L’importanza degli album rap nella prima decade 2000 – Parte 1

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In questo articolo vengono proposti alcuni degli album 2000 più significativi, un periodo importante per il rap italiano.

Cosa accadeva nei primi anni del 2000 nel rap italiano? Credo quello che potremmo definire un reale processo creativo: assimilare una nozione, scomporla senza snaturarla, personalizzarla e portarla un passo più in là.

Questi titoli sono scelti tra una moltitudine: abbiate pazienza e comprensione se dimentichiamo qualcosa, è inevitabile e anzi consigliatemelo dandoci i vostri motivi.

Non è una classifica ne niente di definitivo, non sarebbe giusto per qualsiasi artista che ha fatto album dal 2000 al 2010.

È musica che ripercorrendo le mie memorie credo abbia contribuito in maniera fondamentale a quello che è il rap italiano oggi e abbia saputo raccontare come nessun altro genere in Italia il proprio tempo.

Inoki – Fabiano Detto Inoki (2005)

Il primo che mi balza in mente, parlando della decade 2000, è Fabiano detto Inoki ma anche The Newkingztape Vol.1: tra i pezzi fondamentali, oltre Bolo By Night, troviamo anche Nuove Leve col bellissimo campione di Curtis Mayfield.

Il rap di Inoki è un concentrato di fattori nella sua totale spontaneità e talento (e chi lo ha visto sul palco sa di cosa parlo), si sente la forte appartenenza al mondo hip hop. Linguaggio accessibile e giovanile, dal basso, semplice e profondo come in Ripartire da zero ma anche atmosfere più da party come appunto House party.

Bologna era al centro della scena in quegli anni non solo geograficamente, infatti di lì a poco, venne pubblicato TheNewkingztape Vol.1.

Il mixtape mixato da Dj Shablo aveva al suo interno la fotografia più realistica del rap degli anni 2000: Stokka & Madbuddy, Guè Pequeno, Marracash, Esa, Mistaman, Frank Siciliano, Shocca, Mondo Marcio, Jack The Smoker, Turi, Kiave, One Mic, Noyz Narcos, Piotta, Amir, Chicoria erano solo alcuni dei nomi presenti.

Uno dei pochi lavori che, soprattutto all’epoca, percorreva tutta la penisola.

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Club Dogo – Penna Capitale (2006)

“Perchè non hai scelto Mi Fist?” 

Nonostante MI FIST sia stato importantissimo come album rap negli anni 2000, questo disco secondo chi scrive è più compatto musicalmente e tecnicamente oltre che stilisticamente più definito del primo. 

Era il 2006 quando Deda remixò Cani Sciolti dei Club Dogo dopo che gli ultimi riaggiornarono lo storico brano dei Sangue Misto nel loro album Penna Capitale: un remix funk e un esperimento visto un po’ male dai più eretici.

A mio avviso nessun gruppo in Italia avrebbe potuto fare questa versione meglio di come ha invece fatto il trio di Milano.

“Il mondo non è razzista a meno che non sia moro
Non è classista a meno che io sia senza lavoro
Non è sessista a meno che io sia un uomo
E la giustizia è uguale per tutti quelli uguali tra loro”

Penna Capitale espone una cifra stilistica ben precisa e non fu un caso se dopo questo disco i Club Dogo cominciarono ad essere copiati da molti.

Nell’album si passa da argomenti più leggeri come Non sto in cerca di una sposa o Briatori (che è pur sempre rivendicazione sociale) a pezzi pesantissimi come D.O.G.O. e la street hit Una volta sola.

Il singolo che anticipava l’album, Butta via tutto, presenta un sound che in Italia non era stato mai esplorato prima e questo disco ne è in assoluto il precursore, merito di Don Joe e di come ha saputo vestire il rap di Jake e Gue negli anni.

Intervengono tra gli altri anche Dj Shocca, Marracash, Vincenzo e altri. Cattivi e buoni e Falsi leader ma anche La testa gira farciscono il racconto sincero di una Milano conflittuale e controversa.

Picchi di questo livello, probabilmente, sono stati toccati solo da Guè nei dischi solisti Il ragazzo d’oro e Vero per quanto concerne la capacità di descrivere il mondo da diverse prospettive, analizzando la propria scalata al successo e le zone d’ombra della stessa.

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Mistaman – Parole (2005)

Mistaman è innegabilmente uno dei parolieri e tecnicisti più talentuosi e unici per come manovra le parole con un flow distinguibile e unico. Tra gli album rap del 2000 un vero masterpiece è senza troppi dubbi: Parole.

Questo disco è la celebrazione sincera di esse già dalla title track, “voglio usarle per combattere/finché ce n’è” su una splendida produzione di Stokka.

I ritornelli sarebbero definite hit oggi e lo dico a cuor leggero: Se se se ne è una prova.

Altra street hit è Che farai ?! con Frank Siciliano ma anche la splendida Vite a metà  con Yoshi (Tormento) fino agli interventi di Primo Brown e Mondo Marcio in Slow Mo.

Il livello creativo è davvero alto: tutte le venti canzoni del disco compresi gli skit (quasi inesistenti oggi) ci danno un’istantanea dello stato di grazia dell’hip hop italiano in quel momento.

Unlimited Struggle, a mani basse, ebbe il grande merito di non essersi mai “mercificata” e di aver ispirato tutte le generazioni – di artisti e non – a seguire.

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One Mic – Sotto la cintura (2005)

Direttamente da Torino, un trio dal nome One Mic scuote e non poco una delle città che ha più dato a questa musica. Ensi, Raige e Rayden hanno un’incredibile sintonia e nel disco viene fuori tutta la spontaneità e rabbia tipica dei giovani che usano il rap per comunicare.

I tre si distinguevano da tutto quello che usciva in quel periodo. “Stile , tecnica e flow è casa nostra”. Oltre a Principe nel disco troviamo Jake La Furia e Mistaman.

La visione della vita e del rap secondo dei ragazzi che raccontano ed esorcizzano il loro tempo a suon di rime.

Chiarissimi negli intenti in Le scelte che fai o Non vedo non sento non parlo, affamati e stilosi in Legendary liricalz punchlinerz su tappeti musicali magistrali prodotti da Rayden, Rubo, Zonta (con il quale Raige farà il bellissimo Tora-Ki), Dj Shocca, MastaFive, Livio e Beat Gym Team.

Bassi Maestro – Hate (2006)

Dedicated è uno dei brani più conosciuti di questo disco e non c’è da stupirsi perché la narrazione di Bassi è una fotografia e quindi un lascito importante. Tra gli album rap del 2000 ho scelto, nonostante la produttività massiccia di Busdeez, Hate.

Bassi ci dice delle cose importanti sull’hip hop: studiare, viverlo e tributare. In fondo questa musica nasce dal campionamento che altro non è che prendere una cosa, farla propria per rivisitarla in una sorta di magica conservazione della sua immortalità.

In questo classico fondamentale Bassi si muove come solo lui sa fare  dai pezzi più crudi come Hate (col campione di Assalto frontale degli Assalti Frontali e Lou X) e Troubles. C’è spazio per il rapporto con le donne in The crib e densità e malinconia in Y.O.U. e nella splendida WHAT I AM.

Tra batterie, sample e rime uno dei dischi più fedeli alla linea sia musicalmente che nel rap di Bassi Maestro. Imprescindibile.

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Ghemon Scienz – Qualcosa Cambierà Mixtape (2007)

Negli album rap del 2000, Ghemon con questo mixtape esce totalmente per tematiche da tutto quello che c’era e anche se ci è voluto più tempo che per altri per arrivare al successo, l’artista campano si è da subito distinto tracciando una nuova linea di intendere il rap in italiano.

Qualcosa Cambierà Mixtape è la seconda prova per il rapper, che, per dirla con le sue parole, è più facile paragonare a Common. Ascoltando il tape si comprende come l’artista si rendeva conto di non essere assimilabile a nulla, concetto che evidenzia in Sig.Rossi e ne Il pezzo rap con Mistaman.

Telepatia affronta il tema dell’amore in una chiave inedita più autoriale e dolce come anche la disperazione per la fine di un amore in Quando ascolto i dischi.

Questo e i dischi rap successivi di Ghemon hanno allenato gli ascoltatori ad apprezzare rap più complessi e meno immediati. Senza lui e Dargen D’Amico questa palestra in Italia non sarebbe esistita e avremmo perso musica di notevole livello.

Alle produzioni troviamo Mr.Phil, Fid Mella, Bassi Maestro, Jack The Smoker, Marco polo e Mace ma non solo, per un disco che vanta 14 producer diversi. Il tutto hostato e mixato da Dj Fester Tarantino dei Gente De Borgata.

Two Fingerz – Il Disco Finito (2009)

Finiva quasi la prima decade del 2000. I Two Fingerz sono uno dei pochi gruppi che, purtroppo per loro, ha davvero bruciato i tempi. Il tempismo non è stato dalla loro durante l’uscita de Il disco finto e non solo.

Il disco finto dimostra la capacità di Danti di descrivere col suo modo tragicomico la vita, degna di una struggente commedia. Non da meno è la profondità toccata in Numero 1 oppure in Deluso e Pensare meno, rispettivamente con Mondo Marcio e Ensi. Degni di nota anche la conscious ballad Mi reinvento con Ghemon o i brani con Vacca: Cioccolato e Senza alcuna pietà.

Ne Il disco finto non si scimmiottano gli americani, la produzione è davvero fresca e innovativa e il tutto è anche regalato in download gratuito. Roofio si dimostrò un signor producer, mai banale, capace di mettere sempre tutto al posto giusto.

Se fossero esistiti i meme e se si pagassero le citazioni Danti sarebbe diventato milionario molto prima di scrivere Andiamo a comandare. Colpa nostra, peccato!

Prosegui il viaggio negli album rap dei primi 2000: