«Non riesco a quittare con questa roba della musica» – Intervista a Brenno Itani

Brenno Itani

In occasione dell’uscita di Fino a Prova Contraria, abbiamo avuto la fortuna di fare un’intervista con con Brenno Itani che, al terzo disco solista, alza ancora di più l’asticella.

Abbiamo parlato della creazione del disco, del suo rapporto con la scena, del suo futuro e delle sue aspettative. Brenno ancora prima che un artista è un ragazzo ancora con la passione del rap, proprio come noi.

Di seguito trovate la nostra chiacchierata in cui traspare tutta il suo amore per questa roba.

Ho provato a fare il disco che volevo fare da un po’ di tempo: intervista a Brenno Itani

Riascoltando Bang Bang, nel disco La Promessa Non Mantenuta, dicevi alla fine: “Sai quante robe cambiate da Prova a Prendermi, l’unica che ho imparato è che coi demoni tocca arrendersi”. Adesso, dopo 3 anni da quel disco e da quel testo, quante cose sono cambiate e che cosa hai imparato?

«Bella questa… Sono cambiate sicuramente un botto di robe. Ho imparato che comunque non riesco a quittare con questa roba della musica, perché volente o nolente siamo ancora qua che facciamo l’intervista, quindi non ho mollato. E ho imparato un pochino di tecnica militare nelle cose. Nel senso che mi devo dare da fare, devo stare lucido, devo lavorare e vorrei continuare a farlo ancora per qualche disco».

Questa già è una buona notizia!

«”Vorrei” ho detto, poi non lo so… (ride, nrd)»

Dal punto di vista della scrittura del disco, com’è stato? Volevamo sapere quando hai iniziato a scriverlo, se è una roba che ti è uscita subito, se ci hai messo del tempo…

«Come ti dicevo prima, l’approccio è stato totalmente diverso a sto giro. Il disco vecchio era un’esigenza dovuta a un periodo di fermo, dovuta a un delirio amoroso in corso… “In corso”, il cazzo “in corso”, era finito tutto! Era proprio una situazione delirante. L’altra volta era stata una roba di getto, ma era stata sofferta, non so come dire. A sto giro non ho avuto quella sofferenza proprio fisica nello scrivere le cose ed è venuto fondamentalmente in maniera naturale. Io non sono uno che scrive e registra tanto. Però dal nulla ho cominciato ad avere delle strumentali ci ho cominciato a scrivere sopra, ci ho registrato sopra. Quando ho vito che avevo 3-4 pezzi ho detto con Alberto di Brixton Bass Mafia, chiudiamoci in una casa e vediamo se riusciamo a tirare giù un disco».

Quindi vi siete messi proprio chiusi a fare il disco?

«Si, dopo 3-4 pezzi che avevo, ho detto: facciamo un disco. Ed è stato figo. È stato bello a sto giro perché non sentivo determinate catene che magari avevo nel disco prima. Quello che volevo esprimere nel lavoro prima era “brutto” e sentivo che dovevo dosare ogni singola parola per rendere l’idea. Sto giro ho fatto il cazzo che mi pareva e ho provato a fare il disco che volevo fare da un po’ di tempo. Quindi anche meno robe emozionali, più di getto, più grezze anche. E sono contento di come è venuto».

Capitolo featuring. Tu già dal disco d’esordio avevi dei nomi importanti…

«Avevo smaragliato dall’inizio!»

Infatti, tanto che la gente non se lo aspettava! Stavolta addirittura, stupisci tutti con 3 nomi grossi: Noyz Narcos, Carl Brave e Drefgold. Volevamo chiederti un po’ come sono nati questi featuring. Per quanto riguarda Drefgold so che avevi hostato il suo mixtape…

«Gigino l’ho visto crescere, l’ho visto che non aveva neanche un filo di barba, adesso ne ha poca comunque, però non ne aveva proprio ai tempi (ride, ndr). Quindi è una roba che volevamo fare. Avevamo fatto un paio di collabo, forse una in Kanaglia, un’altra in un altro mixtape, però di ufficiale non c’era un cazzo. E quindi era il momento di farlo. Stessa cosa con Carlo. Con Carlo ci siamo trovati in Smuggler Bazar negli anni, quindi quando è scoppiato tutto. Perché da lì sono usciti Franco, Ketama, la DPG…»

Tra l’altro tu hai già collaborato con tutti i Lovegang126!

«Sì, me li sono passati tutti, Carlo mi mancava, ho detto chiudiamo questo cerchio! Nulla, l’ho sentito telefonicamente, gli ho mandato la roba che avevo già registrato e lui mi ha detto di sì subito. Tra l’altro lui aveva il COVID e mi ha mandato la trova registrata a casa dopo tipo 20 minuti: perfetta! Che probabilmente è quella che è andata nel disco, quindi mi sa che l’ha registrata a casa. Sta roba è nata così. Invece con Noyz sono andato in paranoia totale. Perché siamo amici da un botto di anni ma non avevo mai avuto i coglioni di chiedergli una roba per paura di quei NO brutti, che poi resti scottato. Non volevo scottarmi. Una sera, parlando con le persone con cui lavoro ho detto ok, prendo coraggio. L’ho chiamato cazzo, e lui è stato entusiasta! Non è che c’ha pensato un secondo, ha detto subito di sì, di brutto facciamolo! E lì ho detto ok, può venire fuori una bella cosa

Come altri featuring ci sono Mido e Salwa

«Sono tutti e due ragazzi marocchini. Questi due hanno in comune questa grande voce. Mido è uno che avevo puntato da tanto tempo, secondo me le robe che fa sono valide. Lui è molto forte, molto tecnico e volevo farci una roba. Ti dico proprio la cosa com’era: avevo visto un altro cantante che faceva R’n’B ma poi ho scelto Mido perché lo vedevo molto più vicino alle mie corde. Invece Selwa è una ragazza che mi ha presentato Alberto di Brixton Bass Mafia molto, molto forte. Per assurdo lei fa un ibrido strano tra roba tradizionale araba e New R’n’B, non so neanche come definirla, ma molto figa. Tra l’altro, ha fatto pure una partecipazione a un programma di punta in Marocco in prima visione. Vediti un Italia’s Got Talent, quella roba lì, però in Marocco. E quindi lei ha un pubblico pure arabo. Con lei abbiamo fatto uno degli ultimi pezzi. Che non ti nego che è stato tirato fuori da una cartella. Eravamo in studio con Junior e stavamo riguardando delle robe che erano rimaste lì. Abbiamo sentito sta roba e abbiamo detto: ma perché cazzo l’abbiamo buttata via? Io non avevo il ritornello, abbiamo sistemato tutto e chiamato lei che ha fatto il ritornello in francese che da un’atmosfera un po’ anni ’90, che secondo me ci stava».

Dal punto di vista delle produzioni, tu come lavori? Sei tu che dai l’input per certe cose o ti fidi del producer?

«Abbiamo cominciato che io avevo scritto delle robine su dei type-beat in realtà, forse due. Poi sono fortunato, nel senso che lavoro con 2-3 produttori che sono belli on-point quindi mi hanno passato delle cartelle di beat, io ne ho scelto qualcuno e ci ho cominciato a rappare. Così è andata».

Nella struttura del disco, era programmato che venissero fuori certe tracce come hit?

«No, no. Infatti la cosa che mi contraddistingue è lavorare totalmente non dico a caso, perché sarebbe brutto…»

Nel complesso infatti viene fuori un disco dove c’è il pezzo un pochino più pensato, quello più intimo, quello più crudo.

«Non ti nego che tante cose le abbiamo segate. C’erano altri 4-5-6 pezzi che non hanno visto la luce. Perché inizialmente non era coeso. L’ho riascoltato e lo abbiamo ri-aperto. Anzi, apro una parentesi, ha fatto un lavoro gigante Junior di BHMG perché a disco (secondo me) finito, l’ha preso, l’ha aperto ci ha dato una mano a sistemare tutto aggiungendo anche delle produzioni sue molto, molto fighe».

Dal punto di vista del rap, tu già dagli esordi avevi questo stile, con certi pezzi più “cantati” e certi pezzi molto più pesanti, di barre fitte. Con questo dualismo, sempre molto ben bilanciato…

«Sto giro ho voluto fare un po’ come avevo fatto anche negli altri dischi, anche se era meno evidente questa roba. Ho voluto cominciare con la roba più hardcore, più cupa, scarna, che è Bolo Safari chiudendo con Movimento che è un pezzo che tra l’altro a me piace tanto ed è l’anello di congiunzione con il disco vecchio, perché lì parlo ancora di quella situazione che c’era nel lavoro vecchio. E ho cercato di toccare tutte le varie sfumature dei sottogeneri che si potevano toccare. Quindi partendo dall’hardcore arrivando alla roba un po’ più morbida, un po’ più cantautoriale».

E tu con quale genere ti trovi meglio a lavorare? Con le barre pese o con i pezzi più melodici? Ti è mai venuta voglia di dire “faccio un disco tutto come Movimento”?

«No, perché non sono uno che programma. Quando mi vengono le robe più melodiche solitamente sono frutto di una situazione spiacevole o comunque “non-top”. Quindi… preferirei scrivere delle barre!»

Sono andato a ripescare un’intervista che tu avevi fatto con noi di Rapologia per la pubblicazione del disco scorso. Lì tu dicevi che avevi avuto qualche difficoltà a emergere nella scena bolognese, perché a Bologna l’hip-hop è una cosa Sacra e sono tutti molto legati alla Vecchia Scuola. Volevo chiederti, è cambiato qualcosa?

«Un po’ si, ti dico la verità. Io lo noto proprio come vengo recepito adesso. Ora è diverso da 3-4 anni fa!»

Infatti lo pensavo anche io. Solo negli ultimi mesi qua a Bologna sono stato a vedere il live di Inoki e ti ha chiamato sul palco. Nex Cassel, ti ha tirato sul palco. Egreen, ti ha tirato sul palco…

«Inoki, addirittura mi ha fatto fare Bolo By Night!! Si, sono molto felice, sicuramente dagli addetti ai lavori questa cosa è stata presa in considerazione!»

Tu adesso in qualche modo rappresenti Bologna. Mi immaginavo uno spettatore che viene da un’altra città per andare a sentire il concerto di Egreen a Bologna e si trova sul palco te. Senti un po’ la responsabilità di questa cosa?

«Di brutto! È una roba che ho sempre avuto e cerco di onorarla al 100%. Chiaramente mi fa tanto piacere! La roba di Fabiano è stata proprio inaspettata ed è stata una figata! Tra l’altro ho fatto l’entrata kamikaze! Perché era appena uscita Bolo Safari, non l’avevo mai provata, era la prima volta che la facevo live. Sono andato lì al sound-check alle 6, ho provato, ok ci sta. Però ad andare all’una, ho cominciato a bere, ero tutto sbronzo dico: “minchia, o la va o la spacca!” Sono salito, sono arrivato su, mi sono incespicato su una barra però dopo sono andato bene! Ho fatto proprio l’entrata kamikaze!»

Invece, per quanto riguarda la tua carriera, da qui in avanti, cosa ti aspetti? Quali sono i piani?

«È una bella domanda…»

Dicendo “carriera” magari uno pensa solo al mondo della musica, ma nella vita non c’è solo quella…

«Io vorrei aprire un locale. Appena ho i soldi per farlo, voglio aprire un posto. Questo è quello che vorrei fare. Purtroppo non possiamo aprirci il ristorante della vita o l’impianto sportivo come qualche altro rapper. Però se c’è la possibilità vorrei aprire un locale. Per altro facciamo questa intervista a ridosso della pubblicazione del disco e non so ancora che riscontro avrà. Perché viviamo in un’epoca dove in poche ora ti può cambiare tutto. Magari, che cazzo ne so, il pezzo con Carl Brave diventa virale dal nulla e la gente apre gli occhi e dice “c’è uno a Bologna che spacca il culo”. Oppure che cazzo ne so, esce tutto in una volta, la gente non se lo incula e io divento il matto di via Mascarella. Non si sa. Sicuramente mi piacerebbe buttare un po’ di energie su un piano B, anche se di solito, come dicevo anche nel disco vecchio, non ho piani B. Vorrei suonare sicuramente perché gli anni che abbiamo passato hanno cambiato un po’ tutte le mete del game. Si suona molto di meno e si è creato un grande dislivello tra live giganti e live piccolini. Manca un po’ quella fascia intermedia dove io mi colloco, penso. Poi vorrei continuare, finché ne ho voglia di fare della musica.»

Un’altra cosa che ti volevo chiedere è riguardo alla promozione di questo disco. L’avete già pensata? Farete copie fisiche, gli instore? Una serata per la presentazione live?

«Tutta sta roba è ancora lì che sta bollendo in pentola quindi non so che cazzo risponderti. Stiamo sicuramente valutando alcune di queste ipotesi. Mi piacerebbe sicuramente (non so se alla data di uscita o con un filo di ritardo) organizzare un bell’evento. Probabilmente una Jam che prende dentro anche writers, gente che fa skate, gente che porta i furgoncini dello street food… E vorrei fare una roba con magari qualche guest. Magari anche non presenti nel disco, che cazzo ne so…»

Il disco esce per Thaurus, che ha anche tanti artisti che fanno concerti nazionali. Non c’è la possibilità che tu vada ad aprire il tour di qualcuno?

«Potrebbe esserci… E diciamo che c’è un artista che è in Thaurus che mi piacerebbe tanto aprire…»

Chi? Ernia? Ho visto che in questi giorni ha annunciato tantissime date per quest’estate…

«No, Ernia non mi ci vedo compatibilissimo. Io sono tutto sporco. Noyz!»

Ha un tour quest’estate?

«Penso che qualche data ce l’abbia e anche se non fosse quest’estate mi piacerebbe molto!»

Ultima domanda: che pubblico pensi che possa apprezzare questo disco? È un disco per quelli di Bologna o è un disco per tutti?

«Per quelli di Bologna sicuro. Chiaramente chi è di Bologna coglierà tanti riferimenti in più, ma penso che sia un disco comunque maturo. Non dico di facile ascolto, ma neanche troppo incasinato. Quindi è un disco che penso che per un trentenne possa suonare bene ed è quello il pubblico che vorrei. Comunque gente con una coscienza, con un cervello che ha fatto determinate esperienze. Poi oh, se arriva anche il ragazzino che non capisce una sega ben venga, basta che streammi!»

Perfetto! Grazie mille Brenno!

«Grazie mille Rapologia!»