Gemelli: il Gran Ballo di Ernia

Gemelli Ernia

Gemelli, il nuovo disco di Ernia, è da qualche giorno sulla bocca di tutti: in questa recensione abbiamo voluto dire la nostra sull’ultima fatica del rapper milanese.

Quando Gemelli era ben lontano dal vedere la luce, in un’intervista di un anno e mezzo fa, Ernia disse “la nostra generazione (di rapper, ndr) ha un grosso gap in confronto a quella precedente: noi abbiamo vissuto di meno“.

È un concetto elementare? Forse, ma spesso è lontano dall’essere messo a fuoco da chiunque segua il rap italiano contemporaneo. Pensateci un attimo: Marracash avrebbe potuto scrivere Persona in età più giovane? Probabilmente no.

Cosa c’entra questo con Gemelli?

Gemelli è un disco scritto e rappato bene, probabilmente più di qualsiasi altra pubblicazione passata di Ernia e più di tante uscite degli ultimi anni. Ma questi commenti vanno contestualizzati. Reputo le parole succitate importanti nell’ottica di comprendere questo disco per due motivi: da un lato, se si è ancora giovani per fare musica di un certo tipo, scegliere di farlo è una scelta coraggiosa e difficile; dall’altro, qualora si “scegliesse” questo percorso, e si decidesse di pubblicare dischi con una certa frequenza, disco dopo disco le probabilità di ripetersi aumenteranno vertiginosamente.

Per queste ragioni dischi come Gemelli vanno – al di là di qualsiasi giudizio – ammirati, e forse proprio per questo Ernia viene considerato una delle penne migliori del rap italiano. Se difatti da un lato capita ascoltare dischi d’esordio di spessore contenutistico pubblicati da artisti giovani, è decisamente meno comune osservare una certa continuità di quegli argomenti nelle uscite successive, soprattutto nel breve periodo.

Ognuno è chiaramente libero di fare rap nel modo che preferisce, e la diversità artistica arricchisce tutti, ma è giusto omaggiare chi – anche a costo di ripetersi – persegue la via della ricerca semantica rispetto alla hit facile. È questo il focus che vorremmo evidenziare in queste righe, lasciando un attimo da parte il minuzioso commento delle tracce di cui il web già abbonda.

Gemelli è il disco giusto al momento giusto, ma Ernia non è un “poeta” o un visionario. È semplicemente un rapper.

In quanto alle somiglianze, il disco ha sicuramente dei punti in comune con le uscite precedenti, ma va fatta una precisazione: saremmo di fronte ad un passo indietro qualora gli spunti precedentemente trattati fossero stati messi in musica in una maniera debole, ma in questo caso Ernia ha mescolato nel migliore dei modi tutte le energie e le ispirazioni che aveva in parte precedentemente affrontato, dando vita ad una perfetta immagine di sé attraverso i singoli brani.

Il disco intreccia mood più morbidi (avvicinandosi anche all’indie, se ha ancora senso dare questo nome) a quelli più rap in senso stretto, raggiungendo punti di innegabile qualità che fanno apprezzare la ambivalenza artistica di Ernia, la quale, a onor di cronaca, è sempre esistita.

Se Puro Sinaloa ci fa scendere una lacrima facendoci ripensare al rap di un po’ di anni fa, tracce come Vivoo Fuoriluogovalgono da sole il prezzo dell’album, facendoci ricordare quanto possa essere bello il rap e quanto possa essere questo una risorsa importante per chi fa la musica e per chi ne fruisce.

La sensazione che si ha è di essere davanti a un disco davvero ben dosato dove ogni traccia è lì per un motivo, e per quanto questo sia un concetto che si legge frequentemente, questa volta è davvero così.

Gli ospiti al microfono (Rkomi, Lazza, Fabri Fibra, Shiva, Luchè e Madame) sono al posto giusto e conferiscono un vero valore ai brani in cui sono presenti. A fatica viene voglia di saltare una traccia e a fine ascolto si percepisce che qualcosa dentro di noi si è smosso. Per quanto concerne l’omogeneità del disco, una menzione d’onore va fatta ai produttori, che non hanno bisogno di presentazioni: Marz & Zef, Don Joe, Sick Luke e D-Ross & Star-T-Uffo.

La promozione che ha preceduto il disco ha sicuramente aiutato a comprendere l’immaginario del disco, ma non questa non va giudicata come una mossa furba in senso negativo: quando si pubblica un disco personale è fondamentale dare una chiave di lettura agli ascoltatori e qualora questa non fosse arrivata, sono certo che alcuni spunti sarebbero stati fraintesi.

Gemelli è un disco vero, uno di quegli album da far ascoltare a chi non conosce il rap per fargli avere un’idea autentica di questo universo. La speranza è che lavori come questo possano ispirare anche altri artisti a spostare la loro asticella, affinché la scena italiana possa davvero cominciare a togliersi alcuni pregiudizi di dosso.