«Voglio essere un punto di riferimento per il rap in Brianza» – Intervista a Remmy

Remmy

In concomitanza dell’uscita di Quando Piove, Diluvia, abbiamo deciso di realizzare un’intervista con Remmy.

Il rapper della Brianza non pubblicava un disco ufficiale dal lontano 2015 e, dato questo suo ritorno in scena, abbiamo deciso di parlare un pò delle sue influenze musicali, la crescita del suo personaggio, le storie dietro ai featuring e altro ancora.

Intervista a Remmy, uno a cui a volte il rap sta un po’ stretto

Ciao Remmy, Parto subito col chiederti quanto sia importante per te Verano, la tua città natale, dato che nei tuoi pezzi si percepisce molto questa cosa.

«Il luogo da dove vengo non mi ha mai davvero restituito nulla, ma lo porto comunque sulle spalle per senso di appartenenza e perché voglio essere un punto di riferimento per il rap in Brianza.»

Già dai primi pezzi del disco si percepisce un “senso di rivalsa” molto forte, è così?

«In un certo senso sì, a questo punto della mia carriera sento di avere il bisogno di far capire a tutti quanti che ci sono anche io. Per questo motivo cerco sempre di migliorarmi, perché sento di avere ancora tutto da dimostrare.»

Ormai sono passati 5 anni da “come il mare d’inverno”, cosa pensi sia cambiato in questo periodo?

«L’unica cosa ad essere cambiata nella mia vita da cinque anni a questa parte sono io, e nella mia musica questa cosa si riesce a percepire. Chi ha ascoltato CIMDI e ascolterà Quando Piove, Diluvia se ne renderà conto.»

Credi che questo progetto sia un punto di arrivo o di inizio?

«Entrambe le cose: è l’arrivo per la mia persona, la mia musica e la mia scrittura. Spero di mettere un bel punto alla fine di questo periodo e infine di iniziarne un altro.»

La prima parte del disco credo si possa riassumere con la parola “barre”, credi che questa qualità possa far accendere definitivamente i riflettori su di te?

«Le barre sono una parte importante della mia musica perché, secondo me, sono la dimostrazione di quanto mi piaccia questa roba. Perchè nelle “barre” c’è tutto: la tecnica, le punchline, la ricerca delle parole e delle immagini.. tutte le cose divertenti del fare rap insomma. Non so se potranno essere la chiave di volta della mia carriera, perché in verità le persone che mi ascoltano sono più affezionate alle mie canzoni più intime e riflessive,
ma sono un elemento che non mancherá mai nella mia musica.»

Nella seconda parte del disco invece hai deciso di sperimentare, quale credi sia il genere che ti si cuce meglio addosso?

«Sinceramente non saprei, ho sempre pensato di saper fare solo il rap per poi rendermi conto che in certe situazioni mi sta anche stretto. Mi piacerebbe cantare molto di più.»

Gli unici tre featuring del disco sono: Nerone, Warez e Nitro. Con i primi due non è la prima collaborazione, mentre con Nicola si. Ci spieghi come è nata questa collaborazione?

«Io e Nicola ci conosciamo da tanto, da quando si è trasferito a Milano praticamente. C’è sempre stata una grande stima reciproca tra me e lui ed ero sicuro che prima o poi avremmo collaborato. Ho deciso di chiamarlo nel mio lavoro più importante proprio in virtù del fatto che lo apprezzo molto, sia a livello persona che ovviamente artistico.»

Ascoltando il disco, ci sono molti riferimenti a questa relazione ormai terminata. Senti che questa persona abbia influito un sacco per la scrittura del disco?

«Forse per la prima volta nella mia vita ho scritto delle canzoni senza dedicarle, anche solo velatamente, a qualcuno. Sicuramente le esperienze passate mi hanno aiutato nella stesura dei testi ma il citare relazioni terminate mi è servito più a far immedesimare chi mi ascolta in un determinato contesto e mood.»

Se dovessi presentare questo disco a qualcuno che non ti conosce minimamente, quale traccia gli faresti ascoltare per prima e perché?

«La tracklist del disco è stata stesa anche in funzione di questo, e l’intro è la traccia che farei ascoltare per prima, innanzitutto perché tocca da lontano tutti gli argomenti del disco e poi, soprattutto, perché è un pezzo che parla tanto di me.»

Nella intro dici “lo volevo pure io quel successo, farlo mio, eppure come vuole Dio sono fermo per sembrare veramente perfetto, e non essere maledettamente me stesso”. Senti il peso di non aver raggiunto il successo, e di sentirti in secondo piano, rispetto ad altri artisti, che ci siano arrivati prima di te?

«Dipende. Se il metro di misura del successo sono solo i soldi o la fama no, non mi pesa. Il senso di quel passaggio è che vorrei raggiungere il successo per cambiare la mia situazione, dare una svolta alla mia vita e ci sto ancora lavorando.»