Le settimane dopo Mr. Morale & The Big Steppers

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Riprendere qualcosa di più vecchio di sette giorni è fuori moda, quasi da boomer ai giorni nostri ma l’effetto e l’affetto che Mr. Morale & The Big Steppers continua a donarci meritano qualche parole anche dopo l’evento del 13 maggio 2022. Mentre gli intensi concerti di Milano (di cui potete leggere il nostro reportage) e Glastonbury hanno ricordato al mondo la potenza del visual di Kendrick Lamar oltre che della sua voce, altri ancora ne stanno criticando le scelte visive. Una confusa e potente manifestazione di quella che è arte per eccellenza. Sulla bocca di tutti, K. Dot viene preso di mira da cristiani e bigotti che guardano alla corona di spine più che alla testa che la porta, rendendo Mr. Morale e il suo concetto di savior ancora più potente e in linea con l’atmosfera odierna.

Cos’è Mr. Morale & The Big Steppers di Kendrick Lamar

Abbiamo diviso in cinque micro-argomenti i nostri pensieri su quanto accaduto il 13 maggio e oltre senza nessun obiettivo in particolare sperando di conoscere anche i vostri pensieri su uno dei progetti del 2022 che sappiamo ci accompagnerà ancora per molto tempo.

Supernova

Il ritorno di Kendrick Lamar ha ricordato il suggestivo momento in cui una supernova proietta visivamente il suo massiccio corso. Un fenomeno di potenza indiscutibile ma allo stesso tempo trascurabile se lo si osserva dal suolo terrestre. Servono determinati strumenti e un senso di concezione dello spazio e del tempo per godere di uno spettacolo tanto distante quanto raro. L’ultimo progetto di Kendrick Lamar sembra aver fatto lo stesso corso, un ambizioso dipinto di un artista che per anni è stato sopra le nostre teste ma che è facilmente ignorabile nel caos odierno.

Mr. Morale & The Big Steppers è solo l’ultimo della lunga fila di progetti che la massa tende a fare suo per tutto il tempo che si ritiene necessario. Una miriade di commenti si sono accavalcati da parte di chi ha dato priorità più alla propria interpretazione che alla poetica musicale. C’è invece chi si è travestito da messia, ponendo istruzioni precise su quando e come vivere questa nuova esperienza sonora di Kendrick Lamar. Tutto questo ha portato ad un caos provocato certamente da un fattore positivo ma pur sempre, caos. Mr. Morale è stato fatto martire prima ancora di predicare e ispirare, è questa la principale sensazione che ho avuto e forse anche il motivo della sua performance commerciale.

Non si cerca la classifica quando si parla di arte di questo tipo, certo, ma:

Critics want to mention that they miss when hip-hop was rappin’, motherfucker, if you did, then Killer Mike’d be platinum

Questo passaggio in Hood Politics toglie la maschera al personaggio che sente di cercare un savior non in un genere o in un’espressione artistica ma nella singola persona che la crea. Un errore comune ma che porta inevitabilmente ad una confusione per quanto concerne gli argomenti trattati nel nuovo progetto. Esplorare le rime di Kendrick e analizzarle ignorando le altre stelle, rende la sua supernova, un singolare spettacolo capace di esaurirsi inevitabilmente dal momento in cui l’artista esce di scena e lo spettacolo si esaurisce. Kendrick Lamar è uno su un milione ma quel milione quando si parla di un prodotto di cultura è tanto importante quanto quel singolo.

Salute mentale

Kendrick Lamar opera nella cultura Hip-Hop (o umana?), un organo vivo e vegeto (al contrario di quanti alcuni sostengono) fatto di testi, melodie, nice drip e tanto altro. Uno degli ultimi passaggi evolutivi del genere è stato abbracciare l’argomento salute mentale.

Ci sarebbe da scrivere un libro sulla relazione tra Rap e salute mentale, un genere che ha sempre fatto forza sulla sua personalità, impersonando i sentimenti nella maniera più descrittiva possibile. Eppure tra le miriadi di strofe, poche in passato connettevano i punti o facevano prevalere la mente dietro il processo come ente fondamentale per capirne il risultato creativo. Abbiamo avuto degli esempi forti, spesso addirittura oltraggiosi come Mind Playing Trick on Me dei Geto Boys o Suicidal Thoughts di Biggie, ma non si è mai andato oltre, fino agli ultimi anni.

Con l’emergere della corrente “emo-rap”, con artisti come XXXTENTACION o Juice WRLD, anche le nuove generazioni hanno iniziato ad abbracciare il microfono non solo con la propria voce ma anche con la propria mente. Creando momenti suggestivi e particolari anche se tragicamente tagliati fuori dal corso della storia in episodi terribili, alcuni spesso collegati proprio al loro mindset.

Fortunatamente però il discorso ormai è stato aperto ed è proprio grazie a questo lento ma ritmico processo che oggi Charlamagne The God ha potuto trovare il successo con libri come Shook One: Anxiety Playing Tricks On Me e Royce Da 5’9’’ ha potuto riscattarsi creando dalla sua ventennale carriera una rinascita partendo proprio da sé stesso.

Mr. Morale & The Big Steppers non è altro che la più organica reazione di Kendrick Lamar a questo nuovo panorama sonoro e culturale visto dagli occhi dell’Hip-Hop.

Kendrick non ha introdotto il discorso nel genere e né reinventato la ruota, ha bensì fatto qualcosa di più nobile, essere onesto con sé stesso e con chi lo ascolta. La scrittura di Mr. Morale è soddisfacente e progressista se la si vive da fan di Lamar considerando che il discorso di un’analisi introspettiva iniziava già da DAMN. Contestualizzando però il momento storico in cui il progetto ha visto la sua progettazione si pone anche come specchio dell’ambiziosa evoluzione che una parte del genere Rap sta vivendo. Ascoltando unicamente Mr. Morale trattandolo come un unicorno è come mangiare un solo piatto in un menu completo. Il lavoro di Kendrick Lamar è sicuramente un tassello importante nel corso della storia del genere e siamo sicuri che sta venendo preso come punto di riferimento da diversi suoi colleghi ma chi altro sta contribuendo a tutto questo?

Ritornando al verso di Hood Politics, il “Killer Mike” della questione può essere lo stesso Royce Da 5’9’’ o l’ultimo eccezionale sforzo discografico di WESTSIDE BOOGIE: artisti che hanno deciso di spogliarsi del ego e delle potenziali aspettative per creare prodotti tanto terapeutici per i fans quanto per loro stessi.

I punti in comune con Kendrick sono molteplici seppur gli obiettivi completamente diversi. Book Of Ryan reintroduceva Royce non solo come artista ma come persona, ponendo a dichiarazioni di brutale onestà e, grazie all’aiuto della terapia, racconti ambientati nel passato dove venivano rivelati traumi che ancora oggi lasciano il rapper incapace di agire correttamente in determinati contesti. WESTSIDE BOOGIE esorcizza la figura del maschio alfa dominante in un contesto dove la mascolinità tossica fa da codice d’abbigliamento per la festa della vita.

Palesi sono le connessioni con Mr. Morale & The Big Steppers dove Kendrick Lamar mette da parte il suo lato da MC leader e decide di unirsi alla folla in quanto essere umano. Entrambi gli MC, così come nel libro citato prima di Charlamagne, (ri)trovavo la loro voce nella terapia psicologica.

I semi di questo argomento sono sicuramente da riporsi nel passato grazie a progetti come 4:44 di Jay-Z ma solo negli ultimi anni stanno avendo la luce che meritano, anche al di là della musica. Non è raro oggigiorno infatti vedere interviste in cui la salute mentale è uno dei soggetti primari della conversazione tra giornalista e artista, un bellissimo momento di evoluzione in un ambiente che in passato ha fatto brutti conti con il fattore vulnerabilità.

Limitarsi a vedere Kendrick come unico paroliere di argomenti come salute mentale e introspezione è un errore che potrebbe riservarci dallo scoprire elementi e artisti e i loro rispettivi punti di vista. Proprio in The Heart Part 5 Kendrick preparava l’arrivo del ultimo album comunicandoci l’urgenza di valorizzare e essere prima di tutto coscienti che tutta la vita è questione di prospettive.

Il nostro consiglio è di assorbine quante più ne potete per scoprire la magia dietro questo progetto e perché no, innamorarvi di altri ancora.

Aspettative

Ma cosa renderebbe Kendrick così speciale con Mr. Morale & The Big Steppers?

Dopo il vertiginoso successo di DAMN nel 2017, il mondo dell’Hip-Hop ha subito colpì pesanti capaci di deformarne drasticamente la traiettoria e l’ascesa del genere nel mainstream. Considerando l’incredibile run che dal 2012 al 2017 ha visto Kendrick protagonista di alcuni degli album più amati di sempre, la grandissima presenza in veste di featuring e la sempre relativa intervista in cui Lamar si manifestava non solo in un superbo artista ma un ispirante essere umano, il silenzio partito da Black Panther e finito il 13 maggio 2022 ha pesato tantissimo.

I fan, l’hip-hop in generale e il gran pubblico volevano conoscere la reazione di Kendrick sulla scomparsa del suo amico Mac Miller, empatizzare con i suoi sentimenti riguardo la perdita di due icone di Los Angeles (Nipsey Hussle, Kobe Bryant), i suoi pensieri su un pezzo di Hip-Hop moderno che se ne va troppo presto (Pop Smoke, XXXTentacion, Juice WRLD). Tutto questo prima del già indelebile 2020, un momento che ha spinto tutti nel silenzio in cui navigava l’MC di Compton.

Così Mr. Morale and The Big Steppers trova la sua meravigliosa posizione nel panorama discografico. Un diamante nato dalle molteplici pressioni che Kendrick ha sopportato in quanto leader nel Rap, neo padre in un mondo in lockdown e paroliere del buon senso. Considerando i numerosi fallimenti musicali internazionali e nazionali post-covid in cui diversi artisti hanno deciso di tamponare e far finta che nulla sia accaduto, Lamar ha abbracciato la brusca esigenza di cambiamento creando un inedito capitolo nella sua vita. Forse l’artista con il più pesante fardello di attesa sia da parte di critica che da pubblico, ha condiviso con noi un prodotto che se ne frega di rispondere alle domande citate prima ma che non ne ignora la presenza. Mr. Morale non è un progetto per chi usa unicamente la musica per tagliarsi un momento di svago dai problemi della vita, Mr. Morale SONO i problemi della vita che si presentano sotto forma di spettacolo teatrale.

Ma allora cos’è cambiato? Perché uno dei più saldi punti di riferimento sociali e artistici ci grida oggi di non essere il nostro savior?

Sfiducia

Non è un segreto il fatto che Kendrick Lamar abbia dipinto sé stesso come un savior dagli inizi della sua notorietà nel genere. In Hiiipower provocava l’ascoltatore dichiarando di poter essere assassinato per i contenuti che potrebbe versare nelle sue strofe, in To Pimp A Butterfly invitava ad aprire gli occhi alla comunità nera per abbracciare le loro radici africane e riconoscerne il potere. Numerosi gli episodi dove Lamar si fa vanto di obiettivi super ambiziosi come in The Heart Part. 3 dove dava il compito al suo amatissimo GKMC di salvare il genere Rap o in untitled 1 dove dichiara di aver creato TPAB per salvare il genere umano.

Thirty millions later my future favors the legendary status of a hip-hop rhyme savior

Progetti che solo ad ascoltarli ci davano la sensazione che il mondo potesse cambiare partendo dalla più confortante ma complessa fonte di cambiamento che ci potessero essere: noi stessi.

Più facile a dirsi che a farsi, in un mondo già in crisi il 25 maggio 2020 ha spezzato il filo sottile che separava pazienza e cambiamento nella comunità nera. La tragedia di George Floyd ha inglobato le grida di tutti coloro a cui è stata strappata la vita da un poliziotto superando il più alto dei volumi che i lavori di Kendrick o J. Cole potessero raggiungere.

Tutto ciò che prima di quel giorno poteva far ben sperare si è unito inevitabilmente alla lunghissima scia di sangue e malcontento che quell’anno ha caricato le migliaia di persone a marciare per le strade d’America e non solo.

Una reazione in particolare il 29 maggio 2020 andava ad attaccare artisti come Kendrick. Noname, poetessa e rapper di Chicago denunciava su Twitter la mancanza di voce da parte di chi ha fatto della sua carriera una fonte di ispirazione per l’orgoglio nero.

Se la reazione di J. Cole fu immediata, Kendrick Lamar rimase nel silenzio in coerenza con quanto fatto fino a quel momento. Ci sono fortissime prove che quell’estate il rapper di Compton aveva già una versione precedente del nuovo album pronto per il pubblico. Dal tour cancellato al video musicale di N95 già girato. Qualcosa quell’anno cambiò Kendrick e i suoi piani.

Uno dei sentimenti più palpabili nell’ultimo lavoro di Kendrick Lamar è il rinnovato cinismo nei confronti della parte umana del mondo. Dalla cancel culture alle aspettative andando a mettere in dubbio persino uno degli elementi chiave della sua persona, la fede.

Il famoso tweet di Noname è senza ombra di dubbio uno dei battiti di farfalla più rilevanti nelle idee di Mr. Morale. A show chiuso, Kendrick in Mirror decide di essere più diretto.

Sorry I didn’t save the world, my friend. I was too busy buildin’ mine again

Kendrick Lamar si è spogliato di tutto in quei mesi, allontanandosi dal mercato dei featuring, trasformandosi in una creatura mitologica. Il suo blocco dello scrittore deve essere stato influenzato da ciò che accadeva nella sua vita e al di fuori di essa. La salita allo stardom del cugino Baby Keem e la nascita della PgLang devono aver riesumato il valore della sua espressività. Anche se oggi Kendrick è un po’ meno fiducioso nei confronti dell’umanità, impreziosisce il lavoro fatto nel 2017 con DAMN in cui si mette il grande schema delle cose da parte, per curarsi del più piccolo e prezioso dentro di noi.

A più di un mese dall’uscita di Mr. Morale and The Big Steppers, abbiamo l’impressione che Kendrick Lamar sia riuscito a esorcizzare le aspettative, allontanarsi dallo stardom e salvarsi prima di finire nel limbo dello scontato, il tutto senza sacrificare minimamente la sua integrità artistica e intellettuale. Giganti della rima prima di lui sono sono dovuti cadere per capirlo, da Eminem con Encore a Jay-Z dopo Black Album. In molti hanno camminato la strada che Kendrick si è trovato a percorrere dopo l’astronomico successo di DAMN e lui per nostra fortuna ha scelto di percorrere quella dell’uomo, non della star.

La terapia del presente

Tutta la negatività è causata dall’accumularsi del tempo psicologico e dalla negazione del presente. Il disagio, l’ansia, la tensione, lo stress, la preoccupazione – tutte forme di paura – sono causate da troppo futuro e non abbastanza presente. La colpa, il rimpianto, il risentimento, il rancore, tristezza, amarezza e tutte le forme di non perdono sono causate da troppo passato e non abbastanza presente.

Questo passaggio di Eckhart Tolle si connette perfettamente con ciò che Kendrick è oggi. Un artista che si spoglia di tutto per concedersi al suo unico e personale presente.

My most present album

Così Kendrick ha descritto Mr. Morale & The Big Steppers nel corso del suo viaggio in Ghana in pieno periodo di release. Questo spiegherebbe tante cose, la mancanza di promozione, la non necessità di sprecarsi in parole inutili dato che tutto ciò che Lamar è oggi, è chiuso in questo album.

S80, GKMC, TPAB e DAMN erano tutti il prodotto delle esperienze di Kendrick, passate e radicate nella loro poetica in un mindset superato nel momento di pubblicazione.

Mr. Morale si distacca perché respira con la sua musica e le sue rime nel momento in cui lo stiamo ascoltando e scommettiamo sarà così finché Kendrick non darà inizio alla nuova era della sua spettacolare carriera.