«Voglio far diventare il mio genere ancora più maturo» – Intervista a Shiva

Shiva

Venerdi 11 giugno è uscito Dolce Vita il primo album ufficiale del rapper di Milano Ovest pubblicato per Sony Music. Progetto che arriva dopo un lungo periodo di pausa iniziato dalla pubblicazione di Auto Blu e intervallato da strofe in alcuni dei dischi più caldi della scorsa estate, come in Mery X Sempre di Ernia, in Rari di Tedua e in Friend di Lazza.

In questa intervista a Shiva realizzata in videochiamata di Zoom ho avuto la possibilità di chiedergli varie curiosità, tra cui la nascita del tanto atteso pezzo con Lil Baby.

Intervista a Shiva

Come stai? Per l’uscita del tuo primo disco ufficiale come ti senti? I riflettori sono puntati su di te da diverso tempo dato che ti sei preso un lungo periodo di pausa dopo aver pubblicato Auto Blu: come te lo sei passato questo momento?

«Bene bro grazie, è stato riflessivo più che altro, ho pensato a un pò di cose e mi son concentrato a scrivere bene questo album. Mi sono impegnato parecchio»

C’è stato qualche stimolo o esperienza che ti ha aiutato nella stesura del disco?

«Si, ho fatto dei viaggi in Europa, ho visto dei film e anche restare a casa mia, nel mio quartiere dopo 2 anni che ero sempre in tour, sempre in giro, mi ha aiutato a chiarire le idee. Sono andato sempre in studio, quindi non ho avuto grandi problemi di ispirazione e questa cosa mi ha aiutato a concentrarmi ancora meglio.»

Analizzando la tracklist, si nota facilmente il nome di Lil Baby, uno degli artisti più caldi di questo periodo in America. L’idea era quella di costruire un pezzo intorno a lui oppure il pezzo era già pronto e sentivi la necessità di inserire un americano?

«Io il feat l’ho chiuso un anno mezzo fa. Ho avuto questa possibilità quando lui non era ancora così grosso: avevo questo brano studiato per lui, gliel’ho mandato e sono rimasto colpito quando mi è arrivato il feat, capito? Per me è stato un grande onore riuscire a chiudere questa cosa in tempo, avevo questa cartuccia pronta e poi ho deciso di aspettare, aspettare e aspettare per buttarla fuori.»

Ascoltando il disco, ho percepito subito la voglia di sperimentare, passando dall’RnB al Dancehall a sonorità più Urban. Nel singolo Problema si capisce subito un senso di responsabilità che è diverso rispetto ai singoli precedenti, tipo Radar. Questa percezione è veritiera o no?

«Sono d’accordo con te pienamente, l’obiettivo mio è quello di riuscire a far diventare il mio genere ancora più maturo, consapevole. Son contento di esserci riuscito e che tu abbia notato questa cosa.»

Ovviamente le responsabilità crescono di pari passo con la fama, ma questa crescita in maniera esponenziale è dovuta anche dal fatto che ti senti un punto di riferimento per i ragazzi del tuo quartiere?

«Si, il mio quartiere era agli esordi, ora è una nazione intera che ascolta le mie cose, quindi si è più una responsabilità generale. In quartiere ormai le persone lo sanno, quindi non c’è più bisogno di dimostrare a loro, ma è un più un dimostrare a me stesso e a tutti gli altri, anche a un pubblico di ascoltatori che mi giudica o di adulti che non mi capisce bene.»

Anche nel pezzo che chiude il disco, Jackson, viene trattato il tema del quartiere. Chiudi il disco ripercorrendo i tuoi passi, evidenziando da dove vieni. Ma questo ricalcare il tema del quartiere è un punto di forza per la tua musica o è un modo per esorcizzare quella realtà ormai passata?

«Sì, all’inizio un pò li detestavo, poi crescendo son diventati punti di forza, grazie a quelle cose adesso sono qua. Tutta la fatica che ho fatto, mi ha portato al raggiungimento di un obiettivo: sono fiero di quelle cose e son contento di esserne uscito.»

Attraverso il format di Spotify Italia, siamo riusciti a ripercorrere la tua carriera, partendo da Kooda Rmxil singolo con il quale ti sei fatto conoscere…

«Sì sì, mi ha fatto uscire dalla zona, dal quartiere ho fatto quello step in più.»

Successivamente sono arrivati vari singoli, come Mon Fré, Bossoli, con la quale è arrivata la tua consacrazione vera e propria, fino ad arrivare a Dolce Vita. Il titolo di questo disco è ispirato a Fellini?

“Si, principalmente per il titolo e l’immaginario. Nel mio disco l’unica cosa che fa riferimento alla figura di Fellini, è che lui ragionava sempre sul fatto che c’è sempre un lato oscuro nel successo, la costante voglia di volere sempre di più. Il resto è ispirazione di immagine.»

All’interno del disco, qual è la tua traccia preferita e quale funzionerà di più secondo te?

«Beh, sicuramente I can fly è una delle mie tracce preferite insieme a Mastercard, e quella che funzionerà di più per me è Problema, perchè è più di larga veduta. Però non c’è in particolare qualcosa che penso che sia più forte rispetto ad altro, sono tutti allo stesso livello.»

Quanto è importante puntare sul merch in concomitanza del disco?

«Considera che io non ho mai fatto merch, cioè Milano Ovest è un brand, come era Santana l’anno scorso che aveva funzionato molto, io personalmente non ho mai fatto merch, perchè sulle magliette non c’è il mio nome, però credo sia fondamentale avere uno stile e portare un proprio immaginario di abiti, di vestiti, di stile al di fuori della musica. Anche quello allarga la veduta. A me è sempre piaciuto il mondo della moda e avere qualcosa di mio che la mia gente può indossare, che posso vedere addosso ad altre persone e con cui i ragazzi si immedesimano. Anche quello è uno stile di vita, è un messaggio che porti addosso veramente.»

Per concludere: Dolce Vita è un punto di arrivo o un punto di svolta?

«Di svolta, di arrivo sicuramente no, io sono all’inizio bro.»

Ringraziamo Shiva per il tempo concesso per l’intervista e vi invitiamo ad ascoltare Dolce Vita, il suo primo album ufficiale.