No Hooks di Ernia è un EP senza compromessi

Ernia

Recentemente Ernia ha annunciato la pubblicazione in formato fisico del vinile del suo primo progetto ufficiale da solista: l’ep No Hooks. Il rapper milanese ha deciso di regalare ai fan più intimi la gioia di possedere il suo primo disco, che rappresenta il punto di partenza verso una carriera volta a i vertici della musica italiana.

Si tratta inoltre del primo progetto della “seconda carriera” di Ernia che, come vedremo, ha avuto inizio nel 2016. In precedenza aveva infatti pubblicato un mixtape sotto il nome Ernyah e l’unico disco targato Troupe D’Elite.

No Hooks: breve storia del primo EP di Ernia

Archiviata la deludente esperienza con il gruppo Troupe D’Elite, frutto più di critiche che di successi, Ernia aveva deciso di abbandonare la carriera rap. Si era dunque diretto a Londra con l’intenzione di allontanarsi dall’ambiente milanese e italiano che lo aveva deluso.

Per fortuna dei suoi fan, stimolato da un caro amico convinto delle potenzialità di Ernia, l’artista di Bonola decise di ritornare in Italia per concedersi anche un’ultima possibilità con cui dimostrare il suo reale valore. Così nel 2016 pubblicò una serie di singoli, tra cui spicca Tutto Bene, prodotta da un allora sconosciuto Marz.

Il settembre successivo decise di pubblicare proprio No Hooks.

Come suggerisce il titolo dell’EP, nelle tracce non è presente alcun ritornello. Si tratta di un progetto molto corto – quattro tracce, dalla durata di circa dieci minuti – in cui la qualità prevale sulla quantità.

Come affermato da lui stesso su Instagram, a causa della personale precaria situazione economica e della ridotta notorietà, fu costretto a registrare da solo il progetto e a selezionare come producer dei suoi conoscenti (Tradez, Eshla, Revil K, Neezyboy).

Per queste ragioni fino ad oggi non esisteva alcuna versione fisica del disco. Eppure, se precedentemente alla realizzazione dell’EP Ernia non era supportato da alcuna major, furono proprio No Hooks e altre singole pubblicazioni a convincere l’Universal a puntare sul futuro “duca di Milano”.

I brani che ci piacciono: 100% rap

Ascoltando il disco e rapportandolo all’anno di pubblicazione, ossia il 2016, ciò che stupisce è che si tratta di musica rap al 100% realizzata da un emergente. Il 2016 verrà infatti ricordato negli annali del rap principalmente per essere stato l’anno dell’avvento della musica trap.

Si pensi che artisti simili a Ernia, per background e anche per giro di conoscenze, quali Tedua e Rkomi, furono tra gli artisti principali di questa sorta di sottogenere del rap. Nonostante ciò,  Ernia, che proprio con i Troupe D’Elite aveva gettato le basi l’arrivo della trap in Italia, decise di pubblicare un disco di puro rap, in totale coerenza con la sua seconda carriera.

Questa scelta si tradusse in un tiepido successo iniziale, accompagnato fin da subito da un ottimo riscontro da parte della critica di settore.

Nel corso degli anni successivi abbiamo assistito ad una crescente popolarità del rapper, che ha raggiunto il culmine con la pubblicazione di Gemelli. Ad oggi, infatti, Ernia è considerato uno dei migliori liricisti della scena e di questa sua abilità ci ha dato testimonianza proprio fin da No Hooks.

Sì, capo dei capi, taglio teste e cadono i capi
Pula, fra cambiati i capi
Chi rappa in Italia son miei surrogati
Stanno sull’attenti come i suricati

Così il disco si apre con Lewandowski 4, quarto episodio dell’ormai celebre saga di banger del rapper milanese, iniziata con la traccia contenuta nel mixtape New Generation Rap Boss del 2013.

Un traccia simile è Santa Maria dato che in entrambe, oltre a dare sfogo alla frustrazione raccolta negli anni precedenti, Ernia rimarca proprio il fatto di essere stato con i Troupe D’Elite uno dei precursori della trap music:

Quando ascolti certa merda fuori dalle casse
Vai da Foh a chiedere scusa con le orecchie basse
Vai da Fawzi a chiedere scusa con le orecchie basse
Vai da Maite a chiedere scusa con le orecchie basse

No Hooks non è solo banger

Se la traccia numero uno e la numero tre possono essere ascritti alla categoria dei banger, considerare l’intero disco una raccolta di brani di questa tipologia non sarebbe corretto.  Le altre due tracce del disco – Instragram e Neve – presentano infatti un mood e delle tematiche differenti.

In Instagram, Ernia parla con spirito critico del social network, evidenziando come l’unica cultura dominante in un contesto virtuale sia quella dell’apparenza.

Cent’anni fa si facevan gli autoritratti
Io che ho letto mille libri, mille autori matti
Per avere mille like dimmi che baratti
Tu che consideri arte pure gli autoscatti

Queste barre non sono assolutamente da sottovalutare, in quanto sottolineano proprio il tratto distintivo di Ernia, ossia la sua cultura. Cultura che è presente nei suoi testi e si riflette sulla sua capacità di scrivere i testi.

In contrapposizione a un società dipendente da Instragram, Ernia ha raccolto nel corso degli anni una serie di esperienze che non hanno nulla a che a fare con quelle che vanno forte sul social network di Zuckerberg e tutto ciò lo ritroviamo nei testi della sua discografia.

Neve: il gioiellino di Ernia

Come ultima canzone dell’EP, Ernia ci regala quella che da molti è considerata la sua migliore traccia in assoluto: Neve.

Migliore canzone o no si tratta sicuramente di un gioiellino, presente nel primo progetto ufficiale di un allora ventitreenne desideroso di dar sfoggio delle sue enormi capacità di storyteller.

Non v’è dubbio che anche le altre tre canzoni siano di qualità, ma se non fosse per Neve oggi magari non avremmo il vinile di No Hooks. La canzone è uno storytelling in cui il rapper ci racconta alcune vicende personali e familiari, tra cui quelle che lo tennero lontano da famiglia e amici, o presunti tali:

Quando facevo il cameriere mi sfruttavan bene
A dirla tutta manco m’hanno mai offerto da bere
Andai di notte senza stare ad avvertirli
Presi un 50 per dispetto e non per arricchirmi

Oltre a raccontare di sé e della sua famiglia, Ernia ne approfitta per anche per riparlare del tempo con i Troupe D’Elite.

Nella seconda strofa vi è infatti un riferimento a Ghali, con cui appunto ha condiviso l’esperienza tra il 2011 e il 2014:

Amico, sai ci penso a quando eravamo insieme
Due bambini per la strada, uno di sabbia uno di neve
Le batoste ci hanno dato due lezioni ben diverse
Uno ha imparato ciò che è giusto e l’altro ciò che conviene
Non è un male essere diversi; in fondo ci siamo
Differenziati pure nei versi prima di esserci persi
Ricordo quanta merda che ci siamo presi a gratis
Il male ti ha fatto forte, a me m’ha fatto a pezzi

In queste barre Ernia riflette sulla differenza di carattere rispetto all’ex collega. La reazione dei due alla delusione per l’esperienza con i Troupe D’Elite è stata del tutto antitetica.

Da una parte Ernia ha avuto il bisogno di elaborare il dolore lontano da Milano, per poi ritornare con il coraggio di intraprendere una carriera da rapper in totale controtendenza alle mode del momento. Dall’altra Ghali è riuscito a reagire immediatamente e ad avventurarsi nel mondo fertile della trap, in modo da ottenere un riscatto immediato.

A distanza di quasi sei anni non possiamo che sottolineare nuovamente come fare “ciò che è giusto” si è rivelata una scelta azzeccata per Ernia.

No Hooks: un classico dell’hip hop italiano

Oggigiorno No Hooks è considerato un classico del rap italiano per un semplice motivo: è un progetto senza compromessi dove un artista dalle enormi potenzialità dà il 100 % come se fosse un album ufficiale. É un disco da “o la va o la spacca”, con cui ovviamente prova a prendersi ciò che gli spetta senza strizzare l’occhiolino alle tendenze musicali del momento.

Un progetto di Ernia totalmente coerente con il resto della sua carriera discografica e che nelle successive pubblicazioni vedrà l’artista evolversi ma mai snaturarsi rispetto a questo.

Vi lasciamo qui sotto il link per ascoltare l’EP. Buon ascolto!