«Voglio essere una voce per chi ha un vissuto come il mio» – Intervista a Mosé Cov

In concomitanza dell’uscita di Loyaltyil primo disco ufficiale di Mosé Cov, abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo per trattare con lui diverse tematiche che ha affrontato nel disco.

Siamo partiti dall’analisi di alcuni pezzi del progetto fino ad arrivare a toccare argomenti personali andando ad approfondire al meglio il concetto di “lealtà”.

La nostra intervista a Mosé Cov

Ciao Mussie, innanzitutto volevo chiederti come stai? Come stai vivendo questo momento dato che poco più di un mese fa hai rilasciato il tuo primo disco ufficiale.

«In questo momento mi sento alla grande, stanno succedendo un sacco di cose da quando è uscito il disco, mi sento pieno di energie»

Nel 2018 dopo la pubblicazione del singolo “L’ombra di Londra” hai cominciato ad avere contatti con la Warner Music e, sempre in quel periodo, evidenziavi il fatto che stessi preparando il tuo primo disco ufficiale. In merito a questo volevo chiederti se questo progetto viene anche fuori da quel periodo lì oppure hai dovuto riniziare da capo.

«Di quel progetto sono rimaste solo due take, diciamo che tutto quello che è successo prima è stata una sorta di palestra per arrivare pronti oggi»

Il disco ha come titolo una parola molto significativa Loyalty: cos’è per te la lealtà, nella vita di tutti i giorni e anche nel rap?

«Sono le parole che scegli per descriverti e per descrivere il mondo che vivi: “Non siamo ciò che è sano, Siamo ciò che siamo”. Nel monologo che ho pubblicato per l’uscita di Loyalty dico appunto che questo disco è il mantenitore delle mie promesse; incapace di inganno, schietto, sincero»

Scorrendo la tracklist si leggono nomi di molteplici ospiti, come sono nate queste collaborazioni?

«Per rispetto artistico, Emis, Jake e Ghemon li conoscevo già e averli nel mio progetto è qualcosa che mi rende parecchio orgoglioso, Quentin l’ho conosciuto in studio ed è nato subito un rapporto di amicizia il resto è venuto da se»

“Io sono in equilibrio, Tutti i “no”, tutti i “sì”, tutti i bro, i miei kho, Il mio flow, le mie vibes, vibes Io resto in equilibrio”: questo è quello che dici all’interno di Equilibrio con Jake la Furia, in questo momento della tua vita senti di essere in equilibrio?

«In questo momento come dicono spesso a Londra sono Focus, sono davvero concentrato sul mio percorso, forse il fatto di essere un po’ lunatico a volte mi frega ma credo di aver trovato un equilibrio originale, che mi permette di dare il massimo»

In Facile parli di qualcosa contro cui combattere: qual è la lotta che stai combattendo o che hai combattuto? 

«Essere riconosciuto per le mie capacità, voglio essere davvero una voce per chi ha un vissuto come il mio, essere credibile senza essere ridicolo oggi dove il personaggio sembra contare più del resto non e facile. Ma c’è la farò!»

Rita, come hai specificato, non è uno storytelling ma bensì la storia di tua madre: ci puoi dire di più al riguardo?

«Si è la storia di mia madre, era da tanto che volevo raccontarla e ho pensato che il mio primo disco fosse il posto perfetto in cui dare voce alla sua storia»

Mio padre vota lega è uno dei pezzi che preferisco maggiormente del disco, un singolo che indubbiamente fa sorridere ma fa anche riflettere sulla nostra società odierna. A tal proposito mi sento di farti una domanda: il fatto è realmente accaduto? Se sì parlaci della scena che si è creata.

«Sisi, ma ti assicuro che non è poi così raro: è successo a un sacco di mie amici di vivere scene imbarazzanti simili. Poco fa è morto Sidney Poitier, diciamo che il video ufficiale di “Mio padre vota lega” potrebbe essere il suo film “Indovina chi viene a cena?” La cosa assurda è che questo film è del 67, fa riflettere la cosa»

Il disco si chiude con Il peso dell’anima, una canzone breve ma intensa: spiegaci meglio a cosa ti riferisci e quanto è pesante per te quest’anima.

«È pesante quando accumuli e non trovi un modo per buttare fuori tutte le frustrazioni che ti affliggono, a volte non si tratta manco dì qualcosa di tangibile ma di sensazioni. Il disco finisce con uno sfogo, quel cantato che senti nel ritornello è stata la prima cosa che ho registrato sulla base, volevo solo cantare senza pensare a nulla, alla fine se ci piace la musica è anche per questo per le emozioni che riusciamo a buttare fuori»

Il disco è stato studiato anche per essere portato live?

«Si assolutamente, qualcosa verrà reinterpreta e suonata da strumenti acustici, non vedo l’ora di poterlo suonare in giro»