino imperfetto del disco: un lavoro che vive tra epoche, sospeso tra la memoria e la voglia di esistere ancora oggi.
Tra un cameo a sorpresa di Dave Chappelle e le barre incrociate con i fratelli del Wu-Tang Clan, il disco suona come un passaggio di testimone: da una leggenda che non si è mai fermata a un genere che ancora oggi cammina sulle fondamenta che lui stesso ha contribuito a costruire.
Bentornato Ghost. L’album lo trovate al link sotto.


