Il rap a Milano: alcuni rapper milanesi (anche d’adozione) che hanno fatto la storia

Club Dogo Milano

Un giro nelle principali città italiano che hanno fatto la storia del rap: dopo Bologna, Roma, GenovaNapoli e Torino, arriviamo finalmente a Milano, città considerata da anni la capitale dell’hip-hop nostrano.

Un po’ di storia del rap a Milano

Per comprendere chi e come ha fatto la storia del rap di Milano, affronteremo di seguito in maniera sintetica i seguenti:

Sfruttate questa serie di articoli come una sorta di bigino, dato che chiaramente la storia non è tutta qui: acquistate i dischi oppure utilizzate Spotify, YouTube e simili per approfondire ancora di più.

Gli inizi della scena rap di Milano

Per iniziare a parlare di Milano, si può partire da diversi artisti, decidiamo di farlo con quelli, che nel corso del tempo, sono diventati probabilmente i più famosi in tutto lo Stivale. Stiamo parlando degli Articolo 31 che, prima di fare successi radiofonici e televisivi, sono stati tra i primi gruppi rap milanesi. Formatosi nel 1990, J-Ax e Dj Jad sono stati per anni tra i rappresentati di spicco del Muretto, storico luogo di aggregazione per MC, breaker e writer dove sono passati proprio tutti i più grandi esponenti della doppia h milanese.

Tra questi anche tutti i membri della loro crew, la Spaghetti Funk, che vantava all’interno Space One, Chief, Dj Enzo e Solo Zippo, quest’ultimi due membri a loro volta del Comitato, uno dei primi gruppi rap italiani.

Milano è da sempre simbolo dell’hip-hop nostrano, come dimenticare ad esempio l’Hip Hop Village del 1997, tenutosi al Forum di Assago con la partecipazioni dei migliori rapper e producer rapper italiani e terminato alla grande con l’esibizione della leggenda Dj Kool Herc.

La prima edizione si tenne invece a Torino, nel 1995, e tra gli ospiti sul palco ci fu] e il merito è anche di Bassi Maestro, da decenni figura di spicco e punto di riferimento dell’hip-hop milanese. Con una carriera da dj e beatmaker cominciata negli anni Ottanta in piena adolescenza, iniziò piano piano a farsi strada nell’ambiente rap italiano, fondando anche il collettivo Sano Business assieme a Dj Zeta e all’interno del quale entrarono a far parte Rido e Supa, meglio noti come la Cricca dei Balordi.

Specchio di quegli anni sono i suoi primi due album: Contro Gli Estimatori e soprattutto Foto Di Gruppo, quest’ultimo arricchito dalla bellissima title track diventata di recente disco d’oro:

In quali anni si fece conoscere anche La Pina, con la crew Le Pine e una stretta collaborazione con gli Otierre di Esa. Cresciuta a Milano fin da piccola, assieme a Irene La Medica era una delle voci femminili più apprezzate della scena urban locale, soprattutto dopo l’ottimo disco d’esordio del 1995 intitolato Il cd della Pine e con all’interno l’iconica Le Mie Amiche.

Torniamo però un attimo negli anni Ottanta, perché è doveroso parlare del primo collettivo hip-hop italiano, molto legato al capoluogo lombardo. Stiamo parlando dei RADICAL STUFF, nati nel 1987 sotto il nome di Fresh Press Crew per merito di DJ Gruff, Kaos e l’MC statunitense Topcat, a cui si aggiunsero successivamente DJ Skizo, l’MC britannico Soul Boy e l’MC sudafricano Sean. Con il passare degli anni la formazione cambiò, ma non il contributo enorme che diedero alla scena locale e nazionale. Storica fu la loro firma per la Flying Records, per cui pubblicarono Let’s Get Dizzy, il singolo di debutto a nome Radical Stuff:

Membro di spicco dei RADICAL STUFF è chiaramente Kaos One. Nato a Caserta ma cresciuto a Milano, Kaos è partito dai graffiti e dalla breakdance, per poi diventare uno degli MC più apprezzati della storia del rap italiano. Come Space One e altri ancora, inizialmente rappava anche lui in inglese, ma è con la lingua italiana portata magistralmente sopra il beat che ha dato vita a pietre miliari del genere. Una in particolare è contenuta nel leggendario Novecinquanta di Fritz Da Cat, dj e produttore genovese ma cresciuto a Milano che con quel disco permise a molti rapper di realizzare alcuni dei loro pezzi più belli di sempre, anche del rap milanese, come Microphone Check 1,2 What Is This di Bassi Maestro con la Cricca Dei Balordi, Street Opera di Lord Bean e ovviamente Cose Preziose di Kaos.

Altro progetto molto interessante nato negli anni Novanta sotto la Madonnina è quello che porta il nome di Chief & Soci, creato assieme a Dj Enzo e Huda proprio da Chief, membro tra l’altro della crew milanese degli M.N.P., composta da breaker, DJ ed MC. Numerosi gli artisti con cui il gruppo collaborò, compreso il compianto writer statunitense Phase II nella traccia R.A.W.

Lo abbiamo citato più volte prima, ma è doveroso trattare un attimo nello specifico Dj Enzo, tra i pionieri della cultura hip hop italiana. II suo primo approccio alla doppia h risale al lontano 1983, iniziando prima come ballerino di break dance per poi diventare DJ e produttore con i Comitato e con tantissimi altri artisti della scena nazionale. Storico fu il suo terzo album Tutti X Uno, con all’interno gli Articolo, Grido, Thema, Space One, Dargen, Guè, l’Area Cronica, Irene La Medica e perfino Don Joe nelle vesti di rapper, come spesso gli capitava durante i suoi esordi.

I primi anni Duemila

Dopo aver citato Don Joe – ai tempi Donjoevanni – viene da sé il collegamento a Sacre Scuole, il gruppo formato da Guè Pequeno, Dargen D’Amico e Jake La Furia, ai tempi però conosciuti come Il Guercio, Il Corvo D’Argento e Fame. Nel 1999 uscì il loro primo e unico album: 3 MC’s al cubo, con all’interno tra l’altro quei Chief, Zippo e Irene La Medica di cui vi abbiamo parlato in precedenza.

Le strade con Dargen tuttavia si separano poco dopo, ma la formazione come trio non smise di esistere grazie a Don Joe, con cui Guè e Jake hanno scritto pagine e pagine di storia del rap sotto il nome di Club Dogo. Dischi come Mi Fist e Penna Capitale sono incisi in maniera indelebile nella storia del rap non solo di Milano ma di tutta l’Italia, senza i quali non sarebbero potuti arrivare alla storica firma per EMI/Virgin e al conseguente primo di tanti successi discografici: Vile Denaro.

Tutti e tre, nel corso degli anni, sono riusciti anche ad avere una carriera solista, dall’altrettanto successo smisurato. Uno in particolare, Guè, tutt’ora considerato uno dei rapper più forti e influenti dello Stivale e capace di sfornare album prettamente rap come ad esempio Mr. Fini e Gvesvs.

Jake, invece, seppur aveva ottenuto consensi e applausi a scena aperta da chiunque per tracce personali come Vida Loca o Serpi, ha tardato ad avere una carriera da solista. A differenza di Guè, che ha pubblicato il suo primo disco personale nel 2005, Jake ha aspettato il 2013 per rilasciare il suo primo album solista, Musica Commerciale. Da quell’anno la sua carriera ha preso una strada differente, fatta di sound latineggianti, hit radiofoniche e comparsate in TV, ma il suo animo hip-hop per fortuna è rimasto ancora e ce lo ha dimostrato di recente ad esempio con l’album a quattro mani assieme ad Emis Killa:

Don Joe, infine, ha pubblicato due producer album, oltre a svariati beat per gli artisti della scena, alcuni prodotti personalmente dalla sua etichetta: Dogozilla Empire.

Spalla dei Dogo fin dagli inizi è stata una delle penne più apprezzate di sempre in Italia nel rap e, possiamo dirlo, nella musica nostrana contemporanea. Direttamente da Barona, quartiere che ha contribuito a metterlo sulla mappa, è arrivato Marracash, rapper dai contenuti e dalle liriche messe sempre prima di tutto. Partito con lo storico disco Roccia Music – chiamato come l’omonima label che fondò nel 2013 assieme a Shablo – si è fatto conoscere all’interno della Doga Gang, fino ad arrivare al suo esordio ufficiale, pubblicato per l’Universal nel 2008 e chiamato semplicemente Marracash. Da lì la strada verso l’olimpo del rap italiano fu decisamente spianata, per merito di album eccezionali come Status, Santeria assieme Guè, Persona e al recente e riuscitissimo Noi, Loro, Gli Altri.

L’abbiamo citata, è doveroso nominare anche i restanti membri della Dogo Gang cosicché chi non li conoscesse, possa approfondirli uno ad uno, date le numerose perle sparse qua e là nelle loro rispettive discografie: Vincenzo da Via Anfossi, Ted Bee, Deleterio, DJ Harsh e chiaramente Emi Lo Zio che, seppur non sia un rapper o producer – anche se memorabile la sua performance in Italia 90 (piazze) contenuta nel disco Benvenuti Nella Giungla – incarna appieno lo spirito del collettivo.

Non da meno sono stati infine alcuni affiliati, come ad esempio Sgarra, Montenero o Caneda.

Dargen D’Amico, invece, dopo le Sacre Scuole cosa ha fatto?

Ha dato vita a brani assurdi – nel senso positivo del termine, sia chiaro – a partire dal 2006, quando pubblicò l’album d’esordio Musica Senza Musicisti per Giada Mesi, etichetta fondata da lui stesso assieme a Frankie Gaudesi. Numerosi sono i suoi successi della sua carriera, tutti diversi tra di loro e al contempo tutti incredibilmente originali, da La Cassa Spinge a Festa Festa, passando per Odio Volare, SMS alla Madonna, Modigliani e chiaramente la sua ode al capoluogo lombardo: Amo Milano.

Mentre Dargen muoveva i suoi prima passi da artista solista, spesso lo si trovava a fianco di Roofio e Danti, conosciuti come Two Fingerz. Il primo è un professionista totale della produzione, il secondo è una delle penne più sopraffine delle Stivale, capace di scrivere testi bellissimi per se stesso o anche per altri colleghi. Seppur adesso le loro strade si siano separate, dischi come Figli del caos, Il disco finto e Mouse Music rimangono ancora delle chicche assolute del genere da recuperare per forza.

Nella prima decade dei 2000 ci sono stati poi tanti altri rapper di Milano che hanno prodotto dischi storici per chi mastica rap ogni giorno.

Oltre a quelli di cui vi abbiamo già parlato, possiamo e dobbiamo citare Jack The Smoker, autore sempre di album hip-hop al 100% da solo o insieme a Mace, produttore con cui agli inizi degli anni Duemila aveva dato vita al duo La Crème.

Ci sono stati poi Microspasmi, Asher Kuno, Bat One, Entics, il milanese d’adozione Vacca e soprattutto Mondo Marcio, rapper partito dai contest di freestyle come il celebre Tecniche Perfette e arrivato nelle case di tutti gli italiani con il video di Dentro La Scatola, singolo che aprì le parte della major non solo a lui ma proprio a tutto il rap italiano degli anni Duemila.

Chi ha alzato nuovamente l’asticella

Toccando un attimo la vicina Monza-Brianza, ci permette di nominare MC come Ape, Dari (cercate in giro materiale anche sulla Emigrates Klan) e soprattutto Emis Killa che, seppur originario di Vimercate, è considerato tra i cardini della scena del capoluogo lombardo degli ultimi quindici anni, grazie al successo ottenuto da Keta Music mixtape in avanti.

Chi con il senno di poi aveva un potenziale enorme per diventarlo, senza però riuscire ad ottenere molti consensi, è stata la Troupe D’Elité, gruppo formato da Ernia, Ghali, Maite e del produttore Fonzi Beat. Due però ce l’hanno fatta con le loro forze e sapete sicuramente di chi stiamo parlando. Il primo è Ghali che, dopo diversi singoli di successo pubblicati su YouTube, sopra un beat di Charlie Charles ha pubblicato Ninna Nanna, un singolo da record che l’ha fatto diventare ciò che è adesso.

Poco dopo è arrivato anche il turno di Ernia. Da No Hooks EP a Gemelli (Ascendente Milano) di strada il rapper della Thaurus ne ha fatta parecchia, sfornando perfino hit radiofoniche come Superclassico, senza per fortuna mai abbandonare il suo talento innato di rapper, come spesso ci ricorda con Lewandowski, saga composta da veri e propri anthem per il rap nato sotto la Madonnina e non solo:

Se si parla di rapper che da Milano ce l’hanno fatta, bisogna indubbiamente nominare Federico Leonardo Lucia, conosciuto semplicemente come Fedez. Prima del matrimonio con Chiara Ferragni, dei successi clamorosi con J-Ax e da solista e della vita da imprenditore, Fedez era uno dei rapper che più si stava facendo notare, grazie si suoi primi mixtape e, soprattutto, al disco dal forte impegno social-politico Penisola Che Non C’È, che gli permise poi di firmare per la Tanta Roba Label e arrivare dove è ora.

Milano è quindi fucina di rapper per antonomasia ma anche di artisti che cambiano stile durante il loro percorso. Oltre a Fedez, lo ha fatto in parte l’eclettico Axos e lo sta continuando a fare Rkomi, diventato ormai uno dei cantanti pop-rock più apprezzati dai giovani, soprattutto dopo la partecipazione a Sanremo. Molti dei suoi fan più storici, tuttavia, rimpiangono un po’ i tempi dei suoi primi dischi, in particolare quello forse più apprezzato: Io In Terra, pubblicato nel 2017 e avente al suo interno numerosi brani riuscitissimi. Una prova? Milano Bachata, scritta guarda caso assieme a un pilastro di Milano di cui già vi abbiamo parlato: Marracash.

La carriera di Rkomi è partita da Zona 4, una dei 9 blocchi in cui è suddiviso Milano. E come lui lo ha fatto Lazza, rapper conosciuto e apprezzato sia per il suo lato zarro e da punchliner, sia per quello più introspettivo e ricercato, che spesso porta sopra delle melodie da lui stesso prodotte suonando il pianoforte. Dopo l’ottimo Zzala, gli ultimi suoi due album ufficiali – Re Mida e il recente Sirio – lo hanno fatto entrare di diritto tra i pezzi da Novanta del rap italiano e ha già promesso grosse novità per il prossimo disco.

All’interno di Sirio è presente Piove, hit realizzata assieme a Sfera Ebbasta, il rapper italiano diventato ormai famoso in tutto il mondo grazie a collaborazioni del calibro di Future, Quavo, Fivio Foreign, Diplo, Steve Aoki, J Balvin e molti altri ancora. Nonostante ormai sia una vera e propria star del music business internazionale, rimane comunque un ragazzo molto legato alle sue origini, in particolare alla sua Ciny da dove tutto è partito e in cui è riuscito a farsi intitolare nel 2020 una piazza intera, anche se solo per scopo promozionale.

Anche Vegas Jones ha mosso i suoi primi passi tra le strade di Cinisello Balsamo, comune a cui dedicato il suo primo progetto di successo, quel Chic Nisello mxtape che lo fece apprezzare in tutto lo Stivale grazie soprattutto alla hit Trankilo assieme a Nitro. Vegas è conosciuto però anche come Bellaria, come quel quartiere di Cinisello da cui prende il nome e che fa anche da titolo al suo primo album ufficiale, pubblicato nel 2018 per Universal Music.

Il secondo decennio degli anni Duemila è stato poi quello della consacrazione nella cosiddetta scena underground di MC come Nerone, Lanz Khan, Warez, Jangy Leeon, Blo/B, che tutt’ora regalano barre, su barre, su barre.

Le nuove leve del rap milanese

Facciamo ora un salto a Milano Ovest, per parlare un attimo di Shiva, rapper classe 99 ma in giro da parecchio tempo, dato che i  primi consensi ha iniziato a riceverli da giovanissimo, all’età di 14 anni.

È comunque solo uno dei tanti esponenti della nuova scuola meneghina, all’interno della quale spicca senza dubbio Rondodaasosa. Nato nel 2002, è già riuscito a mettere la firma su numerosi singoli e featuring di successo, facendo parlare sia per la sua musica che per alcuni problemi con la legge. A noi però ciò che è interessa è esclusivamente la sua voglia di spaccare ogni strumentale drill che si trova a disposizione e, con quel Drake presente tra i suoi follower di Instagram, non vediamo l’ora di scoprire quale sarà la sua prossima mossa.

Rondo fa parte della RM4E, collettivo conosciuto anche come Seven 7oo per il singolo di successo del 2021 e scritto con il 7 al posto della Z, ad indicare la loro zona di provenienza: San Siro. Subito dopo Rondo, quello che forse si sta facendo conoscere maggiormente all’interno del collettivo nato attorno allo stadio Giuseppe Meazza è Sacky, rapper classe 2001 con tanta voglia di prendersi ciò che gli spetta, anche al costo di risultare Antipatico:

Rondo e Sacky sono comunque in ottima compagnia, dato che tutti i loro compagni di crew si stanno facendo conoscere passo per passo. Kilimoney, Keta, Vale Pain, Bovychulo e soprattutto Neime Ezza, ragazzo nato in Marocco come un altro rapper che ha contribuito all’evoluzione della scena milanese, ossia Maruego. Neime, come altri suoi colleghi, è simbolo così di quella Milano multietnica, diventata da anni parte integrante e fondamentale sia della nostra società che del panorama musicale italiano.

Con un Derby tra i più affascinanti al mondo e che nella stagione 2021/22 ha lottato fino all’ultimo per la vittoria del campionato di Serie A, Milano non poteva che avere una rivalità interna anche nella scena rap.

Tra i beef più chiacchierati dell’ultimo periodo, c’è proprio quello tra la RM4E e la crew di Paky, di casa a Rozzano, a poco più di venti chilometri di distanza. Con varie frecciatine sui social e nei brani, questi ragazzi stanno lottando per prendersi la corona di Milano, contribuendo a scrivere pagine chiacchieratissime del rap milanese e a portare sulla mappa comuni dell’hinterland come appunto la stessa Rozzano, conosciuta ormai da tutti come Rozzy.

Spostandoci ancora un po’ fuori dalla Milano sede della Borsa Italiana, delle principali case di moda e major discografiche, arriviamo in quella provincia esaltata in ogni pezzo da un talento grezzo della nuova scuola. Stiamo chiaramente parlando di Rhove, uno dei rapper più energici che ci sono in giro per lo Stivale. Ogni suo brano, così come ogni suo video, è un pugno in faccia, ma senza quella ostentazione o micro-criminalità esaltata da tanti suoi colleghi. Rhove è differente, Rhove è La Province:

Altri rapper di livello che si stanno facendo notare sono ad esempio Silent Bob (e tutta la Bullz Records), Rollz Rois, Armani Doc e Pessimo17, ma uno dei più chiacchierati rimane VillaBanks, con testi e video spinti che lo hanno portato perfino a pubblicare la clip di un brano sul sito di Pornhub. Nei suoi 21 anni ha vissuto ovunque e raggiunto più di 1 milione di ascoltatori online, con brani che hanno variato dall’italiano all’inglese, passando anche per lo spagnolo e il francese.

Nella città del Duomo, del Teatro Della Scala e del Castello Sforzesco, ha mosso i suoi primi passi anche Not Good, partendo dal freestyle fortificato tra contest e cerchi presso lo storico Muretto di cui vi abbiamo già parlato. Poco dopo quel periodo, è arrivato per lui l’incontro che potenzialmente gli ha svoltato la carriera: dal 2020 ha infatti la benedizione di Emis Killa, Zanna e della loro label Hatefull, grazie a cui è riuscito a pubblicare i suoi primi progetti e a prendere parte a dischi importanti come Keta Music Vol 3 dello stesso Killa.

Il futuro di Milano? Possiamo definirlo eccezionale…veramente, come lo storico film del milanista Diego Abatantuono. M-I rappresenterà ancora per molto tempo il cuore pulsante dell’industria italiana e della scena hip-hop e siamo certi continuerà a regalarci nuovi brani di giovani talenti e di vecchie glorie indomabili.

Testo inizialmente scritto per la Storify di BSMNT 105 e poi rivisto.