Lou X 30 anni fa ci regalava A Volte Ritorno

LouX-Disastro

Lou X è stato uno dei nomi più importanti e colossali per la storia del rap in Italia. È quasi impossibile dire il contrario, e noi non intendiamo farlo. La sua vita, la genesi dei suoi lavori e la sua stessa essenza artistica restano, ancora oggi, avvolte dal mistero, nonché cariche di storia e aneddoti.

Trent’anni fa, nel 1995, pubblicava sotto l’etichetta BMG Ricordi, quello che si può definire un capolavoro del suo tempo: A Volte RitornoUn disco complesso, a tratti inquietante, precursore del sound scuro nel rap italiano con venature di dub e trip hop, che ci fa vibrare tutti ancora oggi: parliamone insieme.

Lou X 30 anni fa scriveva la storia del rap, con A Volte Ritorno

La storia (in breve) di Luigi Martelli

Luigi Martelli (vero nome di Lou) nasce a Tortoreto, in Abruzzo, nell’autunno del 1971. Durante le frizzantissime vibrazioni degli anni ’90 la sua figura prende forma, diventando una delle voci più forti e graffianti del rap italiano di quel decennio.

Il suo legame con l’hip-hop sorge durante l’adolescenza, in quanto passione condivisa con il cugino Andrea Martelli (futuro rapper C.U.B.A. Cabbal), facendosi strada attraverso le cassette consumate e le prime rime, trasudanti di critica sociale e fame. La prima testimonianza concreta del suo percorso compare già nel 1991 con RapPresaglia, un progetto ruvido e autoprodotto che circolò immediatamente come un passaparola per chi cercava autenticità senza compromessi.

Il 1994 è però l’anno in cui il suo rap prende forma pienamente: Dal Basso, realizzato insieme al produttore DJ Dsastro, è stato un disco uscito sotto le sembianze e la potenza di un vero e proprio “pugno in faccia”, lanciato dalle strutture della Cordata per l’autorganizzazione, vicina agli Assalti Frontali e al centro sociale Forte Prenestino.

Dopo la firma con BMG Ricordi arriva A Volte Ritorno, ancora con DJ Dsastro al timone della produzione. L’album vendette circa 20.000 copie e il singolo La Raje (che campionava Summer Madness dei Kool & the Gang) ottenne grande visibilità su Videomusic e MTV Europe.

Parallelamente Luigi dà vita a Costa Nostra, un collettivo di artisti abruzzesi (tra cui C.U.B.A., DJ Dsastro ed Eko) che rappresentò più un movimento rivoluzionario che un semplice gruppo.​

Tra il 1996 e il 1997 porta in tour la propria voce, inizialmente affiancato ai piatti da DJ Dsastro, poi da DJ Luke Skywalker, legato alla cerchia di C.U.B.A. I live di quel periodo risuonano di aneddoti che rasentano il mito: l’apertura ai Cypress Hill al Live Link Festival nel giugno 1996, dove i Cypress dedicarono rime a Lou X, l’apparizione al Primo Maggio romano del 1996 (rimasta purtroppo fuori onda per un imprevisto televisivo) e il leggendario concerto al Sonoria Festival dove tutto il pubblico lasciò Neneh Cherry per andare ad ascoltare Lou X.

Nel 1998 pubblica La Realtà, La Lealtà e Lo Scontro, interamente prodotto da lui: un disco asciutto, intenso, che diventa il suo testamento artistico, a cui infatti non ci sarà un seguito. Lou X chiude in anticipo il contratto con la major e si sottrae alla macchina promozionale, come chi sceglie di difendere l’integrità delle proprie parole piuttosto che continuare il proprio percorso in maniera innaturale.

Perché A volte ritorno ci fa ancora rabbrividire

Vorremmo cominciare con una dichiarazione, una delle poche, che il rapper fa su questo album:

Io i miei testi li scrivo indipendentemente dalle basi. Infatti i testi di A volte ritorno li avevo già prima ancora che Disastro avesse le basi. Questi testi sono come un diario, per cui li posso contare solo nella maniera che mi vengono, seguo la forza della rabbia perché, quando li canto, tutto quello che tipo mi ritorna negli occhi come un film.

– Lou X, Aelle

Si intuisce subito il genio tormentato di questo artista. Un artista che naviga (e rischia di annegare) in una galassia di paranoie, rabbia e ferocia, per cui l’incisione del brano è solo l’ultimo di un lungo e travagliato processo artistico, di cui noi possiamo apprezzare solo il finale.

Liricamente questo progetto è un colosso. Lou X si sfoga, traccia dopo traccia, senza risparmiare nulla a nessuno. In confronto ai lavori precedenti, si avverte una discrepanza evidente tra il beat e le barre. Non che non suonino bene insieme, anzi pezzi come Cinque minuti di paura e Muvet’a ggì sono dei capolavori senza tempo proprio sul piano del beat.

Ma si nota che, per quanto le basi siano cupe e dirette, le rime lo siano decisamente di più. Parole di una concretezza e di una visceralità che ci portano alla mente alcune immagini di una vividezza spaventosa. E questo è niente. Siamo davanti a una dichiarazione di intenti senza fronzoli, senza censura, solo rap puro che spacca le cuffie per quanto è trasparente. L’album risulta meno politicizzato rispetto a Dal Basso, ma profondamente più disilluso e viscerale.​

È probabile, ma non certo, che sia nato proprio da questo lavoro l’allontanamento dei due, tanto che DJ Dsastro afferma:

Il sound non è grezzo come quello di Dal Basso, ma più elaborato, diverso. Forse è diverso anche ogni pezzo, più frammentato, più vario. Dal basso è più omogeneo come suono e come ambientazione, in A volte ritorno invece trovi cose molto varie, e tecnicamente suona meglio. Alcuni brani sono venuti come volevo, altri meno, altri li considero incompleti. Tutto sommato, non mi piace come Dal basso. Ho avuto meno tempo per farlo, c’era fretta, e forse è questo e il contro del farlo con una major: mi avevano dato tot mesi, quattro mi pare… è poco!

– Disastro, Soundwall, 2016.

Un album incompleto? O lo specchio di un’anima frammentata?

Nonostante le dichiarazioni di un colosso come DJ Dsastro siano assolutamente preziose, vale la pena rimarcare un concetto. Della vecchia scuola, pochi ci avevano visto lungo come Lou X. Pochi hanno saputo rendere il loro lavoro nel mondo del rap così vivo e così autentico.

Nell’Italia degli anni 80′-90′ c’era la sincera voglia di portare questo nuovo genere, di farlo proprio e di emulare i grandi. Lou X è forse il primo ad averlo rivoluzionato quando ancora il rap stesso era una rivoluzione in corso. Il modo dal quale trae ispirazione sembra appartenere a un altro universo: proprio questo “essere un alieno” ha portato forse Lou a scrivere il suo ultimo lavoro di lì a poco e a lasciare un testamento granitico (che abbiamo per fortuna l’onore di ascoltare).

E non c’ho scrupoli da mo, dove sto è un dato
Lou X un nome da indagato
Per gli sbirri, non m’invento balle e lo sa
Con me vieni in giro, per le rime io m’ispiro qua
Poche domande, non è necessario
Sono un cafone, parlo male all’italiano
Scusate merde se brucia il pogo
Come un fuoco acceso
E se per poco non fare il teso, vado
Vomito le cazzate a chi arriva
E coi cafoni in campo non esiste partita

Una cantina piena cafoni

Sembra che abbia voluto attaccare e distruggere tutti i “cafoni” (come li chiama lui) senza paura delle risposte, come se sapesse sotto sotto che non troppo dopo sarebbe tornato nell’ombra. E questo è una scelta che quasi nessun rapper ha avuto il coraggio di fare.

Che fine ha fatto Lou X?

Tracce come La ragione e l’odio, La raje e Cinque minuti di paura sono forse i brani della scaletta (di 12 pezzi) che hanno più fatto scuola, che hanno maggiormente influenzato le ere successive del rap. Ma anche brani come Dove sono i bastardi?, Il gioco del silenzio (feat. C.U.B.A. Cabbal) e Non ci sta problema (feat. Eko) restano pietre miliari del rap hardcore italiano. Non solo per la rabbia al mic, ma per un furore psicologico e mentale, di critica e di impotenza verso la società.​

Nello scrivere questo articolo ci siamo accorti che, cercando sulla barra spaziatrice di Google “Lou X” uno dei primissimi completamenti automatici è “che fine ha fatto?”. Analizzando questo lavoro ci si rende conto che non sono solo coloro che lo conobbero a porsi questa domanda, ma se la fanno tutti quelli che, per caso o meno, si affacciano alla sua musica, anche giovanissimi.

La bellezza di questo disco è che il dialogo tra l’ascoltatore e l’artista non finisce mai: finita l’esperienza di ascolto, ci si accorge (ancora di più oggi) di tutte le incoerenze della nostra società, politica, religione e istituzioni. Il mondo che ci circonda non è più lo stesso dopo che si ascolta A volte ritorno.

Il mondo delle strade fa da sfondo perché è lì che si vedono (ancora dopo 30 anni) i lati negativi di tutte le medaglie, tutte le bugie che il mondo ci racconta.

Se non conoscete Lou X, fatevi un enorme piacere. Della vecchia scuola, quasi nessuno è stato al suo livello e rendervi partecipi della sua narrazione non potrà che essere arricchente. Non ve ne pentirete.

Dal canto nostro ci sarà sempre la speranza di un ritorno, pur consci delle motivazioni che lo hanno portato a ritirarsi.

Clicca QUI per acquistare la ristampa del disco, e qui sotto per ascoltarlo: