L’Università di Torino valida Rapterapia: il metodo educativo di Zuli entra ufficialmente nel mondo accademico

Zuli con i ragazzi di Rapterapia
Foto di @unotresette

Un riconoscimento che cambia gli equilibri del rapporto tra hip hop e istituzioni: l’Università di Torino ha validato scientificamente Rapterapia, il metodo educativo ideato da Marco Zuli Zuliani, figura storica della scena rap torinese.

Una svolta che conferma come il rap oggi sia uno strumento capace di trasformare davvero il modo in cui i giovani raccontano sé stessi.

Il valore di Rapterapia spiegato da Zuli: dalla factory alle comunità educative

Il metodo di Zuli non nasce per caso. Rapterapia affonda le radici nel 2015, quando Large Motive APS – che inizialmente era un collettivo creativo torinese – inizia a portare producer, rapper, videomaker e competenze professionali dentro comunità minorili, scuole, spazi sociali, percorsi di salute mentale e progetti di accoglienza.

Come ci racconta Zuli:

L’obiettivo di Large Motive non è mai stato “educare” o “aiutare” le persone in senso stretto: quello semmai è un effetto collaterale. L’intento principale è sempre stato quello di restituire protagonismo attraverso l’arte a chi, pur non avendo l’ambizione di diventare qualcuno, sentiva la necessità di esprimersi.

Rapterapia lavora proprio su questo: trasformare vissuti complessi in testi, musica, condivisione. “I pensieri e i vissuti – soprattutto quelli più difficili da nominare – possono trasformarsi in qualcosa di diverso, di comunicabile.“, spiega Zuli.

Non si tratta di risolvere o cambiare i problemi, ma di imparare a rileggerli attraverso l’entusiasmo e la passione per la musica

Dal 2016 a oggi Rapterapia ha coinvolto circa 4.500 giovani tra i 12 e i 20 anni, diventando un riferimento nazionale anche grazie alla nascita di Large Motive Records, l’etichetta “socio-discografica” che pubblica le storie dei ragazzi sulle piattaforme digitali.

L’impatto nei territori e la validazione scientifica dell’Università

Per la prima volta in Italia un metodo che utilizza il rap come strumento espressivo ottiene una validazione scientifica da un’università pubblica. Una ricerca durata due anni – coordinata dal Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione di Torino – ha confermato che Rapterapia è efficace nel creare spazi di protagonismo, crescita e consapevolezza.

È una svolta culturale enorme, specie pensando a come veniva percepito il rap fino a pochi anni fa. Lo dice chiaramente lo stesso Zuli:

Fino a dieci anni fa il rap non era ancora riconosciuto dalle istituzioni come uno strumento valido ed efficace come oggi. Tuttavia, in Italia esistevano già da tempo esperienze di laboratori rap. In questo senso, il mainstream ha avuto almeno un merito: ha incuriosito molte realtà, spingendole a sperimentare e ad adottare queste pratiche.

E oggi, dopo un percorso iniziato da lontano, Rapterapia è anche parte dei percorsi di orientamento universitario dell’Ateneo torinese da tre anni.

Il 28 e 29 novembre 2025, ad esempio, Zuli e Large Motive saranno relatori al convegno Le storie siamo noi, la prima iniziativa scientifica italiana dedicata alle scienze della narrazione.

Un cambio di paradigma nel rapporto tra giovani, rap e istituzioni

Il riconoscimento accademico arriva in un momento in cui il dibattito pubblico tende ancora a demonizzare le nuove generazioni e i loro linguaggi.

Zuli non ci gira intorno:

Ancora oggi si definiscono squalificanti certe musiche (e certi testi) delle nuove generazioni, ma è un gioco vecchio come il mondo: tutto ciò che è di rottura, che è diverso da quello a cui siamo abituati è un fenomeno da tenere lontano, da ghettizzare. Ieri era il rock, oggi tocca al rap e alla trap, ma il problema non sono mai i linguaggi con cui si esprimono i giovani – in questo caso la famigerata generazione Z – bensì la derivazione e l’origine dei fenomeni descritti che spesso in questa tipologia musicale non sono altro che la traduzione di disagio, rabbia e tanta precarietà esistenziale

Nonostante questo, la scena è cambiata: il rap è riconosciuto, usato, a volte persino abusato come simbolo di riscatto. E allora, per Zuli, la sfida oggi è un’altra:

Se il rap è stato per noi uno strumento di riscatto sociale, oggi mi sembra quasi naturale provare, in qualche modo, a riscattare il rap

Un messaggio chiaro, che punta a un riconoscimento istituzionale del valore educativo dell’hip hop. Non solo per Large Motive APS, ma anche per la rete nazionale Keep It Real, che unisce realtà di tutta Italia impegnate nella pedagogia hip hop.

Venerdì 5 dicembre 2025, alla Fabbrica delle E di Torino, si terrà una giornata dedicata proprio a Rapterapia, con la presentazione della ricerca e un confronto con esperienze provenienti da tutto il Paese. L’ingresso sarà gratuito: un altro passo verso un dialogo che, finalmente, sembra essersi aperto anche ai piani alti dell’educazione.

Rapterapia non è solo un metodo: è la dimostrazione che quando il rap entra nei posti giusti – scuole, comunità, università – può cambiare prospettive, identità e narrazioni. E che la cultura hip hop, se ascoltata davvero, ha ancora molto da insegnare.

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