The Weeknd scappa da Los Angeles in After Hours

The Weeknd After Hours

Il nuovo album After Hours vede The Weeknd cadere in vecchie abitudini.

È sempre un evento ogni qualvolta The Weeknd decida di tornare sotto i riflettori. Seppure le sue migliori qualità saltino fuori in luoghi in cui la luce non c’è, il suo ritorno riesce sempre ad attirare milioni di sguardi su uno dei palchi più famosi degli ultimi 10 anni.

Capitoli così li chiama Abel, pezzi di un quadro più ampio, quello della sua vita. Ere in cui lo stile estetico e sonoro cambia in base alle sue ispirazioni e al suo stato mentale del momento.

Siamo al sesto giro, uno dei momenti sicuramente più longevi considerando che i primi due singoli hanno già qualche mese alle spalle. Architettato sulla scia delle atmosfere del JOKER di Joaquin Phoenix ma con l’anima del DeNiro di Casino, After Hours arriva nelle nostre orecchie con tanti suoni ma altrettante immagini.

Eravamo rimasti al frettoloso ma studiatissimo My Dear Melancholy, un progetto più per Abel che per i suoi fan. Un EP che mostrò all’artista canadese la possibilità di poter vivere in un corpo nuovo non perdendo però l’autenticità della propria anima.

After Hours rischia, portando The Weeknd in altri territori musicali inesplorati. Pericolosamente lontano da casa, Abel sente che la sua anima è troppo consumata dalla città degli angeli, Alone Again è forse l’introduzione più evocativa mai realizzata da Abel.

Non tarda ad arrivare lo spoiler:

“In Vegas I feel so at home”

È li che stiamo andando e in Too Late iniziamo a capirne il motivo

“We’re in hell, it’s disguised as a paradise with flashing lights”

Non ci è dato sapere a chi si riferisce Abel, ma la sua sfortuna nel cacciarsi in relazioni impossibili o tossiche lo colpisce anche sulla via del ritorno.

Incredibile come le due principali menti dietro al suo sound, DaHeala e Illangelo, riescano ogni volta a continuare un percorso iniziato da firme passate.

Too Late si lascia contaminare dal sound proposto da Skrillex in Wasted Times nel 2018, accarezzato da una drum and base che prosegue anche nella delicatissima Hardest To Love. Potremmo passare ore a parlarvi di quanto sia speciale la relazione tra le due ballate prodotte da Max Martin.

A differenza dei loro lavori in Starboy che si ostinavano a voler ripetere lo tsunami di Can’t Feel My Face, qui Abel e Martin hanno optato per un approccio più unico e visionario senza sacrificarne l’appeal pop.

Per chi sognava di risentire il flow melodico di Weeknd, non solo Snowchild riprende le tecniche di Reminder e Tell Your Friends, ma inverte i desideri espressi nella leggendaria The Morning, Cali is no more the mission. Così salutiamo LA con un’altra incisiva produzione firmata a quattro mani da Metro Boomin e Illangelo.

La seconda parte di After Hours ci porta a Las Vegas, ma neanche qui Abel riesce a fuggire dalle vecchie abitudini. Anzi le accecanti luci della città del peccato ricordano all’artista della sua mancata fede mentre sprofonda in una malata previsione di overdose in Faith.

La ferita riportata dalle vecchie relazioni e dall’insostenibile fama non sparirà, ma tra i Casinò di Sin City una macchina del tempo dà il più miracoloso dei passaggi ad Abel.

Siamo nei magici anni 80, Blinding Lights era solo un antipasto di una triade composta anche da In Your Eyes e Save Your Tears. La versatilità di Abel esplode tra synth e ritmi di un’epoca immortale con la missione di monopolizzare le radio anche nel resto di questo maledetto 2020.

Sono i synth di Kevin Parker e Oneohtrix a rallentare la giostra prima del climax. La title track vive di luce propria, il sole attorno a cui girano tutte le altre tracce, come dimostrato nell’apposito cortometraggio.

Sei minuti sorretti dalle liriche più introspettive del progetto e una strumentale capace di farci sentire come Ryan Gosling alla guida in Drive.

Ogni sentimento è esposto, le ferite si stanno cicatrizzando ma oramai Abel è quasi dissanguato, distrutto ancora una volta dalle sue stesse debolezze. Caduto di nuovo nelle sue vecchie abitudini, The Weeknd chiude uno dei sipari più spettacolari della sua discografia.

E mentre il pubblico applaude, Abel è di nuovo lì, testa al muro desideroso di dare una svolta positiva alla sua vita. Le droghe e le relazioni tossiche saranno anche la musa più efficace, ma il prezzo sta diventando troppo grande.

“It’s been way too long and i don’t even wanna get high no more i just want it out of my life”

After Hours è uno dei migliori album di The Weeknd musicalmente, ma liricamente il peso della ripetitività incomincia a farsi sentire. Abbiamo bisogno di nuove storie da abbinare agli spettacolari mondi creati dalla sua voce e dalle sue note.

E voi che ne pensate di questo Chapter VI?.