Red Bull 64 Bars, Danno è un manifesto vivente dell’hip-hop

Danno Red Bull 64 Bars

Danno ha portato le sue rime nel format Red Bull 64 Bars, regalando una performance che è già un manifesto di come dovrebbe suonare il rap fatto bene. Tra citazioni, riferimenti colti e un beat cucito addosso da DJ Craim, l’MC romano ha ricordato a tutti che l’hip-hop non è per tutti, ma quando arriva nella sua forma più pura è impossibile restare indifferenti.

Danno torna protagonista con Red Bull: le sue 64 Bars sono un manifesto dell’hip-hop

È sempre un piacere vedere Danno coinvolto in progetti di peso, soprattutto quando a chiamarlo è Red Bull Italia, che negli ultimi mesi ha dimostrato di voler dare spazio e continuità a una figura storica come la sua.

Dopo averlo visto come giudice al contest di freestyle Red Bull Frista e annunciato tra gli ospiti del Red Bull 64 Bars Live del 4 ottobre a Roma – in mezzo a tanti nomi amatissimi dalle nuove generazioni – ora Danno si è preso la scena nel format 64 Bars. Un segnale importante: non sempre, infatti, gli ospiti scelti per questo format hanno rappresentato davvero il meglio delle barre in Italia. Questa volta sì, ed è un bene. Perché i più giovani possono finalmente capire che esiste un altro modo di intendere il rap: fatto bene, con profondità e che non è affatto roba “solo per ragazzini”.

Come se non bastasse, pochi giorni fa a sorpresa è comparso un profilo Instagram ufficiale dedicato a lui. Ovviamente non gestito direttamente, conoscendo il personaggio (e la bio lascia pochi dubbi), ma la coincidenza con l’attività di Red Bull fa pensare. Che sia soltanto l’inizio di qualcosa di più grande, magari un ritorno dei Colle o – perché no – un progetto solista. Illudersi in questo caso è lecito.

Venendo alla performance, Danno nelle sue 64 Bars ha confermato ancora una volta il perché venga considerato un’icona.

L’ingresso è potente, le rime sono taglienti, il flow resta intatto: un manifesto del suo essere hip-hop, senza compromessi. Non è per tutti, ma è proprio per questo che funziona. Danno non cerca di piacere a tutti, e nelle sue barre ha citato il compianto Primo e Crimeapple, oltre a riferimenti fuori dai soliti giri rap come Fela Kuti e Lee Scratch Perry. Nomina artisti non così comuni nei testi dei rapper in voga, coerenti con la sua visione e la sua cultura musicale, a differenza dell’inflazionatissimo “Tony“.

E adesso canta Tony
Sta vita dura niente, quindi canta Tony
Che se è soltanto carta canta porto la mia faccia stanca
Lontano da sti incantatori

Tre barre, in particolare, raccontano perfettamente la sua identità:

  • “C’ho El P al posto di Nas” – quando molti metterebbero Nas in cima, Danno sceglie El P dei Run The Jewels, uno dei suoi riferimenti da sempre;
  • C’ho rime che so cortellate” – citazione diretta a Nulla Virtus dei Colle Der Fomento;
  • “In mezzo a tutti questi rapper, tutti questi trapper, c’è un solo Master, tutti gli altri puppet” – dichiarazione netta, presa di posizione, statement.

Fondamentale anche il lavoro di DJ Craim, come sempre impeccabile. Il beat lascia spazio alla voce e alle liriche di Danno, senza mai soffocarle, anzi esaltandole. Lo switch a metà brano è perfetto: un cambio totale che ribadisce la capacità del duo di dare dinamica e profondità al pezzo.

Con queste 64 Bars, Danno ha ricordato a tutti cos’è davvero l’hip-hop: un linguaggio diretto, crudo, culturale e autentico. Un colpo azzeccato per il format, bravi.