The End of an Era di Iggy Azalea è un viaggio nel tempo – Recensione

Nei giorni scorsi, Iggy Azalea ha pubblicato il suo nuovo album The End of an Era. Stando alle intenzioni della rapper, trattasi del suo ultimo progetto musicale: da qui il significato del titolo che rimanda alla chiusura di una fase della sua carriera.

In una recente intervista, l’artista ha avuto modo di approfondire le ragioni dietro a questa scelta, parlando anche del processo creativo del disco. Con questa recensione, noi abbiamo cercato di coglierne l’anima e l’obiettivo mantenendo sempre il focus sulla musica.

La nostra recensione di The End of an Era ha cercato di cogliere l’anima del nuovo disco di Iggy Azalea.

Il progetto si divide in quattro sezioni ideali, ciascuna delle quali corrisponde e richiama le varie fasi del percorso artistico della rapper di origini australiane. Saranno proprio queste parti a guidare il nostro viaggio tra le tracce componenti The End of an Era:

Ignorant Art (2011)

La prima sezione dell’album rende omaggio alla prima fase della carriera di Iggy. Le influenze elettroniche e la sperimentazione rimandano, infatti, ai suoi mixtape Ignorant Art (2011) e TrapGold (2012). Qua, la creatività della rapper si fa veramente audace e si traduce in cinque potenti brani.

Protagonista di questa prima parte è la musica. Iggy riporta indietro l’orologio di dieci anni, quando era ancora una giovane newbie desiderosa di ritagliarsi un posto nella scena del rap americano: Sirens e Brazil portano con sé la spensieratezza di un’artista libera di dare vita alla musica che meglio preferisce. Emo Club Anthem e STFU presentano una veste ancora più sperimentale, mentre Pillow Fight costituisce il punto migliore di questa sezione.

The New Classic (2014)

IAm The Stripclub ci introduce, invece, alla sezione richiamante The New Classic, album di debutto di Iggy Azalea. Il disco le ha regalato due hit mondiali, portate ai vertici delle principali classifiche grazie ai ritornelli opera di Charli XCX (Fancy) e Rita Ora (Black Widow).

Questa parte si fonda su ritornelli orecchiabili, che però non intaccano la validità di canzoni come IAm The Stripclub, Nights Like This e Woke Up (Diamonds). Sullo sfondo rimangono influenze EDM e di electro-hop: due generi che hanno sempre giocato un ruolo primario nel processo creativo dell’artista.

Survive The Summer (2018)

La terza sezione si ricollega direttamente all’EP Survive the Summer e all’album In My Defense: due progetti musicali che si contraddistinguono per un uso diffuso di bassi pesanti, melodie trap e liriche aggressive. Questi tre elementi si ritrovano, infatti, in Is That Right, XXXTRA e Peach Body.

In particolare, la prima traccia – in collaborazione con BIA – è mio avviso la prova migliore di The End of an Era. Le due rapper uniscono le forze in una bomba indirizzata a chi ha sempre dubitato di loro, distrincandosi magistralmente su di una produzione potente e a tratti inquietante:

“Iggy got the sauce, come and taste it in the kitchen/Look inside my heart, bet you can’t find any feelings/Hit it all night, got no time for intermission/Fall in love, I’m a drug, you might need an intervention/Men inside my mentions shoot they shot but they keep missin’/Take me on vacation, f**k you think? You must be trippin’/All my haters got ‘em shakin’ in my presence like it’s Christmas/Put a mistletoe above my a*s for you to kiss it”

Il presente (2021)

In chiusura troviamo, infine, quelle che – secondo Iggy – rappresentano il punto al quale la rapper è arrivata come artista. Gli ultimi tre brani si distinguono per originalità e per mischiare insieme elementi completamente differenti: musica acustica, elettronica, rap ed EDM.

Day 3 In Miami racconta dei postumi di una festa. Una volta scemata l’euforia del momento, è ora di tornare alla quotidianità, che porta con sé una nostalgia del passato. La canzone fa calare così il sipario su The End of an Era, ricordandoci che la festa deve finire.

The End of an Era tira le somme della carriera di Iggy Azalea.

Quel che spicca in questo progetto musicale è la produzione. Nel complesso, The End of an Era si presenta come un prodotto ben pensato e calibrato dove – nonostante la sperimentazione – le quattordici tracce si fondono per un risultato coeso ed organico. Non mancano momenti meno riusciti come Woke Up (Diamonds) e Sex On The Beach: non perché questi brani siano brutti, ma perché non riescono a stare al passo con il resto.

Il disco rappresenta un viaggio attraverso la carriera decennale dell’artista – the Era – che si appresta a concludersi una volta per tutte. Nella narrazione confluiscono vari episodi passati tra i quali ne troviamo di abbastanza personali: Emo Club Anthem, dove l’utilizzo di sostanze avviene per mascherare la propria tristezza nonché Good Times With Bad People.

In quest’ultima canzone, si realizza, infatti, uno scostamento tra la dimensione interiore e l’apparenza: la protagonista delle liriche cerca di divertirsi, ma internamento soffre e nasconde questa condizione facendo buon viso a cattivo gioco.

Come nel caso di In My Defense, la scrittura di Iggy Azalea non brilla per profondità né per il fatto che vengano condivisi momenti della sua vita privata. Sul punto, l’artista ha avuto modo di dire la propria: parlare di certi argomenti personali non la mette a proprio agio e, per evitare che le persone mal interpretino i suoi pensieri ed emozioni, preferisce lasciarli fuori dalla musica.

Allora, dobbiamo approcciare e ascoltare la musica della rapper tenendo bene a mente queste sue ultime dichiarazioni. Stando a quanto dichiarato a Billboard, Iggy vuole essere ricordata come una pioniera, una persona che ha portato divertimento, assurdità ed evasione al mondo.

A mio avviso, ascoltando questo progetto – il migliore della carriera dell’artista – queste intenzioni diventano concretezza. La sua versatilità ha veramente reso Iggy un’avanguardia in termini di sperimentazione e coraggio creativo ed è grazie a lei che rapper come Masked Wolf e Kid Laroi stanno trovando il successo anche in America.

The End of an Era è il testamento musicale di Iggy Azalea e spero che questa recensione ne abbia colto veramente il significato. Siete d’accordo con questo punto di vista? Fateci sapere la vostra nei commenti dopo aver dato un ascolto al disco su Spotify!