«Abbiamo bisogno di un ritorno dei Duplici?» – Intervista a Paolito aka Litothekid

Intervista Paolito

Abbiamo realizzato un’intervista a Paolito aka Litohekid: tra i tanti temi non poteva mancare l’argomento Duplici.

LitotheKid, meglio noto come Paolito dei Duplici, è un rapper, producer ed engineer del suono di Torino. Dopo anni vissuti a Londra è tornato in Italia ed ha aperto il Substrato Studio. Dallo stesso è partito il suo format Kill The Beat che potrebbe essere riassunto in un mc, un beat, un mic ed una pioggia di barre. L’essenziale per far impazzire un’amante del rap, monopolizzando la sua attenzione dall’inizio sino all’ultimo secondo della puntata.

Dopo la puntata dal sapore nostalgico con Alby D, abbiamo posto qualche domanda a LitotheKid sul futuro del suo incredibile format, su un possibile ritorno dei Duplici e sulla scena di Torino: buona lettura!

Ciao LitotheKid, benvenuto su Rapologia. Per rompere il ghiaccio vorrei chiederti com’è stato ricondividere lo studio con Alby D dopo tanti anni?
«Ciao ragazzi e grazie dell’invito! Ricondividere lo studio con Alby D dopo molto tempo è stata una bella esperienza, con lui ci sentiamo tutti i giorni per scambiare idee, opinioni e consigli sulla vita di tutti i giorni e la proposta di partecipare al Kill The Beat è partita un po’ per gioco; poi però ho insistito per averlo a bordo, una volta selezionato il beat da uccidere ho capito che poteva uscire qualcosa di potente. Penso che abbia centrato l’obiettivo del format onorando la disciplina del microfono. Siamo entrambi molto critici con noi stessi e quando lavoriamo in studio aleggia una certa tensione, è stato così anche questa volta e penso sia una cosa positiva visto il risultato finale.»

Lo stesso Alby D è particolarmente in forma. Dobbiamo sperare in un ritorno? Magari con il tuo contributo alle macchine?
«Sì vero, parlando con lui qualche giorno fa mi diceva che si sente più in forma che mai, inoltre nell’ultimo periodo abbiamo ricevuto una batch di beats da DJ S.I.D, beatmaker che ha firmato le produzioni di alcuni fra i nostri pezzi più significativi. Ci è stato da poco proposto di ristampare “Schiena contro Schiena” in edizione limitata in vinile, quindi i presupposti per un ritorno potrebbero anche esserci; ma dopo tutto questo tempo, sarebbe davvero necessario?»

Hai pubblicato diversi singoli nell’ultimo periodo, anticiperanno l’uscita di un progetto solista?
«No, si tratta di singoli episodi che non fanno parte di un progetto più grande, li ho fatti per esigenza personale, senza grosse aspettative, senza videoclip. Non sono mai stato uno scrittore prolifico e non ho mai sviluppato dei metodi che mi permettessero di scrivere anche quando non ne sento la necessità o non mi sento ispirato, ma allo stesso tempo vado molto fiero di ogni traccia rilasciata come Paolito e non è detto che non ne usciranno altre in futuro.»

Passiamo al format, molto apprezzato dal pubblico e da me, specialmente. Hai scelto di coinvolgere molti giovani talenti torinesi e qualche veterano, credi che per la scena di Torino sia arrivato il momento di ritornare in auge a livello nazionale?
«Assolutamente sì, Torino è una città musicalmente molto dinamica, in ambito rap ha sempre fatto scuola ma non sempre è stata in auge come avrebbe potuto. Penso che questo sia dovuto al fatto che ci sia sempre stata molta più competizione e frammentazione tra i singoli che non collaborazione, viste anche le minori possibilità rispetto ad altre città, ma al momento ho la sensazione che la situazione stia cambiando. Vedo molto fermento e questo mi fa ben sperare.»

È stato difficile organizzare le varie puntate? Viste le norme anticovid sempre più limitanti…
«Proprio in questi giorni siamo in attesa di capire se e quando sarà possibile spostarsi liberamente in modo da registrare gli ultimi tre episodi, che per cause di forza maggiore non riusciremo a fare uscire tutti entro la fine dell’anno come avrei voluto, le normative anticovid non ci hanno permesso di fare uscire gli episodi a cadenza regolare. A parte questo, siamo comunque riusciti a dare vita a questo format grazie anche alla collaborazione di tutti gli artisti coinvolti.»

Sei stato tanti anni a Londra: cosa ti ha spinto a tornare in Italia?
«Prendere quel volo solo andata per Londra è stata una delle scelte più azzeccate e coraggiose che abbia fatto in vita mia, è stato un modo per mettermi alla prova ricominciando in qualche modo da zero. Lì, oltre a spillare birre in cambio di sterline e vivere esperienze incredibili, ho approfondito la mia esperienza in campo audio, ho iniziato ad appassionarmi alla produzione partecipando attivamente alla scena bass/dubstep locale sia come dj che promoter e ho conosciuto quella che sarebbe poi diventata la madre di mia figlia. Dopo sei anni da londoner ho deciso di ritornare in Italia, perchè nel frattempo le mie esigenze erano cambiate, mi si erano aperte alcune opportunità di lavoro qui e avrei potuto avere una qualità di vita migliore; inoltre non sono mai partito con l’idea di restare per sempre, qui c’era ancora un conto in sospeso con questa faccenda del rap…»

Se I Duplici si fossero formati nel 2020 credi che la vostra storia sarebbe stata diversa? Se sì in che modo?
«Assolutamente sì, il modo di comunicare delle persone dal nostro esordio ad adesso è cambiato in maniera sostanziale; se è vero che ora è più facile far arrivare la propria musica agli ascoltatori, è anche vero che c’è molta più gente che produce e crea musica e si rischia di rimanere una goccia nell’oceano. Quando abbiamo iniziato a fare musica noi, volevamo essere diversi da tutti quanti ed esprimere il nostro disagio di adolescenti di provincia, facendo il rap migliore possibile. Ora questa roba del rap è talmente sdoganata e popolare che probabilmente avremmo fatto altro.»

Ho amato questa musica più della vita stessa: è ancora così?
«Visto che la frase è stata scritta al passato, direi che si, è ancora così. Questa musica ha plasmato il mio modo di pensare e di guardare il mondo, mi ha dato un arma potentissima per esprimermi, mi ha fatto compagnia e dato forza nei momenti bui. Ha reso la mia voce immortale, non le sarò mai riconoscente abbastanza.»

Ultima domanda. Kill The Beat avrà un seguito? Altri progetti futuri?
«Stiamo chiudendo le ultime 3 puntate e poi faremo il punto della situazione, la testa mi dice di continuare mentre il cuore mi dice che ho bisogno di nuove avventure sonore, vediamo chi vincerà.  Il 2020 è stato un’anno molto intenso, nonostante la pandemia in corso ho lavorato molto, sia al format che con il mio lavoro come sound engineer. Con la fine dell’anno vorrei fare il punto della situazione, ascoltare le nuove bozze che ho prodotto negli ultimi mesi e dedicare del tempo a stare in studio e creare nuova musica. Vi terrò aggiornati, a presto!»

Ringraziamo ancora LitotheKid per la disponibilità e vi lasciamo con l’ultima puntata di Kill The Beat con Alby D: buona visione e buon divertimento!

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