In caso di Panico, contattare il proprio Mud Van Tom di fiducia

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La sensazione d’onnipotenza è propria dei perdenti. Soli, individualisti, in corsa contro gli altri (contro tutti), vittime consenzienti del “protagonismo a tutti i costi”, ci siamo sempre più scollati dagli interessi comuni. Dobbiamo sempre apparire forti, risoluti, insensibili. Nella vita – e nei social – come nell’arte.

Mi piace quando un Ego, un’individualità, toglie la sicura. Quando tutta la negatività – esistenziale, sociale, “lavorativa” – e tutta la propria negligenza – emotiva – esplode, quando il contenitore delle cose inconsce viene scoperchiato, e rovesciato senza pietà sugli astanti, e nella rabbia e nel dolore c’è un’agnizione, un riconoscersi, finalmente.

Mud Van Tom (alias Doc One LOVE) è un oscuro personaggio dell’Underground italiano. È un alter-ego – elemento prettamente Hip Hop – un modo (dunque) per vedersi dall’esterno. Un tizio mascherato che assolve, per tutti, una funzione ‘liberatoria’: ‘in caso di panico’, scaricare le molteplici forme d’autocensura interiorizzate e parlare senza filtri, di tutto, e contro tutto.

In Caso di Panico, il solito Mud: chi è Mud Van Tom?

Questo personaggio mascherato – Mud Van Tom – emerge dall’abisso per la prima volta nel 2017 quando – insieme a Slam aka Hysteriack, alias Franco Sottolegno – pubblica Il lato oscuro dell’inerzia (disco, tra l’altro, disponibile da qualche settimana su Youtube).

L’uomo (e il rapper) dietro la maschera, Doc One LOVE, si è costruito questo suo ‘doppio’, che ha radici profonde nell’estetica dei fumetti, e che ha influenzato – a monte – numerosi villain dell’Hip Hop (un nome su tutti: MF Doom). Dentro questo ‘filone’, Moody ci sta a suo modo (al suo mood): scomodo.

Irriverente, irresponsabile, le sue strofe sono tic vocali, impulsi coprolalici, puro istinto. Mud Van Tom – il ‘paroliere oscuro’, il cattivo che agisce nell’ombra, l’Es – è la materializzazione del rimosso, delle paure nascoste, che nasce e agisce in un momento buio, come un’ultima spiaggia, come un ultimo scoglio al quale aggrapparsi.

In caso di panico/rompere il vetro senza farsi male/in caso di panico/guardare Moody, a piedi scalzi sul vetro/sentiti in pericolo…nasconditi nel tuo piccolo/e reggersi a un manico…se c’è panico…

Di questo disco possiamo dire, innanzitutto, quanto emerga tutto quel ‘panico’ sottolineato dal titolo. La costruzione dei pezzi, delle strofe, come tasselli di un mosaico che prende forma ‘in fieri’: come piccoli pezzi – di vita, di follia, di analisi – ri-assemblati, in un caos ordinato.

Tutta l’alienazione e l’indifferenza di questo complicato momento storico viene assorbita e filtrata da questo losco figuro che si aggira nella notte, vomitando rime, cagando beat, pisciando tutta la rabbia accumulata. Sporco e reale. Tetro e divertito.

Mud Van Tom è quella condizione, di chi sente solo, nel nulla. Senza legami emotivi, motivi di rivalsa, lontano tanto da una dimensione politica quanto da una artistica. La condizione di chi fa i conti con i propri mostri senza fare sconti: né agli altri, né tantomeno a sé stesso.

Sei solo, non conti per nessuno. E nessuno, ti starà accanto!

Dentro il nostro Moody, si agitano Mr Simpatia, Mercuzio, Venom; c’è un Batman sotto acido che lotta con un Joker ‘purificato’. E c’è la persona dietro la maschera, con le sue depressione, e la sua sadica autoironia chimica.

L’ira di Dio, l’ira di Allah/poco ci cambia, pregare – non ci basterà/basta sapere che l’anti-eroe ci salverà:/il migliore amico della nostra ingenuità

C’è quindi una costante nel disco, un filo sottile che unisce i vari episodi: una scrittura caustica, che ad una profonda esplorazione emotiva unisce una altrettanto profonda visione comico-surrealista. Ogni tematica viene nascosta (mascherata) entro i continui non-sense, le immagini crude e quelle assurde.

L’avvolgente patina ‘classic’ delle produzioni – un classico che spazia tra il jazz più smoothie e mellifluo di Quando un cattivo se ne va, rimpianti di un buffone e Gallette di rime alla vena più hardcore di pezzi come Mi fa tutto schifo, Lucille e Genky’s Inferno – accompagna i testi folli, bilanciandone gli ‘squilibri’.

Tuttavia, credo che i pezzi più riusciti siano quelli più ‘strani’, dove emerge veramente la personalità – lacerata tra l’egotrip e l’autoanalisi – che Mud Van Tom in qualche modo abita, e agita. GARMONBONZIA, ad esempio, con questa base ‘reverse’ così storta, opaca, onirica.

Oppure Il ritorno del paroliere oscuro, quello che “sorride compiaciuto, ma ti manda a Fanc*lo”. Una base marziale, con un’atmosfera da colonna sonora che trasporta dentro la mente di Moody, tra risate disperatamente folli e ‘mestiere’, dietro le skillz. Tre strofe – l’ultima è assurda -, e pazienza se l’algoritmo ne suggerisce solo due…

E non possiamo certo non nominare la title track, In caso di Panico, e Gambutrol, un piccolo capolavoro, una (s)ballata sugli psicofarmaci, e il loro fortissimo potere d’attrazione. Così come le ultime due tracce del disco: …e il bambino muore, con Martire, Slam e Nic per una posse track infiammata, e Akid, l’Outro, notturna, cruda, intima.

Innamorami di me

In Caso di Panico è, dunque, un calderone di sentimenti inconsci, messi – di getto – nero su bianco: un esperimento, un esorcismo, un complesso insieme di significati stratificati. Un disco di sfogo, cattivo e amaro. La rabbia personale sublimata nell’Arte, diventando collettiva: così era, e così sarà.

L’idea che c’è dietro – per fare un esempio concreto – una traccia come Gambutrol (pezzo visionario, ‘futurista’), fantomatico antidepressivo indispensabile, forse, in una società come la nostra, racchiude tutto il percorso che innesca In Caso di Panico: qual è la cura di un malessere senza nome?

Una domanda che l’artista si pone, e noi con lui. In un flusso di coscienza – rancoroso, esplosivo, autolesionista – che tocca picchi di poeticità lacerante; non a caso, verso la fine del disco, compare un brano come Innamorami di me.

In quel pezzo, che lascia quella sensazione di chi “perso nel proprio riflesso, scruta l’abisso”, si raggiunge un livello di lucida crudeltà verso se stessi che stona perfettamente con tutta la musica che ci circonda, fatta di Ego ‘forti e duri’, sicuri e vincenti.

E se saprò vedere, che ho dell’amore dentro/mi stuprerò contento come un prete in un convento/contento? So cambiato e non t’accorgi/che t’ho spezzato il cuore – e mo’ raccoji i cocci!

Per me è rassicurante sapere che un disco come questo ci sia. Ognuno, a un certo punto, affronta i propri demoni. Cosa succede dopo è diverso per tutti. Nessuno torna vincitore da una Guerra simile. Ne uscirà, al limite, più consapevole. Certamente non felice. Ma è bello sapere – ascoltare – che la musica (il rap) può ancora parlare di questo.