Dope Boys Alphabet, un viaggio nella storia di Noyz Narcos e del Truceklan

Dope Boys Alphabet Noyz Narcos

È disponibile da qualche giorno su Amazon Prime Video il documentario Dope Boys Alphabet per la regia di Marco Proserpio, a lui il compito di fare il punto sul percorso artistico di Noyz Narcos e più in generale del Truceklan.

Dope Boys Alphabet: Noyz Narcos e il Truceklan su Prime Video

L’operazione va a segno grazie alla partecipazione dei protagonisti di quel circo di Freak scorretti che agli inizi del millennio ha sconvolto per sempre il rap italiano. Parliamo ovviamente dei membri del T.Klan.

L’epopea del crew rivive così attraverso le parole di Metal Carter, Cole, Gel, Chicoria, nonché dei producer Gengis Khan, Lou Chano e Sine. Ma l’impatto del collettivo romano sulla scena dell’epoca viene inquadrato ulteriormente dal regista grazie agli interventi di nomi cruciali del rap italiano come Guè, Marracash, Ensi e Fabri Fibra.

Tra aneddoti e retroscena – imperdibile quello sulla partecipazione di Gel al 2thebeat – il cono di luce progressivamente si restringe solo su Noyz Narcos, sulla sua carriera e sulla lavorazione di Virus, il suo prossimo disco.

L’attenzione è a conti fatti tutta sulla doppia N, il cui percorso viene evocato dal punto di vista dei collaboratori e quasi mai da Noyz in persona. Quest’ultimo parla e si racconta semplicemente attraverso frammenti di repertorio e vecchie interviste.

Altrimenti viene ripreso sempre da lontano. Più spesso la macchina da presa lo cattura fuori fuoco sullo sfondo, nel pieno del processo creativo, conservando intatta l’aura chiaroscurale attorno al personaggio, e lasciando alla musica il privilegio dell’interpretazione autentica sul suo percorso.

In un ping pong di rievocazioni nostalgiche e anticipazioni del nuovo disco, Dope Boyz Alphabet si dimostra una visione imperdibile per tutti i fan di vecchia data di Noyz Narcos. Ma è una visione necessaria anche per chiunque voglia conoscere (o rivivere) una fase del rap italiano ormai perduta, quando l’underground era davvero un movimento sotterraneo alternativo ai circuiti ufficiali, e anche solo stampare un mixtape poteva diventare un atto eroico.

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