Amore Tossico: il cuore e la penna di Jake La Furia (e non solo)

Amore Tossico di Jake La Furia ci ha dato diversi spunti di riflessione su un tema delicato come quello delle dipendenze.

Nel 2020 il consumo e la diffusione delle sostanze stupefacenti in Italia ha visto impennare vertiginosamente i suoi numeri, con la cocaina che guida in modo preoccupante questa costante crescita: + 127% di sequestri rispetto all’anno scorso ed un + 11% per quel che concerne i morti per overdose, la cui metà è causata proprio dall’abuso della polvere bianca. Dati allarmanti, quelli diramati dalla DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) che ha individuato nella criminalità (organizzata) dilagante e nei disagi psico-sociali della collettività il triste picco di numeri a cui stiamo assistendo.

Amore in Polvere – per citare il pezzo che Marra le ha dedicato – cui il rap non è mai stato immune, e che ha trovato nel racconto dei suoi protagonisti una valvola di sfogo, ma anche una cronaca nuda e cruda di un fenomeno cui non si può rimanere indifferenti. Lo stesso fenomeno che troppo spesso viene filtrato dai nostri media e dalla nostra classe politica con una buona dose di pressapochismo.

I primi esempi che mi vengono in mente oltre al già citato Marracash, sono i Club Dogo e Noyz Narcos. I primi  rilasciarono un singolo molto forte all’interno del loro album in studio Che Bello Essere Noi: Cocaina ft Noyz Narcos. Ai tempi (2010) il rap non era un genere sdoganato come adesso e ricordo che il video che accompagnava il pezzo era davvero difficile da mandare giù, nonostante l’avvertimento iniziale della presenza di contenuti sensibili. In quel pezzo i tre artisti denunciavano l’utilizzo della sostanza con la quale sono venuti a contatto personalmente, e che li ha portati a toccare con mano un abisso dal quale non sempre è possibile risalire. Quel video tra l’altro riportava anche dei numeri importanti sul consumo e dei forti avvertimenti sulle conseguenze, facendo da monito a tutti coloro che non ne avessero capito la pericolosità.

Quegli stessi temi furono poi anche affrontati nell’intervista alle Invasioni Barbariche della Bignardi, che ha provato in ogni modo a far cadere in trappola i Dogo senza però riuscirci del tutto.

Tornando ancora indietro di qualche anno, lo stesso Noyz Narcos rilascia nel suo primo disco solista (Non Dormire) la traccia fantasma I’m Feeling Good, che – su una bellissima produzione di Dj Gengis Khan costruita sul sample omonimo di Nina Simone – descrive senza edulcorazioni il dramma delle vite spezzate a causa di questo amore tossico. La traccia porta come secondo nome proprio Amore Tossico, ispirato dal titolo della pellicola di Claudio Caligari, un regista italiano controverso che prese in eredità l’importanza della narrazione del neorealismo e lo tramutò in un cinema d’inchiesta con la dichiarata intenzione di raccontare “gli ultimi”: gente abbandonata a sé stessa, dagli altri e dalla società, che trova una consolazione soltanto nei suoi simili e nel rifugio delle sostanze.

Amore Tossico è stato il primo lungometraggio del regista romano, la cui sceneggiatura fu scritta assieme al sociologo Guido Blumir e nel quale non comparivano attori professionisti ma soltanto gente comune, che aveva avuto a che fare in prima persona o parallelamente con quelle realtà. L’ambientazione di Ostia poi rievoca naturalmente l’immaginario pasoliniano, come confermato dallo stesso Caligari. La produzione di questa pellicola ebbe però diversi ostacoli, tra i quali figuravano ovviamente i media che ci misero davvero poco a fraintenderne le finalità. Un film di denuncia ha bisogno di trattare in modo esplicito e realista un problema, nonostante ciò che ne venga fuori possa poi risultare scomodo. Un problema di interpretazione che è molto comune in ogni forma d’arte e che ha visto molti pezzi del rap al centro di questo dibattito.

Molti anni dopo Caligari sfiorò persino la candidatura agli oscar per il Miglior Film Straniero con Non Essere Cattivo, che – oltre a completare il racconto di Amore Tossico – contribuì a lanciare definitivamente la carriera di due grandi attori italiani come Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Film consigliatissimo.

Nonostante diverse forme d’arte siano scese in campo per la sensibilizzazione del problema, quello delle dipendenze continua ad essere un tema taboo, che affligge gravemente il nostro Paese (ed il resto del mondo) mischiandosi in modo camaleontico con una società in continuo cambiamento. La cocaina nello specifico – notoriamente anche “la droga dei ricchi” – non fa alcuna distinzione di classe sociale: ciò significa che sia chi vive senza un tetto sopra la testa sino ai politici che siedono in parlamento ne sono schiavi allo stesso identico modo. Il problema rimane, cambia solo la prospettiva.

“Questo è Jake, Jake La Furia”

L’esempio più recente – e quasi scolastico, nel senso “da manuale” – di come affrontare un tema così delicato nel rap ce lo ha lasciato Jake La Furia nel suo ultimo album scritto a 4 mani con Emis Killa, 17. Jake non è di certo nuovo a questi temi, affrontati sempre con grande ardore in molte strofe iconiche dei Club Dogo, che hanno tracciato una strada ben precisa per quella che oggi definiamo una “scrittura profonda“.

Sono rimasto sorpreso sin da subito che la sua Amore Tossico non abbia ricevuto i meritati elogi, con troppi ascoltatori occasionali che ne hanno deriso il ritornello estrapolato ed altri che ne hanno travisato il soggetto della scrittura. A proposito, il ritornello del pezzo è estratto da Io & Te, un brano struggente e malinconico del cantante italiano Edda, scritto in seguito ad una forte dipendenza da eroina che lo ha massacrato fisicamente e psicologicamente, e che lo ha spinto a scrivere questo pezzo dopo un assenza di circa 12 anni.

In questo brano l’ispirazione al film omonimo è esplicita, e ci permette non solo di riflettere sull’argomento, ma anche di apprezzare a pieno la vena poetica della penna di Jake La Furia. Nonostante in diverse interviste Jake abbia lasciato spazio alla libera interpretazione del fruitore, è chiaro come la stesura del brano sia stata fatta per descrivere ogni tipo di relazione tossica, utilizzando però la dipendenza dalla cocaina come metafora in ogni sua barra. In particolar modo nella prima strofa, ci sono dei versi che rimangono impresse come un tatuaggio nella testa dell’ascoltatore:

Eri fascino e paura come le cose che non capisco, Ho pensato soltanto “Adesso io esisto”

“Amore che toglie il ferro dall’inchiostro”

“Mi rubi l’arte perché tu sai farmi sentire un artista.”

Ambiguità di riferimento che viene chiarita in due versi in particolare, che descrivono l’ambiente elitario in cui spesso circola la sostanza:

“Brinda al mio dolore con il Cristal
Tra i velluti di qualche stilista”

e l’effetto fisico che ne provoca il consumo:

Nella bocca ho la schiuma del mare, Farmi solo per farmi del male”

Io mi ricordo di te Quando mi stringevi troppo forte tra le braccia
E poi mi frugavi dentro, nella pancia, E non sentivo più la faccia

Il pezzo in questione non assume un importanza capitale soltanto per la delicatezza del tema, ma soprattutto perché ci restituisce un intelligenza artistica che in Italia ha pochi eguali, poiché riesce a parlare in modo efficace ad un vasto pubblico eterogeneo. 17 è stato preso di mira perché considerato un disco poco educativo, che addirittura qualcuno ha definito “non al passo coi tempi” per la sua crudezza narrativa. Peccato che si sia dato più spazio a qualche barra esasperata del duo piuttosto che ai loro brani solisti, che evocano e raccontano fedelmente la persona dietro il personaggio proposto nel disco.

Amore Tossico è un brano che educa: alla scrittura, alle relazioni ed alle dipendenze. Sono questi i testi per cui vale la pena accostare il rap alla letteratura, e sono queste le storie che distinguono il rap dagli altri generi, e che rendono Jake La Furia un artista diverso dal Calcutta di turno (per farne un esempio).

Amore Tossico di Caligari è divenuto un film culto dopo la scomparsa dell’autore, come accade spesso nel mondo dell’arte. Speriamo che anche 17 non venga ricordato solo per le sue barre misogine, ma soprattutto per la poesia di un testo come questo.

“Tu sei causa e cura alle mie pare
Sei il veleno intriso nel mio pane
Sei la cattiveria nel mio sangue
Sei la voce grossa di mio padre”

Grafica di Cristian Formica.