Infernum è il viaggio rap nella città dolente – Intervista a Claver Gold e Murubutu

claver gold murubutu

Dopo aver ascoltato e analizzato attentamente Infernum, abbiamo avuto anche il piacere di realizzare una doppia intervista a Claver Gold e Murubutu.

La degna conclusione di tutto il viaggio conseguito dal nostro staff all’interno di Infernum, l’ultimo disco realizzato a quattro mani da Claver Gold e Murubutu, attraverso le diverse analisi che spero abbiate avuto modo di leggere, non poteva che essere rappresentata dall’intervento degli autori in un’intervista telefonica.

Si è detto moltissimo su questo album prodotto per Glory Hole Records, tra analisi tecniche, semantiche e personali. Nonostante tutto, ad ogni ascolto, rimane sempre molto facile riprendere discussione per approfondire e poter conoscere nuovi aspetti della prima cantica della Divina Commedia. Inoltre si è notato come le stesse strumentali prodotte risultino perfette nel fondersi con delle metriche affatto non banali e come, quindi, rendano con concretezza l’atmosfera infernale.

Murubutu Claver Gold

Per me è stato un onore poter essere accompagnato da loro in questo viaggio rap così particolare. Spero possiate farvi coinvolgere tanto quanto me, leggendo ciò che ci siamo detti:

Provo a stravolgere l’ordine naturale della nostra chiacchierata partendo dalla conclusione, dove Claver dice: “per me già che stare al mondo mi sembra un inferno”. Se questo mondo fosse davvero un inferno, ciò che sta accadendo sarebbe il prodotto del contrappasso, secondo voi, di quale peccato?
Claver Gold: «Non credo sia il contrappasso di un peccato solo. Credo che sia il contrappasso di più peccati. Poi chiamarli peccati mi sembra anche piuttosto eccessivo. Però in questo mondo c’è comunque gente che si è fatta trascinare dall’avarizia o che ha compiuto varie ingiustizie e di conseguenza c’è povertà. Non è sicuramente solo un fattore che ha scatenato tutto. È stato un calderone di peccati che si sono rivoltati fino ad oggi. Il Covid-19 è passeggero: cambia le vite delle persone momentaneamente. Ci sono invece fattori peggiori che determinano condizioni di vita o status delle persone.»

Murubutu: «Sai, l’uomo ha così tanti peccati che non so se è possibile stabilire un legame diretto con le punizioni. Non penso che ci sia una punizione o un dio antropomorfo che punisce in base ai peccati. Non penso che sia la punizione per nessun peccato. Ma semmai dovessimo meritarcene una, sarebbe sicuramente per analogia. Per come ci siamo comportati nei confronti della sanità. Le industrie farmaceutiche che speculano ecc… Per me la legge del contrappasso è sicuramente il personaggio più variegato ed interessante dell’opera.»

Tempo fa, attraverso la mia recensione, ho provato a dare molteplici spiegazioni alle diverse sfaccettature di significato di questo disco. Alcune secondo le ‘leggi’ della famosa numerologia. Essa ha avuto modo di condizionarvi nella composizione di Infernvm?
C: «Siamo stati leggermente condizionati, ma non ci siamo fatti trascinare del tutto. Non volevamo che alcune cose venissero escluse a priori perché non ci ridavano i numeri.»

M: «Noi abbiamo seguito la successione dei canti e si è notato solo che Taide sia arrivata molto prima rispetto l’ordine classico. Tuttavia, non volevamo accostare in successione due canzoni che attualizzavano entrambe i personaggi danteschi. Abbiamo quindi diluito il contenuto spostandola più in basso. L’unica cosa che mi viene da risponderti è che avevamo pensato che il numero delle tracce sarebbero dovute corrispondere al numero dei cerchi. A volte, nella quotidianità, ci si cade spesso nella numerologia. Così come un po’, non so se ricordi, è accaduto quando ho pubblicato il post su Instagram in cui comunicavo l’uscita del disco. Anche quel dado lì, messo in quel modo, non era assolutamente voluto (il dado riportava le cifre 3 e 1, sulle quali si è ipotizzato potessero indicare la data dell’uscita di Infernum, ndr).

 

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? @clavergold @gloryholerec

Un post condiviso da Murubutu (@murubutuofficial) in data:

Però mi fa piacere come le persone trovino dei collegamenti che io non avevo assolutamente cercato. Sembra quasi che il tutto sia voluto dal destino. Tra l’altro, a tal proposito, ti consiglio The Number 23: uno dei pochissimi film drammatici di Jim Carrey. Dove lui entra in ossessione con i numeri e rivede in tante cose sempre il ritorno di questi come cifra composta o scomposta. Quando vuoi trovare qualcosa nella realtà che sia criptata sotto, se ti ci impunti, la trovi molto facilmente, anche se non c’è.»

Tenendo ben presente le discografie di entrambi viene spontaneo ritenere che sia stato Claver ad adeguarsi ad uno stile leggermente più ‘classico’. Un po’ come un Dante bramoso di conoscenza che si fa spalleggiare dall’esperto Virgilio. Allegoricamente si potrebbe dire che Alessio sia stata una guida spirituale?
C: «Assolutamente, si. Sia come persona che come rapper e scrittore. L’ho individuato sin da subito come qualcuno da cui si possa prendere ispirazione. Proprio per questo gli ho chiesto di spalleggiarmi in questo viaggio, come figura di Virgilio tra i due. Poi in alcuni brani, sono stato io che sono entrato nel suo mondo. In altri, invece, è stato lui ad adeguarsi al mio modo di scrivere e ai miei canoni di beat, magari leggermente più moderni. Alcune tracce le ho iniziate io, ed altre le ha iniziate lui. Ci adattavamo reciprocamente nei nostri modi di scrivere. Ognuno ascoltava la strofa dell’altro e proseguiva agganciandosi sia al discorso che alla metodologia di scrittura.»

M: «Guarda, questo è comunque un disco a quattro mani. Non dimentichiamoci che io insegno filosofia, non lettere. Quindi non avevo tutta questa dimestichezza con Dante: ci ho dovuto riprendere confidenza. E poi è stata un’idea di Daycol che ha approfondito anche moltissime cose. Diciamo che se lui è un Dante, io sono un Virgilio solo per motivi anagrafici. Però, perlopiù, è stato un viaggio intrapreso alla pari. È bella come riflessione postuma. Per esempio, la grafica presentata nel giorno dell’uscita di Infernum effettivamente va in questa direzione. Ma sai, eravamo in due e il vecchio ho dovuto farlo per forza io (ride, ndr). Con grande onore eh! Dal punto di vista compositivo, io ho portato un po’ di più la parte accademica e Daycol invece ha portato la parte più trasversale. Se lo avessi scritto solo io questo album sarebbe stato forse troppo pesante, invece Daycol gli ha dato la giusta interpretazione trasversale.»

Paolo e Francesca Claver Gold Murubutu

Non è un caso che il naturalismo e la storicità dei testi di Murubutu si incrocino perfettamente con la contemporaneità e lo psicanalismo di Daycol. Pensate che Infernvm, al di là del rapporto di amicizia, ne sia una giusta sintesi?
C: «Secondo me potrebbero esserci anche altri progetti, non collegati ad Infernum, in cui potremmo far meglio probabilmente. Anche se questo già mi sembra una giusta sintesi, in quanto ci siamo venuti molto incontro. Se invece rimanessimo collegati al tema, forse potremmo fare solo peggio. Personalmente ho fatto molta più fatica di Alessio nella composizione poiché mi è solito metaforizzare gli argomenti e porli secondo una chiave moderna invece di raccontare una storia o fare dello storytelling. Infatti, se noti bene nei miei dischi, di solito, non ce ne sono molte di tracce così.»

M: «È stata una bella prova questa. Alle persone è piaciuto e stiamo avendo un buon feedback. Noi ci siamo trovati molto bene a collaborare. Mi trovo a mio agio a lavorare con lui e abbiamo due caratteri che riescono andare d’accordo. Anche se abbiamo due scritture diverse, abbiamo la stessa attitudine alla profondità e la stessa cura per il dettaglio. Lui ha più una visione psicoanalitica come dici tu, mentre la mia è una propensione letteraria. Si abbinano bene. Nella storia della letteratura moderna ci sono stati degli scrittori come Svevo o come Proust che coniugano bene entrambe le caratteristiche e che hanno utilizzato questo tipo di scrittura ibrida.»

Solo attraverso la risonanza prodotta dalla vostra collaborazione si è potuto finalmente creare diverse occasioni di discussione sul tema dell’introduzione di un certo tipo di scrittura nel rap italiano. Secondo voi, da dove nascerebbe questa sorta di avversione nei confronti di tutto ciò che non crei o che non segua necessariamente un ‘trend’?
C: «Se tu crei una controtendenza, automaticamente crei un trend. Quindi anche il nostro modo di fare potrebbe provocare un trend. È come se creassi due fazioni, dando la possibilità al pubblico di scegliere. Ma noi sai bene che non lo facciamo per questo. Noi lo facciamo così perché sappiamo farlo così e perché ci viene naturale. Per me sarebbe impossibile cambiare genere. Non lo abbiamo fatto in omaggio ad un tipo di rap o ad un tipo di scrittura. Questo è semplicemente il nostro modo di essere.»

M: «Effettivamente c’è stata un’accelerazione della superficialità nei contenuti per via dell’arrivo della trap, però non è che il rap abbia mai avuto particolari profondità di contenuti a livello generale. Proprio per questo oltre il trend generale ci sono stati sempre alcuni artisti che hanno cercato di andare in un’altra direzione. Anche perché ad un certo punto si satura l’ambiente quando le proposte sono troppo superficiali e le persone chiedono anche un po’ di profondità. Quindi è poi anche normale che questa cosa trovi un riscontro espressivo in personalità che magari hanno voglia di esprimersi in un modo più profondo. Semplicemente questo. Soprattutto in questo periodo così dominato nelle classifiche e nelle playlist da musica decisamente superficiale magari, ecco, un lavoro di questo tipo può trovare più attenzione.»

Le altre due collaborazioni (Giuliano Palma, Davide Shorty) si sono dimostrate sicuramente all’altezza delle aspettative. Però da appassionato di strumentali, non posso che ringraziare James Logan, Dj West, XXX Fila e tutti gli altri che hanno contribuito con i loro suoni ricercati alla ricostruzione hip hop dell’inferno dantesco. Com’è avvenuta la scelta dei beat e l’elaborazione del disco?
C: «Alcuni beat sono stati creati su misura, altri sono stati opzionati da delle cartelle che ci hanno mandato. Quando abbiamo iniziato a lavorare abbiamo chiesto a parecchi produttori se potessero darci delle cartelle. Poi dopo aver fatto una mia selezione, passavo la cartella ad Alessio e viceversa. Poi dalle tracce coincidenti di entrambe le cernite, passavamo avanti inserendole nella possibile lista per il disco. Tra di esse alcune venivano già accoppiate a dei temi, mentre altre sono state accoppiate dopo la scrittura dei testi.»

M: «Ognuno di noi ha portato delle diverse basi da parte dei nostri produttori di fiducia e delle proposte nuove. Per me è stato un piacere collaborare con Squarta, perché non ci avevo mai lavorato e secondo me nella storia del rap italiano ha firmato dei beat bellissimi. Poi anche con qualche nuova leva che portato Daycol con cui non avevo ancora lavorato, come James Logan. Per me è stata un’esperienza nuova e davvero interessante. Rappare su quelle batterie lì, che io ho sempre tenuto a distanza, è stata una cosa inizialmente che mi rese titubante, ma poi un po’ per volta sono riuscito ad entrarci e mi ha dato una grande soddisfazione. Mi ha sicuramente arricchito.»

È abbastanza chiaro che le scelte dei personaggi siano state calibrate per una più facile comprensione dell’album. Ma anche per sfruttare al massimo il potenziale del moralismo della Divina Commedia applicato all’attualità. Taide per la prostituzione, Pier della vigna per il cyberbullismo, Malebranche per …?
C: «Malebranche è dedicata a chi vende questa cultura. Anche se ormai non se ne parla manco più tanto di cultura hip hop. Allora mi correggo, ti dico che è per chi vende il rap sul mercato.»

M: «In questi brani si è cercato di attualizzare dei problemi abbastanza diffusi attraverso questi personaggi che hai citato. Ma non è sempre facile! Perché, ad esempio, personaggi come il Conte Ugolino o Farinata degli Uberti, son personaggi che avrei voluto inserire ma che non erano predisposti a quel tipo di lavoro di descrizione o attualizzazione. Perché Dante li presenta fortemente contestualizzati nell’era sociopolitica del tempo.»

Ulisse, invece, ritengo che sia la figura perfetta incarnante il desiderio di ognuno di noi in questo momento storico. Credete che sia stata proprio questa sete di conoscenza ad averci portato dove siamo ora? Di cosa è veramente punibile l’eroe di Itaca secondo voi?
C: «No, non penso. Credo fortemente nella scienza e penso che possa solamente portarci del bene. Possono esserci degli imprevisti, questo sicuramente. Anche lo stesso Ulisse, secondo me, non si sarebbe dovuto trovare lì. Infatti, nella Divina Commedia troviamo un Dante costretto a giudicarlo perché si trova nella posizione di farlo, ma che non è pienamente d’accordo sul fatto che Ulisse sia all’inferno.»

M: «Non bisogna confondere, secondo me, la sete di conoscenza con la sete di dominio, che comunque vanno di pari passo poiché, come diceva Francis Bacon, “la conoscenza serve a dominare la natura”. Quello che ci ha portato ad oggi probabilmente è un insieme di queste due cose, soprattutto la seconda. Quella di Ulisse, invece, non è una sete di dominio delle cose. È un desiderio di conoscenza. Non è associabile ad un interesse di tipo materiale. La sua tracotanza, la sua hybirs, è una volontà di tipo intellettuale. È questo che lo rende simpatico a Dante. Ci sono questi due personaggi come Ulisse e Paolo e Francesca, con cui Dante empatizza. Li mette nell’inferno formalmente perché sono comunque imputati per i loro peccati, e nel caso di Ulisse, per il tradimento del cavallo di troia e non per la hybris. Dante poi in realtà è dalla loro parte.»

Un altro aspetto importantissimo è sicuramente la “messa in atto” del disco. Sarebbe interessante capire nel dettaglio se esiste già un piano preciso per la realizzazione del live di Infernvm.
C: «Ci arrivano sempre delle notizie peggiori riguardo i live, quindi non ci stiamo preparando per quanto riguarda questo aspetto. C’è la possibilità che vengano ulteriormente spostati. Quindi non sappiamo bene come evolvere lo show e come evolvere lo spettacolo. Prima del lockdown avevamo questa idea di prendere alcuni personaggi teatrali e inserirli durante l’esibizione di alcune tracce. O magari portarci l’attore che ha realizzato con noi l’intro per fargli recitare delle parti.»

M: «Noi volevamo collaborare con una compagnia teatrale che stava portando in giro un’opera dedicata alla Divina Commedia. Ci sarebbe piaciuto un intervento sul loro palco. Dal punto di vista della realizzazione del nostro live non abbiamo valutato una coreografia o una scenografia a tema. Anche perché il Covid-19 ci ha fermato. E non abbiamo nemmeno sinceramente pensato per il tour autunnale perché è ancora tutto in forse. Avremo, come sempre, delle installazioni visual quando ricominceremo, che saranno a tema. Quelle erano già state preparate.»