La Periferia Lontana di Rubo & Fat Fat Corfunk – Intervista

Rubo FatFat intervista

Il 25 Gennaio è uscito su tutte le piattaforme di streaming Periferia Lontana, il progetto strumentale che vede come protagonisti due producer storici della scena italiana come Rubo e Fat Fat Corfunk.

Entrambi sono stati autori di dischi e tracce che hanno segnato degli step fondamentali nel rap italiano come Infinite Beats nel caso di Rubo e del progetto Roccia Music di Marracash per Fat Fat, che ha collaborato nella traccia Castigo.

Questo nuovo lavoro porta quindi avanti quella legacy intrisa di passione per la cultura alimentata da un background invidiabile, motivo per cui li abbiamo contattati per alcune domande riguardanti il nuovo disco.

Rubo & Fat Fat ci raccontano la loro Periferia Lontana

Ciao ragazzi! Benvenuti su Rapologia. Partiamo dal principio: perché Periferia Lontana? Come è nato il concept? Qual è stata la vostra ispirazione nel realizzarlo?

RUBO: «Periferia Lontana forse rappresenta proprio la distanza tra quelli che erano i margini e il punto in cui siamo arrivati oggi. Ci siamo evoluti, non siamo rimasti legati al suono che facevamo anni fa, suono che non abbiamo mai rinnegato. Siamo più consapevoli di quanta strada ci sia stata tra ieri ed oggi, abbiamo fatto un percorso differente dai producers di professione mantenendo purezza ed onestà artistica. Il concept è nato quando ho chiesto a Fat Fat esplicitamente di fare un lavoro strumentale, ha accettato subito, cosa che non davo per scontato perchè si tratta di un progetto di difficile fruizione. Posso dire personalmente quello che ho detto tempo fa, lui stesso è una fonte di ispirazione, per forza, personalità ed attitudine».

FATFAT: «Periferia Lontana è un titolo ma per me in primis un’aspirazione. Il concept nasce prima di tutto dalla volontà di Rubo di tornare alla finestra italiana e per tornare alla finestra mi ha chiesto una partecipazione ad un progetto strumentale che poi sì è tramutata in un vero e proprio album strutturato a due. L’ispirazione per questo album è stata la volontà di portare i samples ad un livello di competizione produttiva targata 2022 dato che qui ancora il sample è spesso solo ed unicamente relegato ad un sound boom bap anni ’90; ragionamento totalmente deviante dato che il sample ha contraddistinto ad esempio correnti Hip-Hop del Sud degli States basti pensare a UGK, ha contraddistinto il suono G-Funk losangelino in cui i samples venivano mescolati ad accompagnamenti suonati dagli Above The Law a Dre, ha contraddistinto kili su kili di sound Chopped’n’Screw, ha fatto i numeri nel sound di Memphis; basti pensare alle quantità di campionamenti nei dischi dei Three Six Mafia e tuttora i samples presenziano in correnti potentissime e non ultima quella di Detroit dove si stanno alzando i bpm e una cifra di samples anni ’80 la fanno da padrone».

Più passano gli anni più la figura del producer sta iniziando a diventare a sé stante, importante tanto quella del rapper. Pensate che il ruolo in Italia si sia evoluto nel modo giusto nel corso degli anni? Possiamo considerare il producer un protagonista vero e proprio adesso?

RUBO: «Finalmente c’è più informazione, perchè se le persone prima non sapevano nemmeno cosa significasse “feat” ora si interessano anche di aspetti come le musiche, gli autori dei testi, le grafiche, i video ecc. È importante che anche gli stessi artisti rendano queste informazioni facilmente disponibili e leggibili, per agevolare i destinatari. La figura del producer si è consolidata. Credo che per dei rappers sia importante essere dentro certi progetti, è come se in quel momento ci fosse una sorta di appello, dal loro punto di vista su quel lavoro ci andranno gli artisti del momento in Italia».

FATFAT: «Non so se sia protagonista ma per me il producer è sempre stato un ruolo che ha cambiato la storia Hip-Hop più di altri ruoli. Probabilmente il producer cambia la storia da dietro le quinte anziché dal palco principale ma la cambia ugualmente. Una delle ultime grandi dimostrazioni da questo punto di vista l’ha data Hit-Boy, è intervenuto nella produzione totale di molti album compresi gli ultimi tre di Nas ed ha conferito loro un’identità palpabilissima e che mancava da anni a molti artisti relegati in scelte freddissime di beats da producers spesso casuali o mal assortiti giusto per far quantità».

Rubo, è un bel po’ di tempo che non sentivamo qualcosa di tuo anche se Infinite Beats non lo avevamo mai dimenticato. Cosa ti ha spinto a tornare? E’ stato più difficile trovare la chiave giusta oppure la voglia di rimetterti in gioco è stata più forte del resto?

RUBO: «Mi ha spinto a tornare il fatto che tante atmosfere e suoni di questi ultimi 6 anni a volte coincidessero con il sound che stavo trattando nell’altro mio genere musicale. Trovare la chiave giusta è stato difficile all’inizio ma mi hanno molto aiutato i producers che frequento negli ultimi anni, poi la voglia di rimettermi in gioco cercando di portare qualcosa che non fosse già quello che sapevo fare è stato l’obiettivo principale, ma soprattutto quello che sto facendo mi piace».

Fat Fat, questo sembra essere uno dei tuoi periodi più prolifici tra progetti strumentali ed album collaborativi con altri rapper.  Cosa è cambiato rispetto agli anni passati?

FATFAT: « È cambiata la volontà di concretizzare e lasciare testimonianze, è cambiata la volontà di dare importanza al ragionamento assiduo ma pure di concedere a quella sensazione sanguigna o cosiddetta “a pelle” un ruolo cardine. È cambiata la vita famigliare e la vita lavorativa e sopporto poco la continua ricerca dei colpevoli del proprio stato delle cose; quella cazzo di caccia alle streghe che presuppone la tua capacità a far tutto, a sapere di tutto e a far qualsiasi mestiere meglio di chiunque. Non sai fare un cazzo e fai il sognatore, fai e dimostra a te stesso di aver creato una “to do list” di obiettivi quotidiani e rispettali portandone a termine la maggior parte e ogni giorno uno in più. Questo mi ha spinto. Non mi ha spinto la voglia di collaborare ma la voglia di scrivermi gli obiettivi di ogni mese e far di tutto per perseguirli».

Tornando al progetto, come mai la scelta di pubblicare un progetto di sole strumentali? Avete da raccontarci qualche aneddoto al riguardo? Magari qualcuno ci ha rappato sopra ed in futuro lo sentiremo…

RUBO: «Un progetto strumentale è molto difficile ma ancora più difficile sarebbe stato ripresentarmi con un progetto pieno di ospiti al microfono, perciò ho optato per un joint-album con una persona che mi ha colpito sin dai primi tempi, ormai vent’anni fa. Ultimamente Fat Fat si era dedicato tantissimo alla produzione di remix album e gli ho proposto di produrre delle strumentali più orientate ad un progetto dove i beats erano i veri protagonisti e sarebbero state atmosfere così fighe da non aver bisogno di aggiungere altro. I beats sono a disposizione di chiunque e non ti nascondo personalmente che l’intento possa anche essere che qualcuno voglia riutilizzarli per qualche produzione ufficiale. Ensi e Montenero ci hanno regalato due freestyle che escono come extra».

FATFAT: «È un progetto di sole strumentali perché ci siamo trovati in due producers e per agire in tutta spontaneità e senza sovrastrutture, cosa dovevamo fare? Produrre, semplicemente produrre. Ingrandire la squadra a volte è bello ma in questo caso avrebbe tolto tutto il focus da questo intento puramente produttivo. Volevamo produrre una sorta di primo biglietto da visita del 2022 con cui dire: I Mantronix e Metro Boomin possono convivere, Marley Marl e Alchemist possono convivere, gli Organized Noize e Tay Keith possono convivere, Mannie Fresh e Southside possono convivere, Mark 45 King e Timbaland possono convivere, Mike Dean e Kanye West possono convivere ed ora anche noi possiamo farlo».

Ascoltando “Periferia Lontana” ho sentito dentro i pezzi quasi delle fotografie, specialmente in alcuni pezzi (Maggio ’82, Le Case di Inverno 2022 e la title track ad esempio) dove sembra che l’atmosfera riporti un po’ al passato, a volte con malinconia ed altre con più entusiasmo. Come lo vedete voi?

RUBO: «Su Maggio ’82 posso dirti che si tratta di un campionamento degli ’80s che incontra delle drums di 40 anni dopo, quindi come sempre per me musica che non muore mai con le tecniche di oggi, tra cui programmazione delle batterie, BPM, taglio dei samples ed utilizzo di certi plugins che gli danno quella modernità di oggi. Su Le Case d’Inverno 2022 vorrei  averla prodotta io perchè mi da ancora più immagini della mia, quando Fat Fat me l’ha mandata gli ho subito risposto che per me era un mix di fuoco ed emozioni. Parla tantissimo quella traccia, insieme a Maggio ’82 sono probabilmente quelle che hanno più giochi di vocals come fossero un testo per colmare la mancanza di lyrics».

FATFAT: «È un fermo immagine dopo l’altro, purtroppo alcuni non sono riproponibili in un beat ma a tempo debito penserò di uscire con un album di beats e testi miei dove avrò modo di narrare episodi per intero. Ne ho troppi, li scrivo di continuo ma poi li lascio da parte. Le case d’inverno 2022 in particolare riprende il titolo di un brano anni ’80 favoloso di Luca Carboni. Mi ha sempre mangiato l’anima quel brano e qui senza prendere alcun samples di Carboni ne ho portato la mia rilettura partendo invece da un sample Soul anni ’80 dal brano pauroso My forever love dei Levert».

Guardando ai titoli inoltre sembra che siano dei capitoli di una sola storia. C’è un filo conduttore all’interno delle tracce?

RUBO: «Il filo conduttore è emerso da solo spontaneamente traccia dopo traccia, ed altro non è che il lasciarsi ispirare dalle classiche sonorità ’70 e ’80, come sempre andando a prendere dei momenti significativi che colpissero prima di tutto noi, poi chi ci ascolterà, sicuri che alcune atmosfere campionate possano rimanere impresse durante l’ascolto, emozionando, perché prima di tutto quelle sensazioni le abbiamo avute noi quando abbiamo sentito i brani originali, ne abbiamo estrapolato le parti che ci interessavano e le abbiamo miscelate alle drums, con tecniche ed ispirazioni di questi anni, dando una continuazione ai brani campionati».

FATFAT: «Quando ci siamo confrontati per la tracklist abbiamo proprio parlato di dare ai titoli un filo conduttore che riproponesse dei momenti particolari di un nucleo familiare a partire ad esempio dal padre, a cui sono dedicati due episodi, uno è Padre in quartiere in cui io e Rubo co-produciamo e in cui fotografiamo questo padre ancora radicato in periferia che tramite i lamenti vocali campionati da Marvin Gaye esprime tutta l’incazzatura e il cumulo di pensieri rivolti al come uscirne ma serve l’episodio verso il finale Padre in lotta per giungere al riordino delle idee e degli obiettivi che portino non necessariamente ad allontanarsi fisicamente dalla periferia ma semplicemente a mantenere la Periferia Lontana, lontana dalle sue accezioni più povere, più scorrette, più violente, più incazzate».

Quali sono i producer che vi hanno ispirato nella vostra carriera? E come le contaminazioni di altri genere hanno evoluto il vostro stile nel beatmaking?

R: «Inutile dirti che il numero di ispirazioni è veramente molto ampio, non solo USA ma ci sono state tante influenze francesi ed anche nord Europa. Durante la progettazione del disco Fat Fat mi ha consigliato tantissimi ascolti anche da generi correlati come il Phonk, la Chill Trap e la Cloud Trap, tutte sfumature che mi hanno fatto dire che era quindi possibile trovare nuove soluzioni e non rimanere fermo al sampling classico».

FATFAT: «Marley Marl, Q-Tip, Easy Mo Bee, DJ Quik, Mannie Fresh, Mike Dean, Organized Noize, DJ Paul, Alchemist, Metro Boomin, Tay Keith, Boi 1da, NoI.D., Harry Fraud, Roc Marciano, Kanye West».

La scena underground italiana sta diventando sempre più florida, grazie al talento ma anche grazie alla graduale comprensione della cultura in sé. Come vi collocate voi in questo contesto e come vedete l’evoluzione del genere in Italia?

R: «È diventato un genere conosciuto in Italia, quando producevo nei primi 10 anni del 2000 non c’era questa situazione, questo interesse, questi sponsor. Mi vorrei collocare in quella cerchia di producer che hanno quantomeno dato l’ispirazione a tanti giovani talenti di oggi che sono poi finiti su dischi importanti. Riguardo l’evoluzione è bene che venga data sempre la giusta importanza al ruolo del beatmaker/producer perchè l’originalità, la ricerca e lo stile sono qualità che vanno pagate e fanno tanto all’interno di un brano di un rapper più o meno conosciuto».

FATFAT: «C’è solo da darsi un gran da fare, qualsiasi previsione sarebbe una chiacchiera inutile perché l’Hip Hop si muove e si è sempre mosso e trasformato talmente velocemente da fottere tutti indistintamente rispetto a qualsiasi sovra struttura ci si fosse creati».

“Periferie Lontane” è un side project per entrambi o possiamo aspettarci qualche altra collaborazione in futuro?

R: «Abbiamo pensato sin da subito a diversi capitoli sempre differenti con elementi in comune, per ora sono molto contento di aver potuto realizzare questo capitolo dato che in passato non ci sono state tantissime collaborazioni tra me e Fat Fat nonostante ci conosciamo da parecchi anni ed abbiamo diverse cose in comune».

FATFAT: «Al momento non c’è nulla di programmato perché oltre al lavoro per sopravvivere ogni secondo del calendario 2022 fino a Giugno minimo è occupato da obiettivi, uscite e progetti che ho già programmato in testa e sulla lista di impegni che mi tengo ben segnata tra le note del cellulare».

Progetti per il 2022? Se qualcosa cambiasse nel corso dell’anno vi piacerebbe portare live la vostra musica?

R: «Spero di poter firmare qualche brano importante con dei miei beats e che questi vengano suonati».

FATFAT: «sto preparando proprio in questi giorni un nuovo Remix-Album per uno degli artisti emergenti più potenti. A breve uscirà il vinile limitatissimo di Parole Sante con me, Montenero e Creep Giuliano. Usciranno miei singoli prodotti e rappati. Usciranno altri lavori con Montenero e vari beats per altri. Rispetto al live invece stiamo preparando una cosa che mi inorgoglisce parecchio ovvero un trio live con batterista, tastierista ed io al campionatore; stiamo facendo un bel pò di prove e stiamo raccogliendo un sacco di tracce che ripropongono i classici della storia Hip Hop dai Geto Boys a Future, da Jay-Z a Kendrick Lamar, da Nas a Nipsey Hussle. Appena riaprono seriamente i locali per i live siamo prontissimi per girare pesantemente portano quest’esperienza unica in Italia».

Puoi ascoltare Periferia Lontana qui: