La drill, Pop Smoke e Guè Pequeno: intervista a Vettosi

Intervista Vettosi

Dopo essersi presentato al grande pubblico con il featuring nel Fastlife 4 di Guè, Vettosi è pronto a far conoscere la propria musica a tutti. Strada Mixtape è quindi il primo tassello di questo suo percorso, che lo vede all’inizio seppur con già in cantiere diverse soddisfazioni.

Dentro il suo mixtape troverete quattro singoli già editi (Strada, Nun e Vec, 50 colpi e 17 anni) ma ascoltare il progetto nella sua interezza vi darà più spunti per riflettere sul talento cristallino del giovane rapper di Secondigliano classe ’93.

Ne abbiamo approfittato per raggiungerlo telefonicamente e parlare del percorso che lo ha portato sin qui.

La nostra intervista a Vettosi

Ciao Vettosi! Benvenuto su Rapologia. La prima cosa che volevo chiederti riguardava il concept del tape, che gira appunto attorno alla strada: sì la racconti, ma è anche una metafora del percorso che ti ha portato fin qui. Come è nato?

«Tutto è nato molto spontaneamente, siamo stati molto in studio e facendo tracce su tracce è ovvio che ti viene poi in mente di dar vita ad un progetto più corposo. Con Ceru (il suo produttore, ndr) abbiamo vissuto molte cose insieme e grazie a questo feeling umano oltre che artistico siamo riusciti ad esprimerci al meglio, lasciandoci ispirare da tutto quello che ci circonda e in particolar modo dalla strada. Abbiamo deciso di metterci del nostro e così è nato il mixtape.  Strada poi è la prima traccia che abbiamo fatto, attorno alla quale è nato il tape: è il pilastro ed il brano da cui è nato il concept».

Facciamo un passo indietro. Guè e Ty1 ti hanno dato un booster niente male. Che rapporto hai con loro?

«Si, ti spiego come è andata. Dopo l’uscita del mio secondo singolo mi ha contattato TY1 per complimentarsi, e subito mi propone per scrivergli una strofa per Djungle. Io gasatissimo accetto chiaramente, gli mando la strofa e a lui piace così tanto che decide di farlo ascoltare a Guè. E lì succede quello che non mi sarei mai aspettato.. Essere chiamato da un pilastro cosi importante che ho sempre ascoltato da piccolo è incredibile. Ricevi una chiamata del genere non ci credi davvero, anche perché sono solo all’inizio e sono un tipo che lavora tanto e si pone sempre degli obiettivi nuovi. Poi con lui abbiamo anche avuto un rapporto un po’ più personale, dato che la sera stessa mi ha videochiamato su IG e ti giuro che l’emozione era così forte che non capì niente. Solitamente tendo sempre a chiudere le mie emozioni , solo quando scrivo riesco ad aprirmi, ma in quel momento non ti nascondo che ho avuto una forte emozione. E’ stata una grande soddisfazione, forse più a livello umano che artistico».

Beh, in quella strofa sei riuscito a tenere testa a Guè Pequeno. E in Demoni ci ricordi che per fare un featuring con te bisogna esser pronti ad alzare il livello.

«Ti ringrazio, apprezzo tanto quello che dici perché io quella strofa gliela scrissi la notte stesso in cui mi contattò mandandomi il beat di Marco da Tropoja. Una volta che gliela mandai lui mi disse “ci avrei scommesso che me l’avresti mandata stasera stessa” ed effettivamente è andata così. Quello che mi è venuto l’ho messo subito su quel beat e lì è nata la strofa».

Tornando al mixtape. Una cosa che mi ha sorpreso sin da subito è stata la varietà del sound che proponi. Molti ti accostano alla drill, alcuni addirittura anche a Pop Smoke per il timbro speciale che hai.

«Guarda, quando la gente mi accosta a Pop Smoke a me fa super piacere, perché per me è stata un’ispirazione che poche volte ho avuto nella mia vita. Proprio quell’ispirazione che quasi ti cambia, che ti aiuta ad evolvere. Per me quello è stato. Quindi apprezzo che la gente riconosca la mia ispirazione verso un artista che stimo e che se non fosse morto sarebbe stato il mio grande obiettivo collaborare con lui.  Però per me era importante anche cambiare sonorità, perché ci sta la drill ma le mie radici sono fondamentalmente hip hop,  voglio che la gente capisca quale sia la mia vera anima di artista e spero che tutto questo venga percepito nel modo giusto. Ancora c’è davvero tanto da far ascoltare ma spero che questo EP spiani la strada».

Rimanendo sulle produzioni, oltre a CEru167 è presente anche Dat Boi Dee. Come è nata la collaborazione con lui?

«E’ stato stupendo lavorare con lui. Io lo conoscevo già e lo apprezzavo molto artisticamente, ma lavorarci è una soddisfazione enorme. Lui è una persona molto sincera, che in studio mi ha aiutato molto, mi ha ispirato molto, parlavamo di tutto,  mi spiegava quando gli chiedevo. Stare in studio con lui e la sua squadra, conoscendo anche Geolier, e stato davvero importante per me. Non vedo l’ora che la gente ascolti le tracce che abbiamo realizzato insieme».

Ci sono stati dei nomi in particolare che ti hanno ispirato durante la realizzazione?

«Assolutamente sì. Ti dico tre nomi che mi hanno per così dire aiutato: Pop Smoke, Fivio Foreign e il Fifty di qualche anno fa».

Parlami di Demoni, credo sia la traccia più bella del progetto oltre che quella in cui ti sei messo più a nudo.

«Sì, Demoni è nata come tutte le altre tracce, in studio durante il mio percorso creativo. Solo che mentre ascoltavo quel beat nelle cuffie ho provato delle emozioni particolari. Io posso emozionarmi guardando un film o una foto che mi evoca un ricordo, ma in quel momento stavo camminando verso un lato di me che ancora non conoscevo. Credo infatti che la frase del ritornello spieghi molto bene questo mio periodo. Adesso la gente si sta chiedendo Vettosi chi è , da dove vengo, cosa sto facendo. Io so da dove venuto, so perché lo sto facendo ma sento anche di cambiare ogni giorno, anche nella vita quotidiana. Forse è l’età, forse è la sensazione di star vivendo molto più rispetto ad altri miei coetanei. Non so, credo che in questo pezzo sia racchiuso il mio cambiamento, la mia maturazione».

Dentro il tape non ci sono featuring, una scelta coraggiosa.

«In realtà non ci abbiamo pensato più di tanto. Sì, è vero che ci vuole coraggio ma io e il mio team abbiamo cercato di far capire alla gente chi siamo e cosa facciamo. Era importante dare me stesso al 100 per cento in ogni traccia per far capire cosa posso dare ora e cosa posso dare in futuro. É il mio biglietto da visita».

Ho visto che Johnny Dama ha diretto tutti i video dei singoli usciti. Si vede che dietro c’è un lavoro importante, guardate anche al cinema e ad un certo tipo di estetica.

«Allora, voglio precisare che in questo caso i complimenti vanno fatti in particolar modo a lui, perché per me è un visionario. Quello che scrivo lui lo traduce in immagini, ma qualsiasi cosa. Anche quando  gli faccio sentire una quartina, o soltanto il beat, lui ha già in mente cosa vuole fare. C’è questo feeling grazie al quale lui capisce subito cosa ho in testa. La sua esperienza conta davvero tanto per me. A volte non ti nascondo che mi aiuta proprio nella scrittura dei pezzi.. Quando immagini qualcosa spesso ti lasci trasportare soltanto dalla musica ma se hai qualcuno a fianco che ti aiuta a mettere a fuoco tutto quello che stai facendo e darti un’immagine di quel che stai raccontando ti aiuta tantissimo».

Oltre a Johnny Dama, il tuo team è sempre al centro di ogni tuo pezzo ed ogni tuo lavoro. In Strada Mixtape ci sono diverse realtà al suo interno.

«Anche questo è stato tutto spontaneo.  Loro (Italia Concerti, Island, Thaurus) hanno voluto ascoltare la mia musica e abbiamo deciso di accoglierli con gran piacere. Lavorare in team è una cosa fondamentale, soprattutto in questo momento, perché credo che più teste ci sono, più bene c’è, più ispirazione c’è.  Per questo credo che sia importante ringraziare coloro che mi stanno intorno per tutto quello che stanno facendo per me».

Oggi sembra definitivamente sdoganato la questione del dialetto nel rap italiano. Pensi che avete cambiato un po’ le regole del rap in Italia o semplicemente la gente si è abituata ad ascoltarlo?

«Guarda, la nostra natura è questa. Quando nasci a Napoli e fai rap ti approcci sempre col dialetto ed è quello che ti aiuta a svoltare, a trovare la tua identità. Forse adesso la gente sta capendo le potenzialità ed è molto gratificante, perché è come se portassi la tua città, i tuoi luoghi nelle tue canzoni. Magari evolversi un po’ ci sta, forse in futuro, ma senza snaturarsi mai. Quello che faccio e quello che canto lo faccio per me stesso, per raccontare chi sono, per la mia gente. Quindi credo che sia molto importante mantenerlo».

Immagino che tu sia cresciuto coi Co’Sang quindi.

«Assolutamente sì, i Co’Sang mi hanno aiutato moltissimo nella mia crescita. All’epoca ho ascoltato molto anche i Club Dogo, anche se quando mi ci sono avvicinato era forse già un po’ tardi.  Ancora oggi quando penso che sono riuscito a fare il featuring con Guè mi viene la pelle d’oca. “E’ successo davvero?” pensi.  Quella cosa lì mi ha resuscitato».

Suonerai il mixtape live? La tua musica sembra fatta apposta.

«Guarda, non vediamo l’ora di approcciarci “fisicamente “al nostro pubblico. Non appena ci sarà la possibilità faremo veramente il panico».

Puoi ascoltare Strada Mixtape qui: