Kendrick Lamar è il conscious rap, ma non solo

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Sulla scia degli album lunghi, sta per tornare con grandissima attesa Kendrick Lamar, con un nuovo doppio disco intitolato Mr Morale & the Big Steppers.

Per inquadrare meglio l’artista, osserviamo insieme le sue sfaccettature che non fanno parte del suo personaggio all’immagine pubblica, ma che in realtà lo hanno reso il gigante mainstream che è oggi.

Kendrick Lamar è veramente solo conscious rap?

Il rap è un genere vario, con un universo pieno di ramificazioni musicali tra di sé. Dal rap emotivo, minimale, dark, influenzato dall’R&B del Drake di Take Care, a quello socialmente impegnato con influenze di musica tribale africana di K’Naan, a quello che tratta l’esistenzialismo di Kanye West, con la sua musicalità caratterizzata spesso dalla progressività orchestrale.

Insomma, troppo spesso il pubblico generalizza il genere a pistole e stripper, e strumentali West Coast anni ’90.  In realtà il rap non ha limiti, non ha una vera e propria faccia che lo rappresenta in tutti i suoi lati, in nessun periodo storico. C’è sempre bisogno di più facce/pilastri che rappresentano i vari lati del caleidoscopio del rap.

A metà anni ’90 c’era l’East Coast con la faccia di Biggie e la West Coast con quella di 2Pac. All’inizio dei 2000 da Eminem col suo rap pazzo da un miliardo di rime in ogni pezzo, ad artisti come OutKast o Nelly che canticchiavano le loro rappate, a DMX che ruggiva aggressività e hardcore da ogni poro.

Mai come oggi la musica è omogenizzata. Svariati artisti giocano con miscugli di generi e varietà di stili, col fine di soddisfare le masse. Ma se dovessimo stilare la lista dei pilastri del rap odierno, sarebbe impossibile non mettere quella di Kendrick Lamar. E Kendrick sta a rappresentare il conscious rap; è la faccia più imponente di quel rap che fa l’analisi della società e dei rapporti sociali.

La sua discografia è piena di capolavori di questo tipo, che ne sono largamente dominanti. Non è però questo che arriva alla cultura mainstream, all’ascoltatore medio. Soprattutto perché Kendrick Lamar non è solo conscious rap.

Il lato “ignorante” di Kendrick 

Kendrick è considerato da molti il migliore a parlare di problemi sociali sul beat. Su questo non ci sono dubbi. Per spiegarci: Obama in persona gli ha stretto la mano per i suoi testi, il suo disco To Pimp a Butterfly è considerato all’unanimità dalla critica come uno dei migliori dischi di sempre, ha persino vinto un Pulitzer, e potremmo continuare.

Il grande pubblico, sebbene lo caratterizzi per il suo predominante lato conscious, tuttavia non conosce Kendrick Lamar grazie a questo aspetto.

Alcune delle hit più grosse della storia del rap sono brani conscious. Prendete per esempio Gangsta’s Paradise di Coolio. Il suo testo che analizza l’emarginazione sociale alla quale sono vittime le classi sociali più basse, ghettizzate nei lati più oscuri delle città, portati ad una violenza obbligatoria che li allontana ulteriormente da chi potrebbe aiutare a risollevare la gente di quei quartieri. L’argomento è pesantissimo, la strumentale è estremamente dark e hardcore, il testo è tanto poetico quanto aggressivo, senza nemmeno l’utilizzo di una parolaccia. Ed il risultato qualitativamente è uno dei migliori brani rap della storia, e commercialmente è un successo galattico. Chiunque conosce quella canzone dopo quasi 30 anni dalla sua uscita.

Kendrick, tra il suo ricchissimo catalogo conscious, non ha nessuna hit del genere, nonostante abbia collezionato svariate hit nella sua discografia.

Quella più grossa è indubbiamente HUMBLE., un brano vivace con una gran strumentale prodotta da Mike WiLL Made-It che è esemplare della capacità del rapper di mettersi in panni diversi di quelli per cui è celebre.

A chi è fanatico della musica trap potrebbe (spiacevolmente) risultare noioso un disco come To Pimp a Butterfly, ma Humble potrebbe essere tra i suoi pezzi preferiti. Infatti il mito creatosi di Kendrick come “il rapper conscious” gli ha creato un alone spettrale agli occhi di vari fanatici del rap più frivolo, che la sua discografia smentisce più volte.

Nella club banger Fuckin’ Problems divide il microfono con ASAP Rocky, Drake e 2 Chainz, per un brano che non ha niente da invidiare alle hit da club di vari Migos o Gucci Mane. Le liriche esprimono a pieno questo lato del rapper:

She eyeing me like a nigga don’t exist
Girl, I know you want this dick
Girl, I’m Kendrick Lamar
Aka Benz is to me just a car

Pensare addirittura che la strumentale di Humble fosse inizialmente prodotta proprio per Gucci Mane fa sicuramente strano, perché parliamo di due MC’s infinitamente lontani nelle loro divergenze, ma che evidentemente hanno qualche punto in comune nel momento in cui prendiamo Kendrick nella sua forma più volgare.

Il lato pop di Kendrick 

Oltre al suo lato più “ignorante” Kendrick è (musicalmente parlando) anche una popstar.

Ha offerto le sue barre varie volte ad artisti marchiatamente pop come Maroon 5, Taylor Swift, Imagine Dragons o Sia per le loro mega-hit chewing-gum spaccaradio. Il ché non è qualcosa di obbligatorio per un rapper. 2Pac, DMX e tanti altri non si sono mai offerti a questo mondo, tenendolo lontano dalla loro estetica.

Altre leggende come Snoop Dogg invece hanno abbracciato le opportunità zuccherate del mondo pop, e Kendrick è tra questi. Il ché dona all’artista un’attitudine pop che gli permette di allargare l’espansione del suo nome in modo diverso da altre rapstar.

In modo realisticamente assurdo per vincere un Pulitzer questo appeal serve tanto quanto fare un disco come To Pimp a Butterfly. Per esempio, Snoop Dogg tra i suoi intoccabili capolavori ha variegato il suo repertorio da intrattenitore collaborando veramente con chiunque; dal fare una canzone con PSY, ad apparire nella competizione wrestling WWE, per poi recitare in Scary Movie 5. Anche grazie a questo ha una stella nella Hollywood Walk of Fame. 2Pac, nonostante lo status di leggenda inarrivabile nel rap game, non la ha.

Lo stardom pop è una scelta molto discussa nel mondo hip hop, in Italia specialmente. Molti rapper vengono considerati dei “venduti” e perdono il rispetto del pubblico dopo essersi avvicinati a quel panorama. Kendrick Lamar non lo ha mai rinnegato, non si è mai fatto nemmeno assorbire da esso fin ora. Ci mantiene un rapporto amichevole che, abbinato alla qualità dei suoi dischi, lo aiuta ad essere un colosso commerciale della musica mondiale, oltre che un rapper spaventosamente bravo.

Cosa aspettarsi quindi da Mr Morale & the Big Steppers?

Vedere Kendrick Lamar come un artista rap prettamente conscious è limitante, tanto quanto è riduttivo non considerarlo il nome più grande di quel tipo di rap dell’ultima decade. In un panorama musicale omogenizzato come quello odierno, dove bisogna saper essere più di una cosa, Kendrick non ha troppe esitazioni all’adattarsi, e le sue diramazioni stilistiche col tempo si sono certificate come i suoi più grandi successi commerciali.

Nell’attesa di Mr. Morale & the Big Steppers è lecito inquadrare Kendrick a 360 gradi e chiedersi se con questo disco farà coincidere ciò per cui è acclamato musicalmente con ciò che lo rende un colosso commerciale.

Alcune certezze possiamo dire di averle. Non ci aspetta un disco pop e quasi sicuramente ci aspetta un lavoro fatturato sulle capacità di scrittura monumentali del rapper. Resta solo da chiedersi quanti lati dell’artista saranno presenti in ciò che sarà il suo disco ad oggi più lungo.