Due parole con Poppa Gee, per presentarvi al meglio la sua forza

Poppa Gee

Chi ha più street credibility? Poppa Gee.

Spesso, tra quelle infinite chiacchierate notturne alle panche del giardinetto, quelle che insomma ricordiamo con nostalgia, mi capitava di discutere con amici su che fine abbia fatto una certa attitudine nel fare rap che ricorda la scuola più classica dei 90. Insomma, quei dibattiti senza fine che tutti conosciamo. Ma andando oltre i gusti personali e l’ormai noiosa lotta tra Rap e Trap, è innegabile che in anni recenti abbiamo visto progressivamente scomparire dai media i fedelissimi del suono più classico.

Il mondo sotto i nostri occhi sembra solo essere interessato a quelle nuove sonorità più vicine alla Trap e ai suoi temi, spesso vuoti nei contenuti. Il resto sembra scomparso, o comunque poco visibile. Non è sicuramente però il caso di una serie di nuovi artisti, che sembrano pian piano disinteressarsi al mercato mainstream e ai riflettori dei media sempre più legati a grandi macchine della comunicazione dai budget ciclopici. Uno di questi è sicuramente Poppa Gee.

Quando si ascolta la sua musica, sembra di essere tornati indietro nel tempo, però senza tralasciare quel tocco di freschezza che aggiunge qualcosa di nuovo. Come lui stesso ci ha raccontato:

“Il mio rap presenta determinate peculiarità, ha dei tratti somatici riconoscibili, possiede insomma una fisionomia ben definita proprio in virtù dell’essere l’espressione di una certa Milano”.

Inizia ad entrare nel suo mondo con questo:

Proseguendo con la chiacchierata con Poppa Gee, ci ha detto:

“Se reputi di essere più potente di qualcun altro devi dimostrarlo rappando. Non minacciandolo o alzando le mani o peggio ancora. Altrimenti sei fuori luogo. L’equazione: alcuni mc’s iconici del passato o di oggi hanno vissuto vite difficilissime, hanno commesso reati, talvolta gravissimi, sono stati in galera, quindi, se anche io faccio altrettanto sarò un grande mc non regge, è falsa. Chi va a fare il malandrino nelle jam o alle serate ha perso in partenza: come artista e, soprattutto, come uomo.”

Una volta ci si scambiava demo in cassetta o cd in piazza, seduti ad una panca tra una birra e una sigaretta truccata. Il modo di farsi ascoltare e di far girare il proprio nome era questo. Essere presente nei luoghi hip hop della tua città, andare alle jams, fare del gran freestyle, far girare il proprio nome tra i muri. No Instagram. No Spotify. No ufficio stampa. Tutto aveva il sapore di organico e “la sfida, se così vogliamo chiamarla, si gioca tutta sul terreno artistico, a colpi di skils, di flow, di metriche“.

Nonostante non conosciamo l’identità di Poppa Gee (ad esempio nella copertina del suo EP insieme alla leggenda FatFat Corfunk si presenta a volto coperto) sembra proprio provenire da questo mondo lontano e dalle sue abitutidini. Liriche fortissime che ci raccontano della vita quotidiana nelle strade di Milano, con i suoi pro e contro. Al centro c’è sicuro la struggle quotidiana delle periferie e la volontà di mostrarla attraverso la poesia del rap.

Poi c’è un tassello fondamentale che Poppa aggiunge e che da tempo era copletamente stato dimenticato: la cultura del writing, dei graffiti. La musica di Poppa Gee puzza di vernice. Come ci ha raccontato, per lui “tutto è iniziato dal writing. Nel ’94 un compagno delle medie, più grande di me, mi fece vedere Tribe. Rimasi folgorato. Gli chiesi di regalarmelo e mi misi a ricopiarlo dalla prima all’ultima pagina. La cosa più importante è che da quel preciso momento iniziai a guardare la città con occhi diversi.

Se i graffiti a Milano sono quasi scomparsi, dopo la grande e violenta repressione poliziesca avvenuta negli anni pre-Expo 2015, nelle liriche di Poppa sono ancora vivissimi. Yard, argentoni, nero inferno, scorribande notturne e botte per un muro sono ancora li e li puoi osservare fuori dalla finestra di casa Poppa. Beccati sto argentone a due mani:

 

“Condivido l’atteggiamento che questi produttori hanno nei confronti della musica e, più in generale, verso l’Hip Hop. Sono tutti appassionati e cultori come me: in altre parole sappiamo tutti da dove veniamo. “

Negli ultimi due anni, da quando ho sentito per la prima volta il suo nome con Holy Shit Mixtape, ha rilasciato mille mixtape, EP e album auto prodotti affiancato da alcuni tra i producer più interessanti della scena underground. Nella modalità, ricorda sicuramente gli esordi dei malandrini di Griselda, che ci hanno regalato una quantità infinita di materiale che basterebbe a coprire un’intera carriera. Ma come spesso accade, nella grande foga, magari non tutto è degno di nota e bisogna fare una selezione.

Tra la discografia di Poppa spiccano i lavori affiancato ad un produttore, come avveniva una volta. Poppa ci racconta di un rapporto viscerale che si interrompe per “pranzare, cenare o bere qualcosa. Talvolta insieme abbiamo scelto i dischi da cui campionare e io stesso, in più di un caso, sono stato presente alla creazione vera e propria dei beats.

Durante la pandemia, insieme al gigante leggenda Mr.Phil, che ricordate sicuramente per l’epico Piombo e Fango con Danno e Lord Bean ma anche per altri mille progetti con base romana, ha recentemente rilasciato The Hiro Onada. Come in un film, l’EP ci porta in un’atmosfera da guerriglia asiatica. I lenti ed ipnotici beat di Mr. Phil sembrano il tappeto perfetto per la vita di Poppa che con un flow oscuro e sulle basse frequenze ci guida tra una giungla di Vietcong.

Altro progetto davvero ben riuscito è Milano Non Esiste, dove la scenografia è tutta milanese. Qui il regista è la leggenda di Realtà, stile e conoscenza FatFat Corfunk. L’impronta del producer qui è fortissima. La continua sperimentazione di FatFat alla ricerca di un sound proprio per i tempi che corrono è chiarissimo. In un mix di sampling\looping classico con nuove batterie che sembrano uscire dal dirty south e da una Roland Tr-808, FatFat e Poppa raccontano una Milano che sembra invisibile, fatta di baretti di zona, precedenti penali e lotta quotidiana.

Che dire. Vai a goderti Poppa Gee sulla panca del tuo parchetto di zona.

Articolo a cura di GG Rambo