Boldy James firma un nuovo capitolo nel 2025: fuori con Late My Own A Funeral

Boldy James

In questo 2025 super prolifico per lui, Boldy James torna con Late to My Own Funeral, un album che conferma ancora una volta la sua capacità di trasformare il dolore e la strada in poesia cruda. Il rapper di Detroit, sopravvissuto a un grave incidente lo scorso anno, sembra voler fare i conti con la propria esistenza, senza retorica, ma con una lucidità spietata. Ad accompagnarlo, la produzione elegante e viscerale di Nicholas Craven, che costruisce uno scenario sonoro tra soul polveroso, jazz spoglio e suggestioni gospel. Un disco funebre nel titolo, ma vibrante di vita vera.

Boldy James torna con Late to My Own Funeral: cronaca poetica tra soul, jazz e strada

A pochi mesi dai suoi ultimi progetti, Boldy James firma uno dei capitoli più intensi e maturi della sua discografia con Late to My Own Funeral, sedicesimo LP in studio del veterano di Detroit. Un album cupo e riflessivo, in equilibrio perfetto tra confessione personale e cronaca di strada, prodotto interamente da Nicholas Craven, ormai partner fidato dell’MC.

L’atmosfera si apre su Spider Webbing Windshields, dove un sample gospel accelerato incornicia barre taglienti. Marrero sperimenta con una strumentale rock, mentre Boldy si autodefinisce un oggetto da collezione ma anche testimonianza vivente di un percorso durissimo.

La narrazione vira su toni più soul in Trapezoid, mentre Antonio Tuttle sorprende per l’assenza di batteria.

A metà del progetto, Cordon Bleu con David Wesson vira sul jazz, con riflessioni sulla paranoia quotidiana e l’ambizione. The Whole Shabang è fame pura. Il tema del tempo che sfugge ritorna in Genie in a Bottle, mentre Nice Try Wrong Guy mette a nudo le contraddizioni della lealtà.

Meal Prepping porta una stoccata personale, tra etica criminale disillusione; la chiusura è affidata a AT&T con C Dell e Nick Bruno, un pezzo in cui il soul spezzato del beat accompagna il trio nelle liriche.

Rispetto ai già notevoli Token of Appreciation e Alphabet Highway, Late to My Own Funeral si distingue per profondità e coerenza. Craven firma una produzione che mescola jazz senza batteria, soul graffiato e quel mood da chipmunk rap che già avevamo amato in Fair Exchange No Robbery. L’approccio lirico richiama la vulnerabilità esistenziale di Penalty of Leadership, ma spinge ancora oltre.

Boldy James non racconta solo Detroit: racconta la sopravvivenza, la memoria, la redenzione e la condanna. Late to My Own Funeral è un album che suona come una marcia funebre, ma è vivo più che mai.