Il live di Dj Premier e The Alchemist al Teatro della Concordia di Venaria Reale in provincia di Torino ha confermato, ancora una volta, quanto la cultura hip-hop sia viva e pulsante in Italia. Una di quelle serate in cui capisci immediatamente che ci sono tutti gli ingredienti perfetti: location gremita, pubblico arrivato da tutta Italia – e anche dall’estero – clima da grande evento, e quella sensazione unica di ribeccare gente della tua città che non vedevi da anni, con cui ricominci a parlare come se il tempo non fosse mai passato. Una vera celebrazione di comunità, prima ancora che di musica.
A Torino abbiamo assistito a un live di oltre tre ore che racconta cos’è l’hip-hop: grazie Dj Premier e The Alchemist
La serata è stata lunga, intensa, costruita con un ritmo impeccabile: tre dj set di apertura firmati da Dj Tsura, Mastafive e Nextone e poi due ore solide di Premier e Alchemist, due pilastri della cultura che qui da noi hanno trovato, ancora una volta, un pubblico pronto a rispondere presente.
Quando Premier è salito sul palco mascherato, da solo, ballando e prendendosi subito lo spazio, si è capito che la serata avrebbe preso una piega speciale. Subito dopo è arrivato Alchemist, divertito e gasatissimo, e da lì si è aperto un dj set che è stato tutto tranne che ordinario.

Due leggende, un palco e una lezione di storia
Scusateci il gioco di parole, ma c’è stata davvero alchimia tra i due. Hanno interagito in continuazione, omaggiandosi a vicenda, incitando il pubblico e chiamando “TORINOOOOO” a fare casino almeno una decina di volte. Alchemist che sprona Premier a ballare, Premier (60 anni a marzo) che risponde senza farsi pregare: due stili diversi, ma una sintonia totale.
La selezione musicale è stata una cura d’amore per l’hip-hop: Big L, Gang Starr, Notorious BIG, Nas, Mos Def, Das EFX, Mobb Deep e tanti altri. Una linea temporale che racconta come si costruisce un linguaggio. Ma c’è stato spazio anche per Evidence, Griselda, l’omaggio a Mac Miller, i pezzi recenti prodotti da Alchemist con Freddie Gibbs o con Larry June e 2 Chainz. Una narrazione completa, dalle fondamenta ai giorni nostri.
Il pubblico? Sempre in movimento. Sempre coinvolto. Gente che si prende bene, che improvvisa freestyle, che vibra sulle drum di due dei massimi esponenti del nostro mondo. Una serata senza pause, senza cali, senza momenti riempitivi.
E poi il finale: almeno dieci minuti pieni passati a firmare vinili, a salutare chi era lì da ore sotto il palco. Un gesto che chiude il cerchio sul valore umano di due artisti che, oltre alla grandezza tecnica, hanno sempre messo il rapporto col pubblico al centro.
Una serata super hip-hop. Una di quelle che noi, come realtà che lavora dentro questa cultura, riconosciamo come un segnale importante: l’Italia continua a rispondere presente quando si parla di leggende, continua a essere una tappa chiave nei world tour più pesanti, continua a dimostrare che qui l’hip-hop non è solo seguito, ma è vissuto.
E noi non possiamo che esserne orgogliosi. Sempre.
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