Mentre Los Angeles Brucia c’è Fabri Fibra che ha ancora qualcosa da dire

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foto di Karim El Maktafi

Partivamo senza grandi aspettative: i singoli parevano costruiti per il successo facile e la tracklist appariva poco entusiasmante. Eppure, Mentre Los Angeles Brucia ci ha sorpresi, rivelando un Fabri Fibra più intimo e riflessivo di quanto si potesse pensare.

Mentre Los Angeles Brucia di Fabri Fibra: aspettative basse, sorprese alte

Non avevamo grandi aspettative su Mentre Los Angeles Brucia, il nuovo album di Fabri Fibra. Colpa di una serie di fattori: i singoli pubblicati finora sembravano più pensati per funzionare a breve termine che per lasciare davvero il segno; la tracklist, tra titoli e featuring, non ci entusiasmava. E poi quel titolo così evocativo, Mentre Los Angeles Brucia, che prometteva qualcosa di denso,, magari anche cupo — e che, nei brani usciti in anteprima, sembrava totalmente assente.

Ahinoi, questa mancanza resta. Il titolo non trova un vero sviluppo nel disco, non diventa un concept, non lega tra loro le canzoni. Ed è un peccato, perché suona come un’occasione persa. Nel 2025, ci aspettiamo che scelte così forti abbiano una corrispondenza concreta nei contenuti, non solo nel marketing.

Eppure, ascolto dopo ascolto, Fibra ha iniziato a riconquistarci. Non è il suo disco migliore — e nemmeno uno di quelli più spigolosi o rivoluzionari — ma Mentre Los Angeles Brucia è senza dubbio un disco riuscito. Superiore a Caos, più autentico, più sincero. È un lavoro che parla molto di sé, della sua famiglia, dei suoi vuoti: Mio Padre è una lama affilata, Figlio un momento di dolcezza e malinconia che lascia il segno.

L’impressione è che il disco sia diviso in due: le prime dieci tracce sembrano più leggere, quasi da playlist, pur con l’ottima intro (che sfrutta a sorpresa la voce di Guccini). Ma è da Tutto Andrà Bene in poi che le cose si fanno serie. Quel brano, che affronta il tema del su1cidio, è uno dei più importanti della carriera di Fibra. Non retorico, non facile, non ruffiano: dice cose che servono e, nella società odierna, brani come questo o il recente Contronatura di Nerone sono a dir poco necessari.

Anche la scrittura si fa più densa, con quella lucidità cinica che in passato era marchio di Mr. Simpatia — qui un po’ edulcorata, certo, ma comprensibilmente (purtroppo) per un artista che oggi è a tutti gli effetti un nome da prime time. Molte scelte di beat ci sono poi piaciute fin da subito, a partire dall’ottima strumentale di Come Finirà? prodotta da Medeline. Interessante, e riuscita, il remake di Verso Altri Lidi, con quell’outro finale, dove Neffa lascia intendere che ci sia un beat in serbo per Fibra: che sia un indizio per qualcosa di inedito o si riferisce alla loro collabo in Canerandagio Pt 1?

Insomma, Fibra ha superato le aspettative, almeno quelle di alcuni di noi. Non ha firmato un classico, ma ha fatto un passo avanti. Il disco merita di essere riascoltato, metabolizzato, approfondito. In un panorama dove il rap che passa in radio è spesso debole, lui è riuscito in alcuni brani a dire qualcosa che vale. E per ora, va benissimo così.