Best Bars – Le migliori barre di J Cole in The Off Season

Best Bars The Off Season J Cole

The Off Season di J Cole è diventato il sesto album rap di ogni tempo a debuttare al n.1 di Billboard #200, infrangendo ogni record di ascolto su Spotify (64m in 24h) e diventando il primo artista della storia ad avere sei album che debuttano alla prima posizione. Insomma, niente male per quel che si preannunciava essere come un “disco di passaggio” o come un esercizio di stile come qualcuno erroneamente sottolineava.

Questo disco infatti sembra contenere dentro di sé tutte le fasi del processo di consapevolezza dell’artista, che nel recente periodo ha deciso di accompagnare gradualmente i suoi fan alla fine della sua carriera con ben tre album (di cui questo è il primo) così da dedicarsi completamente al basket professionistico.

Allo stesso tempo però sappiamo bene che basta davvero poco per modificare una scelta o per cambiarla per tutto, quindi non è questo il momento di tirare conclusioni.

La Off Season di J Cole

Quel che è certo è che The Off Season è un disco di cui ogni fan di Cole e del rap americano aveva bisogno: un disco che ne racconta l’evoluzione stilistica, ma anche della sua personalità e delle sue scelte comunicative. Non sarà il miglior disco di Cole, probabilmente neanche il miglior disco dell’anno, ma è sicuramente un disco che ha un intenso motivo di esistere.

In questa nuova fatica l’aspetto che più emerge dell’artista è quello della confidence, quindi della fiducia nei propri mezzi per raggiungere gli obiettivi prefissati. Nel caso di Jermaine, quell’obiettivo era sbarcare nel mondo del basket professionistico ed è stato raggiunto con la firma per il team africano dei Rwanda Patriots. Esperienza che però è presto giunta al termine, per fortuna.

Ma dentro questo nuovo lavoro c’è molto altro, come sempre accade in ogni disco di Cole. C’è il racconto autobiografico dell’artista, ci sono le riflessioni sul destino che gli è stato assegnato, sulla sua comunità, sui suoi luoghi di provenienza e molto altro; il tutto raccontato con una precisione ed un eleganza rinnovate, che segnano un punto a favore nel suo tabellino

Off-Season è un racconto motivazionale che vuole andare oltre l’omologazione e che prepara il terreno per un avvenire migliore. Per questo motivo abbiamo deciso di selezionare alcune barre contenute nei suoi brani per provare a spiegarne la natura tramite le sue stesse parole, che tra una citazione al Westbrook, al Ja Morant o al LeBron di turno, riescono a raccontare molto più di una fase di transizione prima della sua futura “regular season”.

Le migliori barre di The Off Season

This shit too easy for me now
N*gga, Cole been goin’ plat’ since back when CDs was around
What you sold, I tripled that, I can’t believe these f*ckin’ clowns
Look how everybody clappin’ when your thirty-song album do a measly hundred thou’

Già in False Prophets ed in Everybodies Dies Cole aveva fatto intuire come non gli andasse propriamente a genio la nuova generazione di artisti, troppi occupati a confezionare l’apparenza lasciando da parte la sostanza. È lo stesso motivo che lo ha portato a condannarne l’abuso nella sua eccezione più ampia in un disco come KOD. In 95 South non potevamo quindi che sottolineare le barre d’apertura, che suonano come uno schiaffo ai colleghi cui si riferisce. Ed in questo caso potrebbero essere davvero molti.

Out of the concrete was a rose and windows was cold
Had to go over and stand by the stove
We from the Southeast, n*ggas know
This where the opps creep real slow
Won’t vote but they mob deep with the pole

In Amari prende forma quella confidence di cui parlavamo in precedenza, con diverse barre che puntano ad autocelebrare il percorso di Cole. Anche qui rimane immutata la cifra poetica che ha sempre contraddistinto la sua penna:  in questa quartina riesce a citare i Mobb Depp ed una poesia di Tupac, raccontando al tempo stesso le carenze sociali ed umane del suo luogo di provenienza, il Sud.

N*gga, I’m just a product of poverty, full of narcotics to profit off quickly
My family tree got a history of users that struggle with demons
Not really the hustler instincts
Therefore, often, my pockets was empty
So while some of my partners was servin’ up rocks on the corners, the project assemblies
Me, I was startin’ to envy, wanna be on the top where it’s plenty

Più il disco va avanti più entriamo nel vivo della sua narrazione, giungendo alla traccia My Life, nella quale partecipano il rookie Morray e 21 Savage, con cui già da tempo ha stretto un forte legame e che appare anche nel documentario di lancio del disco, Applying Pressure.  Nella sua strofa Cole ricrea lo storytelling della sua vita, sottolineandone le difficoltà e la voglia di andarvi oltre: barre che dovrebbero fare da monito per i più giovani che vivono nella sua stessa condizione e che esaltano la trasparenza della sua penna nel riflettere delle immagini vivide.

Envy, keep your pockets empty, so just focus on you
If you broke and clownin’ a millionaire, the joke is on you
Money ain’t everything, I never say that (Never)
But n*ggas throw stones knowin’ they sell soul to get wherever they at (Come on, man)
Just know these verses is some shit they gon’ forever playback, n*gga

Applying Pressure è una delle tracce più significative del progetto, nonché il nome del documentario che ne ha accompagnato l’uscita. Qui Cole realizza quella che definiremmo la classica “traccia motivazionale”, rivolgendosi a tutti coloro che stanno tentando di raggiungere i propri obiettivi senza però focalizzarsi su loro stessi. Per Cole la chiave del successo è fare qualcosa che rimanga nel tempo, che va cercata dentro di sé e non negli altri:  Just know these verses is some shit they gon’ forever playback, n*gga.

When I was a boy, the teacher often reprimanded me
Thought it was toys, it was a Glock this n*gga handed me
I busted the trees, was barely strong enough to squeeze
Bullets traveled through leaves, it probably killed somebody randomly

Dalle riflessioni di Applying Pressure torniamo quindi a dei versi autobiografici di Punchin’ The Clock, in cui Cole affronta il tema del tempo. Con questi versi l’artista ripercorre i luoghi e i momenti della sua infanzia, che raccontano di come l’innocenza venga presto meno quando sei costretto a crescere in un contesto di povertà e di difficoltà sociale. Versi che tra l’altro non hanno bisogno di alcuna presentazione per quanto sono espliciti.

Don’t push me, n*gga, my feet on thе ledge
This game is likе follow the leader, if you looking closely enough, then you’ll see that I led
The moves that I made, the people I fed, the evil I ducked
They minds is too feeble, they lean on they crutch
I’m bleeding from fighting my demons head up
When I get defeated, believe I get up

Oltre ad essere una delle parole più pronunciate all’interno di The Off Season, One HundredMil’ è la traccia che riflette la complessità del percorso che ha portato ad essere Cole l’icona che è oggi. E se ad inizio disco l’artista ci teneva a sottolineare la differenza più materiale della cosa citando vendite e caratura, qui spiega la sua visione raccontando quanto impervia sia stata la strada che lo ha portato in alto.

Pride be the reason for the family dichotomy
Got uncles and some aunties that’s too proud to give apologies
Slowly realizing what the root of all my problems be
It got me feeling different when somebody say they proud of me

Parlando di Pride is the Devil risulta difficile non citare PRIDE, il brano che il collega ed amico Kendrick Lamar ha dedicato proprio al tema dell’orgoglio. E se quella era una delle tracce più interessanti di un masterpiece come DAMN. anche Pride is the devil si colloca nelle posizioni più alte dell’album dove J.Cole dà all’orgoglio una connotazione più pratica e meno spirituale rispetto a quella di K.Dot.

I found this instrumental on my phone while on vacation, Ib sent it a year ago or so
I probably heard it before, but slept on it, you know?
Shit don’t always connect as soon as you press play
At times you gotta step away, do some livin’
Let time provide a new prescription, givin’ truer vision

Quelle che abbiamo scelto sono forse le barre più spirituali di The Off Season, sicuramente tra le migliori del disco così come la traccia che le contiene: Let Go My Hand. Su una bellissima produzione soulful dello stesso Cole, troviamo in questi versi tutto lo spirito che lo ha condotto per mano nella sua storia recente, dove la ricerca dell’ispirazione è stata una costante nella sua intera discografia. Ad impreziosire la traccia ci sono infine i contributi di 6lack e di Bas, che ha seguito Jermaine durante tutta la lavorazione del disco.

My homie’ homie got out on parole
He sold more Coca-Cola than the soda industry
Summertime bring the coldest winter breeze
Hella blues like the Rollin’ 60’s
Christ went to Heaven aged thirty-three
And so did Pimp C and so did Nipsey

Nessun disco di Cole ha raccontato le sue radici come 4 your eyez only, un disco in grado di parlare a tutta la comunità afroamericana. Nonostante ciò, in The Off Season sono contenuti davvero tanti riferimenti alla storia della sua gente, e queste barre che abbiamo selezionato sono una fotografia nitida del suo flusso di coscienza ed il bellissimo omaggio a due leggende come Pimp C e Nipsey Hussle.

More death than World War II caused
Around these parts we pour the brown just to drown these thoughts
Of black corpses in county morgues, Lord, those images hauntin’
I ain’t been asleep yet, it’s ten in the mornin’

Nonostante sia stata rilasciata ormai un anno fa, The Climb Back rimane forse la traccia più bella di The Off Season. Qui Cole mostra tutto il suo talento a livello lirico e strumentale, tirando fuori uno dei brani rap più forti ed introspettivi dell’ultimo periodo. Anche questa volta al centro del racconto c’è la sua gente, ma anche i suoi demoni e la sua storia. Vero al 100%.

Cloudin’ your vision from every cigar that you toke
Plus the lean you sippin’ which started as a joke
Got you now fiendin’ for your next dose, meanwhile I’m so close
Don’t even give a fuck that I’m broke
‘Cause in my mind I’m rich with shit I done wrote

Close è il preludio della fine del disco. Qui Cole torna agli argomenti di KOD, condannando l’autodistruzione dei più giovani ed accostandovi l’esempio positivo, il suo, che neanche davanti alle avversità ha tentennato. Nell’ultimo verso infatti, troviamo quella che è un po’ il sunto della poetica di Cole: Don’t even give a fuck that I’m broke Cause in my mind I’m rich with shit I done wrote”.

Can’t be afraid of sunlight
Spotlights when it close
All the pain you hold
Makes you worth your weight in gold

Per avere un quadro il più possibile chiaro di quello che è il lato più conscious del disco abbiamo deciso di proporvi per l’ultima traccia il bridge realizzato da Bas per la traccia Hunger on Hillside, che lo vede protagonista come accade già in altri momenti del disco. Qui sono forse racchiuse le speranze più spirituali dell’autore, nonchè la degna chiusura per un progetto di spessore che faremo davvero tanta fatica a dimenticare.

Puoi ascoltare qui The Off Season di J Cole: