I De La Soul tornano con Cabin in the Sky, un album che si trova ad affrontare l’assenza di David Jolicoeur (Trugoy The Dove). La sua mancanza si trasforma in presenza, energia e memoria e guida tutto il progetto.
I De La Soul celebrano Dave in Cabin in the Sky
Il disco apre una porta su ciò che resta quando l’abitudine si spezza: amicizia, disciplina, fede e quella scintilla creativa che il gruppo difende da decenni. Posdnuos e Maseo hanno raccontato che il giorno del funerale di David hanno ricevuto un messaggio preciso dalla sua famiglia: non fermatevi.
“Se voi vi fermate, si ferma anche Dave. Non vogliamo farvi pressone ma ci piacerebbe che voi continuaste”.
Cabin in the Sky nasce da qui: non da un obbligo preciso ma dal senso di responsabilità verso un’eredità che pretende onestà e che deve essere ricordata.
L’intro di Giancarlo Esposito immerge subito l’ascoltatore nell’universo di quest’album: viene fatto un vero e proprio appello al quale rispondono molte leggende: Nas, Slick Rick, Q-Tip, Black Thought, Pete Rock, DJ Premier. Quando viene chiamato Dave, però, nessuno risponde: un’unica assenza che però è pesantissima. La domanda “c’è un Dave?” resta sospesa per tutto il disco, un filo teso che guida ogni scelta artistica.
Dave: il filo conduttore del progetto
Trugoy entra presto in scena: vivo, presente e concentrato. La sua voce splende in Good Health. Rappa con la naturalezza di chi non ha mai smesso, quella di chi sta annunciando al mondo il suo rientro in campo. La sua vitalità è in netto contrasto con la tragedia che aleggia sul progetto ma lo rende un faro di energia e continuità. L’energia di Dave cresce in The Package e Don’t Push Me. Quest’ultimo pezzo chiude l’album: è potente ma anche leggero e ironico, pieno di riflessioni sulla società.
La scrittura di Pos è inconfondibile e sempre di altissimo livello. Scrive di tematiche variegate: fragilità, fallimenti, dubbi ma anche crescita e cambiamento. In Sunny Storms parla dei figli, della fede e proprio del cambiamento dovuto alla crescita e alla maturità. In Palm of His Hands, invece, fa una riflessione sul tempo e sulla responsabilità di chi ha visto l’hip-hop diventare storia. Inoltre un Cabin in the Sky immagina un luogo oltre questa vita, piacevole e senza drammi, in cui Dave resta sempre raggiungibile.
YUHDONTSTOP mostra la voglia del gruppo di andare avanti, quella spinta che attraversa tutto l’album. EN EFF unisce Pos e Black Thought in un pezzo costruito per trasmettere forza e tecnica. Patty Cake mette al centro le contraddizioni di chi cresce tra mancanza di soldi, eccessi e una realtà fatta di difficoltà e disillusione. Just How It Is racconta invece una separazione partendo dai dettagli più comuni (chiamate senza risposta, foto cancellate e silenzi).
I producer contribuiscono al notevole risultato del progetto: Preemo minimalista, Pete Rock dettagliato, Supa Dave West fedele alla tradizione ma mai statico. Tutto lascia spazio alle parole, le vere protagoniste di Cabin in the Sky.
Un trio che non si spezza
Nonostante i 20 brani e la durata di circa 71 minuti, il disco non risulta pesante. Avanza con chiarezza e forza ma anche con la calma tipica di chi sa quello che sta facendo. Risulta coerente e scorrevole, un esempio di come si può rimanere rilevanti restando se stessi, senza imitare forzatamente le nuove generazioni o fare una semplice copia di sé. I De La Soul portano avanti una visione precisa: l’hip-hop cresce, muta e invecchia ma può farlo con stile e senza perdere identità.
Cabin in the Sky dimostra che i De La Soul restano un gruppo da tre anche quando il mondo vede solo due volti sul palco.
Potete ascoltarlo qui:


